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A “La Sinistra in Festa” si parla di ricostruzione post-sisma e c’è la mostra sull’arte salvata

Convegno-dibattito a un anno dal terremoto, foto esposte e... buoni pasto per i lettori di Senigallia Notizie: scopri come!

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Terremoto 2016 in centro Italia, mostra fotografica

Di terremoto, delle tante belle esperienze di volontariato e solidarietà, di quale ricostruzione, di quale futuro, di memoria, di comunità, di quanto è accaduto e di quello che ci attende si parlerà mercoledì 13 settembre, alle 17:30, al convegno dibattito che si terrà all’apertura della Festa “Diritti al Futuro” in via Carducci di Senigallia.

E’ ormai passato un anno dalla prima disastrosa scossa di terremoto che ha devastato il centro Italia. Un anno da quando la geografia di quell’area, che dalla catena dei Monti della Laga attraversa i Sibillini, è scomparsa sotto la fredda, uniformante e generica denominazione di “cratere”.

Dal 24 agosto 2016 sono state registrate oltre 70mila scosse con una media di 240 scosse al giorno. Sono quattro le regioni (Abruzzo, Umbria, Marche e Lazio) e 140 i comuni colpiti dal sisma che ha fatto tremare a più riprese il Centro Italia, lasciando dietro di sé distruzione, morte, macerie, danni ingenti al patrimonio urbanistico e a quello storico artistico, costringendo le persone ad abbandonare i propri luoghi. Ad oggi 299 le vittime, 200mila gli immobili lesionati o inagibili e solo nelle Marche si contano ben 87 comuni danneggiati dal terremoto.

Riteniamo doveroso, oltre che giusto, fare perciò un primo, purtroppo impietoso, bilancio su quanto è accaduto e quanto (poco) si è fatto per la ricostruzione sociale e materiale di quei territori.

Sulla base delle esperienze precedenti e grazie agli strumenti propri della Protezione Civile, l’attesa per la prima sistemazione provvisoria degli sfollati sarebbe dovuta durare sei mesi. Il dato certo invece è che ad oggi, nella nostra regione, le Marche, la regione che registra il numero più alto di sfollati in attesa di una sistemazione nei SAE, solo una piccolissima percentuale ha ricevuto le chiavi dei moduli abitativi, nella maggioranza dei comuni interessati sono appena partite le rimozioni delle macerie e si è in gravissimo ritardo per quanto riguarda le opere di urbanizzazione. Nelle Marche su 1.120.000 tonnellate di macerie solo 117.500 tonnellate sono state raccolte, il 10,50%. Su 87 Comuni colpiti, 52 sono ancora invasi dalle macerie e ben 9 sono ancora inaccessibili a causa dell’inagibilità delle vie di comunicazione, impossibilitati quindi ad avviare la raccolta degli inerti. Situazione estrema è quella di Arquata del Tronto, con le sue frazioni di Pescara del Tronto, Tufo, Capodacqua, assolutamente impraticabili.

Una imprenditrice agricola colpita dal terremoto, in una intervista, dichiarava: “ogni volta che qualcuno dice che non siamo soli, mi guardo intorno e non vedo nessuno… Finora l’aiuto vero non è venuto dallo Stato ma dalla generosità di tanta gente.”

E’ evidente la condizione di affanno in cui versano le nostre istituzioni circa la gestione della questione abitativa dei terremotati. In questo tempo immobile che perimetra l’emergenza, catturato e scandito dal succedersi di decreti ed ordinanze, l’unica certezza sono i colpevoli ritardi che rischiano, non solo di allontanare sine die gli sfollati dal loro territorio di origine, ma anche di distruggere intere comunità, culture, relazioni e l’idea stessa di futuro per quelle zone martoriate.

E’ perciò essenziale dare risposte certe e rapide perché, se vogliamo consentire alle persone di tornare e restare dove hanno sempre vissuto, è necessario favorire in fretta il ripristino del loro quotidiano perduto: il tetto, la scuola, le relazioni sociali, le attività economiche e il lavoro. Altrimenti, se si impiegherà troppo tempo, senza casa stabile né lavoro, inizierà una diaspora verso centri ritenuti più sicuri.

Il rischio è un processo di dispersione e desertificazione delle comunità appenniniche con un futuro di abitazioni ricostruite che saranno diventate irrimediabilmente seconde case.

Per questo guardiamo ad una ricostruzione che parta da una visione di futuro.

Una ricostruzione come un momento intermedio di transizione tra l’emergenza e uno sviluppo resiliente, sostenibile e rigenerativo del territorio.

Una occasione anche per migliorare gli spazi delle relazioni e della quotidianità.

Ricostruire un manufatto è una operazione lenta ma possibile. Ricostruire e proteggere la comunità, la memoria, l’identità è un’operazione molto, molto difficile.

Al convegno dibattito interverranno:

Simone Vecchioni, rappresentante di “Terre in Moto – Tornare, Resistere, Ricostruire”, una rete propositiva e reale, che vuole intervenire per la messa in sicurezza dei centri storici, per la difesa del territorio, per una ricostruzione partecipata ed includente, per lo sviluppo di comunità coese e collaborative, per cogliere (nella difficoltà) l’opportunità di scelte economiche ecologicamente orientate a favore della socialità, della cultura, dei saperi, della biodiversità e della bellezza del nostro territorio.

Davide Falcioni delle “Brigate di Solidarietà Attiva” che nella zona del terremoto hanno svolto un importante opera di volontariato e aiuto delle popolazioni con un intervento che non è mai stato neutro, ma mosso da una precisa volontà politica, che rifiuta il puro modello assistenzialista. Gli interventi delle “Brigate di Solidarietà Attiva” sono volti, prima, a risolvere l’emergenza immediata, spesso soddisfacendo bisogni primari, poi, svolgendo un lavoro volto all’emancipazione, all’autodeterminazione, mediante l’auto-organizzazione.

