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“Serve un cambio di rotta della politica sanitaria regionale”

Si è tenuta all'Auditorium San Rocco la conferenza "La sanità delle Marche: Passato, Presente e Futuro"

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La sanità nelle Marche

Il 22 novembre a San Rocco si è svolta una conferenza dal titolo “La sanità delle Marche: Passato, Presente e Futuro” ricordando la figura del prof. Franco Di Stanislao, con la partecipazione dei dottori Claudio Maffei, Franco Pesaresi e Rodolfo Piazzai.

È stata ripercorsa l’attività del prof. Di Stanislao, deceduto a marzo di quest’anno, con la organizzazione della sanità marchigiana dagli anni ’80 fino ai primi del 2000. Nell’Istituto di Igiene e Medicina preventiva dell’Ateneo Marchigiano, diretto dal Prof. Renga, in quegli anni, ricchi di stimoli e di entusiasmo, si gettarono le basi per una sanità marchigiana moderna, efficiente e omogena sul territorio.

È di quegli anni il primo piano socio sanitario che conserva ancora oggi intuizioni molto attuali. Dalle parole di Maffei e Pesaresi, amici e colleghi del prof Di Stanislao, si recepiva la emozione di un periodo importante e pieno di stimoli e di proposte. Si è ricordato come nel 1978, ad opera della prima ministra donna del governo italiano, Tina Anselmi, è nato in Italia il SSN in sostituzione del sistema mutualistico, e come nel 1998, sempre grazie ad una ministra, Rosy Bindi è stata fatta la modifica che ha portato al sistema attuale, dando all’Italia uno dei sistemi sanitari migliori al mondo.

Tutto questo percorso, ispirato dall’articolo 32 della costituzione e dalla definizione di sanità dell’OMS, si prefiggeva l’obiettivo di promuovere un sistema sanitario pubblico ed universalistico, superando le disuguaglianze. Da questa analisi si è passati purtroppo a riflettere sulla situazione attuale di grave crisi della sanità nazionale, e soprattutto della nostra regione.

È evidente a tutti che oramai aumenta sempre più il numero delle persone che si rivolge al privato o che rinuncia alle cure, con una crisi anche del personale sanitario che soffre di una situazione ingovernabile, provocando una fuga di professionisti dal SSN con uno sviluppo rapidissimo di tutto il settore privato. Anche la medicina territoriale, che dovrebbe essere il punto fondamentale di una buona sanità, facilitando l’accesso ai servizi di base, aiutando i cittadini per la maggior parte delle problematiche che incontra e decongestionando gli ospedali, è indietro e difficilmente potrà strutturarsi in modo efficiente per mancanza di fondi e di personale, oltre che soprattutto di una sana programmazione.

Il superamento di queste criticità risulta molto difficile e richiede, oltre che un impegno concreto della politica nazionale per finanziare adeguatamente la sanità arrivando almeno al 7% del PIL, un deciso cambio di rotta della politica regionale che definisca una chiara programmazione della organizzazione sanitaria con una corretta rete territorio ospedali e tra specialità sanitarie.

Recuperare la professionalità, la passione e la fedeltà al principio costituzionale dell’art.32 è un passo decisivo per passare da una politica sanitaria stagnante, frammentaria e, spesso, clientelare, ad un sistema veramente universalistico.

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