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Nuovo teste interrogato per il crack Banca Marche: smentite le dichiarazioni di Masera

L'Avv. Canafoglia ascolta l'imprenditore jesino Walter Darini. Una nuova versione sul contributo degli imprenditori marchigiani

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Marche Notizie - Marchenotizie.info

Nella giornata di lunedì 8 marzo, si è tenuta un’altra udienza del processo penale sul crack “Banca Marche”.

L’Avv. Corrado Canafoglia ha interrogato un nuovo teste, il noto imprenditore jesino Walter Darini, già membro del cda della banca durante la gestione Bianconi.

Nell’interrogatorio, Darini ha affermato di non aver partecipato all’aumento di capitale sociale del 2011 e dichiarto anche di non essere a conoscenza del motivo per cui anche la Banca San Paolo, detentrice del 7% del capitale sociale, non abbia partecipato all’aumento proposto.

Risulta piuttosto singolare capire come mai, sia Darini che San Paolo, dichiarino di non aver partecipato all’aumento di capitale sociale del 2011, quando insieme essi possedevano il 9% del capitale sociale della banca, entrambi erano membri del cda e avevano proposto ai soci di partecipare al suddetto aumento.

Nel corso dell’udienza, Darini ha poi affrontato la questione della “cordata degli imprenditori marchigiani” che nel 2013 avevano dato la loro disponibilità a salvare Banca Marche. In riferimento a ciò, era stato in precedenza ascoltato il Prof.Rainer Masera (ultimo presidente del cda di Banca Marche), il quale aveva dichiaro di essere stato costretto ad abbandonare il progetto di ristrutturazione della banca, proprio perché gli imprenditori locali si erano mostrati disinteressati a contribuire al salvataggio.

Walter Darini ha smentito le affermazioni rilasciate dal Prof.Masera, spiegando che gli imprenditori marchigiani erano invece pronti a partecipare al salvataggio di Banca Marche, sottoscrivendo anche la loro disponibilità a contribuire mettendo a disposizione del denaro. A detta di Darini, chi invece non permise la concretizzazione di questi aiuti, furono proprio Masera e i Commissari nominati da Bankitalia.

Il disinteresse da parte degli imprenditori marchigiani nel salvare Banca Marche era l’elemento utilizzato da Masera e Bankitalia per dar seguito alla Commissariamento di Banca Marche e poi alla sua risoluzione, azzerando il valore delle azioni di 44.000 risparmiatori.

 “E’ lecito chiedersi chi abbia fatto fallire Banca Marche” così l’Avv. Canafoglia termina l’udienza, rinviata al 15 marzo 2021.

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