Architetto e generale d’artiglieria Giulio Buratti, senigalliese al servizio di tre papi
Nato nel 1577, potrebbe essere avo di uno dei tre professionisti che hanno offerto il loro contributo di idee per ponte Garibaldi

Di recente a Senigallia sono stati presentati alla cittadinanza progetti per un possibile nuovo ponte Garibaldi sul fiume Misa, alternativi a quello redatto da Anas oggetto di una petizione di rigetto che ha raccolto oltre 10.000 firme.
I progetti sono stati offerti alla città a titolo gratuito dagli architetti Alberto Bacchiocchi, Massimo Buratti e dal designer Adriano Pepe. Tutti hanno avuto come comune denominatore l’idea di un ponte da farsi sul medesimo asse viario di quello sventuratamente demolito, chiaramente nel rispetto delle norme vigenti e con una particolare attenzione alla città storica, aspetto non trascurabile vista la determinazione di una cospicua parte di città contraria alla realizzazione del cosiddetto “ponte a brugola” dimostrata con petizioni, opinioni sui “social” ed un ricorso al tribunale amministrativo.
In via del tutto accidentale il sottoscritto ha scoperto che l’architetto Massimo Buratti, uno dei tre professionisti che generosamente hanno offerto il loro contributo di idee alla città, potrebbe essere un discendente di un illustre personaggio senigalliese di cui la città ha perso la memoria. Il sospetto è semplicemente indiziario in quanto al momento la persona in questione non ha effettuato alcuna ricerca, ma singolari circostanze come il nome, il territorio ed altro sono elementi ragionevoli per uno scandaglio approfondito.
Si tratta di Giulio Buratti, nato a Senigallia nel 1577 e morto a Roma nel 1652, che è stato in servizio come architetto civile e militare sotto i papi Paolo V, Gregorio XV e Urbano VIII.
Analogamente al presunto avo, Massimo Buratti, nel corso della sua carriera si è cimentato nel campo dell’architettura militare con il restauro di rocche, bastioni ed edifici di difesa realizzati da Francesco di Giorgio Martini, il grande architetto militare dei Montefeltro – Della Rovere. La Rocca di Mondavio ad esempio.
Giulio Buratti, l’architetto seicentesco, da giovane si trasferì a Roma con la famiglia. Nell’Urbe ricevette importanti incarichi dalle autorità pontificie, tra i quali interventi a Castel Sant’Angelo e la realizzazione della cittadella militare di Castelfranco Emilia, estremo baluardo della chiesa al confine con le terre estensi.
Urbano VIII lo nominò Ingegnere Generale dello Stato e Comandante d’Artiglieria. Dall’espletamento delle funzioni connesse alla posizione di alto comando nell’esercito pontificio trasse sicuramente esperienza e competenza nel progettare strutture militari.
Essendo nativo di Senigallia non è escluso che la passione per le cose d’armi possa essere stata generata anche dalla Rocca Roveresca avendola avuta sotto gli occhi per anni. Sin da bambino questo singolare manufatto di difesa bellica, studiato anche da Leonardo da Vinci quando si trovò a lavorare per Cesare Borgia, probabilmente esercitò una fascinazione tale che plasmò la futura carriera di architetto militare.
Dell’insigne personaggio senigalliese esiste un ritratto eseguito dal pittore emiliano Bartolomeo Gennari, allievo del Guercino, che lo raffigura fiero e volitivo e ben calzato dentro una splendida armatura.
Nella parte bassa del dipinto, su di un tavolo, appaiono degli strumenti chiaramente riconducibili al mestiere d’architetto: un compasso, un astuccio per matite e un foglio con un disegno di sperone lanceolato di fortezza.
E’ stato ritenuto da qualche studioso che l’identità dell’uomo effigiato sia da riferire a Giulio Buratti, oltre che per i contrassegni anzidetti, per il fatto che fu lui a realizzare su incarico di papa Urbano VIII Barberini la postazione militare di Castelfranco Emilia di cui una piccola porzione del disegno della pianta appare nel dipinto.
Altrettanto interessante è il quadro conservato presso la galleria Spada di Roma ad opera del Guercino dove è ritratto il cardinale Bernardino Spada con in mano la pianta della fortezza a forma di stella a otto punte progettata da Giulio Buratti.
L’alto prelato era responsabile della supervisione di tutte le opere militari dello stato pontificio compresa la cittadella militare di Castelfranco Emilia.
Il ritratto di Bartolomeo Gennari è di proprietà della Galleria d’Arte Tornabuoni di Firenze. Sarebbe auspicabile che qualche istituzione locale l’acquisisse per contribuire alla memoria storica cittadina.


























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