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Franco Gasparri, attore senigalliese di un cinema che (forse) non c’è più

In questi giorni Mediaset ha riproposto due volte il film più celebre dello scomparso attore senigalliese

La locandina di "Marck il poliziotto"

Il commissario di polizia Mark Terzi è un po’ diverso dai suoi (tanti) colleghi coevi.
Certo, anche lui è un duro, ma ha un tono decisamente più ironico e disincantato di tanti altri commissari: un po’ disilluso, verrebbe da dire, anche se questo non lo porta mai ad abbandonare la “preda”, il criminale di turno, che pur spesso nascosto dietro un’ingannevole patina d’onestà, finisce puntualmente dietro le sbarre. Se non all’obitorio.

Siamo negli anni settanta, anni dove il cinema – talvolta anche quello sanamente popolare e senza troppe pretese d’autore – sapeva, nonostante il feroce snobismo di una certa critica (al quale oggi, quaranta anni dopo, fa da contraltare una rivalutazione fin troppo forzata), mettere – come si suol dire – il dito nelle piaghe della società, creando personaggi magari un po’ fantasiosi ma con una certa corrispondenza con la realtà del decennio “di piombo“: in ogni caso, personaggi certamente controversi e anch’essi indice delle contraddizioni di un’epoca, come quello di Mark Terzi, protagonista di tre film dal clamoroso successo di pubblico.

Mark il poliziotto, Mark il poliziotto spara per primo e Mark colpisce ancora tra il 1975 e il 1976 attirarono nei cinema, e non soltanto in quelli di anguste periferie, milioni di italiani, che ebbero così occasione di conoscere l’attore protagonista, Franco Gasparri, davvero all’altezza della parte.

In realtà Mark Terzi /Franco Gasparri, attore nato a Senigallia nel 1948 e trasferitosi a Roma in tenera età, in quel 1975 era già famoso – specialmente presso il pubblico femminile – come interprete dei fotoromanzi della Lancio, della quale era un vero e proprio simbolo di fascino e bellezza.

Nel cinema, aveva esordito già bambino all’epoca dei cosiddetti peplum, film a carattere mitologico che rappresentarono per un periodo, negli anni sessanta, un’importante fonte di guadagno per l’industria cinematografica italiana.

Poi venne il boom del genere poliziesco, anzi del poliziottesco come si diceva, un po’ con ragione e un po’ con sarcasmo, allora: poliziotti dai metodi spicci erano i protagonisti di pellicole dove la diffusa criminalità – anche d’origine politica – della società contemporanea, veniva portata sullo schermo, senza tanti giri di parole.

Fu una stagione relativamente breve, che finì con la fine degli anni di piombo e che ora appare lontanissima: chi andrebbe oggi al cinema a vedersi un poliziesco di sparatorie e inseguimenti mozzafiato, e per giunta italiano?
D’altronde, il cinema d’ogni tempo è figlio della società che in quel tempo lo produce.

Ma allora, grazie anche alla presenza di richiamo del senigalliese Gasparri, già il primo film della trilogia, Mark il poliziotto – riproposto già due volte in questi giorni dal canale Mediaset Iris nell’ambito della sua serie dedicata ai film cult – fu uno straordinario successo di pubblico ovunque, anche a livello locale: nel cast, a dir poco singolare (ma allora, non così inusuale), Gasparri – “capello lungo e barba di due giorni” – in pratica esordiente sullo schermo per un ruolo così importante, si trovò a recitare con un mostro sacro del cinema americano come L.J. Cobb (nomination all’Oscar negli anni cinquanta) e con un ex campione di pugilato come Carlos Duran.

Record d’incasso per tutti i tre film, che oggi, a distanza di alcuni decenni, capita regolarmente ancora di ritrovare nelle più insospettabili sale d’essai, in qualche festival, o citati in saggi di cinema; ma, soprattutto, tirati finalmente fuori dal dimenticatoio dai tanti fans del web che vedono nella serie di Mark il poliziotto e nel suo attore protagonista, una delle icone di un’epoca e di un cinema senza troppe pretese, artigianale e popolare nella sua accezione più pura.

Cult, direbbeQuentin Tarantino, che ha costruito la propria idolatrata (in questo caso, anche dalla critica) carriera di regista sull’amore dichiarato per film come quelli interpretati da Franco Gasparri o su altri nascosti figli dello stesso momento storico, come La belva col mitra, pellicola girata a Senigallia e dintorni che lo stesso regista italoamericano ha esplicitamente citato, come ricordato da Senigalila Notizie qualche settimana fa.

A Franco Gasparri, scomparso nel 1999 ma la cui carriera cinematografica era stata fermata da un incidente in moto già nel 1980, Senigallia ha riservato una retrospettiva alla Rocca Roveresca nel 2004, mentre nel 2008 un documentario dedicato all’ex attore della figlia Stella fu presentato anche in città (Un volto tra la folla. Franco Gasparri, appunti, frammenti, ricordi di un…fotoromanzo italiano).

Intanto, nel palinsesto televisivo dei prossimi giorni è prevista la riproposizione di Jackie Brown, proprio il film del 1998 di Quentin Tarantino nel quale il cinefilo regista fa vedere ai propri interpreti frammenti de La belva col mitra: ma allora siamo sicuri che, anche oggi, un poliziesco a tinte forti, interpretato da qualche attore di carisma come il compianto Gasparri, anche a Senigallia non riempirebbe le sale come quasi quaranta anni fa?

Commenti
Solo un commento
Riccardo Diamantini 2012-03-01 13:02:02
Articolo molto interessante per la capacita' di saper descrivere in modo dinamico, vivace e disinvolto un personaggio e un pezzo della storia del nostro cinema che vale la pena ricordare. Complimenti all'autore!

Riccardo Diamantini
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