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Calendari venatori regionali e procedura europea di infrazione

di Mauro Furlani - Coordinatore Federazione Pro Natura Marche


Come ogni anno il Calendario Venatorio emanato dalla Regione Marche è oggetto di polemiche, sia pure con motivazioni diverse, anzi contrastanti, tanto dal mondo ambientalista che da quello venatorio.
La Commissione Europea in data 4 Aprile 2006, scrivendo all’Onorevole Gianfranco Fini, in qualità di Ministro degli Affari esteri ha messo in mora l’Italia e con essa le diverse regioni italiane le cui norme non sono coerenti con le convenzioni internazionali.
La Commissione Europea, relativamente alla regione Marche, fa riferimento alla stagione venatoria 2004/05. A causa delle incongruenze con la Direttiva Uccelli, viene avviata una procedura di infrazione e una messa in mora della regione Marche e delle altre Regioni i cui calendari venatori sono palesemente in contrasto con le normative europee.
L’infrazione di cui è accusata la nostra Regione riguarda la violazione dell’Art. 9 della direttiva Uccelli, secondo cui gli stati membri possono derogare al divieto di caccia nei confronti di alcune specie, solo a causa di alcune ragioni:
a) nell’interesse della salute e della sicurezza pubblica; sicurezza aerea, per prevenire danni alle colture, al bestiame, alla pesca ecc.
b) ai fini della ricerca e dell’insegnamento, del ripopolamento e della reintroduzione nonché per l’allevamento connesso a tali operazioni;
c) per consentire in condizioni rigidamente controllate e in modo selettivo la cattura, la detenzione o altri impieghi misurati di determinati uccelli in piccole quantità.
Le deroghe, perché possano essere attuate, dovranno menzionare oltre che le specie oggetto di deroga, anche "i mezzi, gli impianti e i metodi di cattura autorizzata, le autorità abilitate a dichiarare che le condizioni stabilite sono realizzate e a decidere quali mezzi, impianti e metodi possono essere autorizzati, entro quali limiti e da quali persone".
Nei successivi calendari venatori, compreso quello appena emanato, non sembra proprio che le motivazioni che hanno attivato la procedura di infrazione siano state rimosse.
Il solo elemento positivo che va rilevato è l’esclusione del fringuello dalle specie cacciabili; permangono, prelevabili in deroga, il passero, la passera mattugia, la taccola e lo storno .
Ciò che a noi sembra grave, non riguarda solo i motivi e le specie oggetto di deroga, quanto, soprattutto, l’aver esplicitamente ignorato il parere tecnico dell’unico Istituto, INFS, che come finalità istitutive ha proprio quelle di fornire pareri tecnici relativamente all’esercizio venatorio.
Il parere tecnico dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica non viene ignorato solo in riferimento alle specie cacciabili, ma anche dove esprime un parere sostanzialmente negativo sull’apertura anticipata della caccia.
Per concludere, leggendo il calendario venatorio, si percepisce chiaramente il fastidio da parte della Regione di sottostare sia alle norme Europee che a quelle tecniche, ritenute eccessivamente restrittive. Furbescamente, questo, come altri calendari in passato, sembrano alla ricerca di qualche scappatoia per aggirarle, al solo fine di soddisfare la parte del mondo venatorio meno propensa ad accettare le normative che possano limitare la propria attività. Tale aspetto non sfugge alla Commissione Europea tanto che nella lettera di messa in mora scrive: "….deroghe non conformi alla direttiva sono adottate dalle Regioni e Province, anche nella consapevolezza che saranno annullate, unicamente per permettere la caccia tra la data di adozione e la data di annullamento dell’atto di deroga."
Ciò che è difficile far comprendere a coloro che gestiscono l’attività venatoria e ai fruitori è che pur essendo una propria attività essa viene esercitata su un bene collettivo, res publica: la fauna selvatica.

Mauro Furlani
Coordinatore Federazione Pro Natura Marche
pronaturamarche@pro-natura.it

Redazione Senigallia Notizie
Pubblicato Lunedì 7 agosto, 2006 
alle ore 9:57
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