L’architetto Carlo Brunelli che si è battuto contro l’operazione “Deltaplano” un centro commerciale pensato ai piedi della collina ove sorge Castelluccio di Norcia e dove questa si incontra con il Piano Grande. Di fatto la continuazione di un processo di urbanizzazione della bassa collina di Castelluccio che nulla ha a che vedere con l’obiettivo di ridare vitalità al centro abitato, ma che si inquadra nei soliti processi di speculazione edilizia e di occupazione-valorizzazione economica dei suoli.

Maurizio Baccanti ci racconterà della drammatica situazione della Forestalp, una piccola cooperativa, nata nel 1984, dal desiderio di giovani speleologi e alpinisti di fare dell’amore per la natura, un lavoro. Dopo aver gestito tante strutture, nel 2004, la Forestalp inizia a gestire con successo il “Centro dei Due Parchi” ad Arquata del Tronto che, però, viene irrimediabilmente lesionato dal terremoto. Un disastro! Il 70% del fatturato della Forestalp veniva dal Centro dei due Parchi e ora quel lavoro non c’è più. Non solo. La Forestalp aveva acceso un mutuo di 100.000 euro per acquistare attrezzature, mobili, mountain bike, ma anche per fare tanti lavori di miglioramento della struttura. Nessun ente pubblico ha aiutato la Forestalp, neanche lo Stato potrà fare nulla perché la Forestalp non era proprietaria ma gestori, che hanno investito a spese proprie nella struttura.

Francesca Pulcini, Presidente Legambiente Marche, ci parlerà dell’esperienza del Gruppo Protezione Civile Legambiente Beni Culturali Marche che, in questi mesi, ha dato e continua a dare un prezioso contributo nel recuperare e mettere in sicurezza i beni artistici e culturali delle terre marchigiane. In particolare i volontari di Legambiente sono stati impegnati per oltre 3mila e 600 ore di servizio, hanno realizzato 88 interventi e recuperato 3613 beni culturali, di questi 3056 di proprietà diocesana e 555 di proprietà comunale. Tra i tanti comuni dove i volontari sono intervenuti ci sono: Caldarola, Camerino, Treia, Visso, Ussita, Castelsantangelo Sul Nera e Cessapalombo.

Il Professore Flavio Corradini, Rettore Università Camerino, ci racconterò di come, nonostante il terremoto abbia pesantemente colpito Camerino, il polo culturale e scientifico dell’Università Camerte, che dal 1334 segna la vita e la storia di quella città, sta superando le grandi difficoltà e i disagi del sisma per continuare a essere luogo di incontro, studio, innovazione oltre che importante e vitale snodo di flussi e scambi scientifici e culturali con il resto del mondo.

Coordinano il convegno:

Leonardo Animali, del “Comitato Riprendiamoci la Strada”, che da anni si fa interprete e difende le comunità dell’Appennino marchigiano.

Marco Lion, de “La Città Futura” di Senigallia, che prima in qualità di Assessore provinciale alla Protezione Civile e poi come membro della Commissione Ambiente e Lavori Pubblici della Camera seguì sia l’emergenza che la successiva ricostruzione del terremoto Umbria Marche del settembre-ottobre 1997.

Terremoto 2016 in centro Italia, mostra fotograficaTerremoto 2016 in centro Italia, mostra fotograficaTerremoto 2016 in centro Italia, mostra fotografica

Durante le giornate della Festa “Diritti al Futuro – La Sinistra in Festa” sarà anche possibile visitare la Mostra Fotografica dal titolo “La Carovana dell’arte salvata: agire insieme per ripartire” realizzata dall’associazione ambientalista Legambiente.

Le fotografie saranno esposte presso i locali dello storico negozio di Via Carducci “Lillo casalinghi”, che ringraziamo per l’ospitalità.

La mostra racconta il prezioso lavoro portato avanti dal Gruppo Protezione Civile Legambiente Beni Culturali Marche, specializzato proprio nella salvaguardia del patrimonio artistico che in questi mesi, sempre sotto la direzione della soprintendenza, ha svolto diversi interventi come il recupero, l’imballaggio e la messa in sicurezza delle opere.

Terremoto 2016 in centro Italia, mostra fotograficaLe foto, scattate da Luca Marcantonelli e da Lucia Paciaroni, ritraggono proprio i volontari impegnati nel mettere in sicurezza quadri, tele, oggetti sacri recuperati all’interno di chiese, musei, archivi marchigiani. “Per quanto riguarda il futuro delle opere d’arte nelle aree terremotate – spiega Francesca Pulcini, Presidente di Legambiente Marche – è urgente uscire dall’emergenza e passare alla fase successiva, cioè gestire e organizzare i depositi temporanei dove sono stati ricoverati i beni artistici-culturali subito dopo il recupero, ed avviare un lavoro di valorizzazione attraverso mostre diffuse e laboratori di restauro nelle zone più prossime ai luoghi di origine, per rinsaldare il sentimento di coesione di cui ha bisogno una comunità per ricominciare a pensare al futuro senza rischiare di disgregarsi. Attività di questo tipo, aperte anche alle scuole, ai restauratori, agli amanti dell’arte, alle università, ai centri di formazione e agli addetti ai lavori che dopo il sisma hanno perso l’impiego, aiuterebbero a creare occupazione e flusso turistico”.

Infine, per i lettori di Senigallia Notizie c’è una sorpresa, anzi un gustoso regalo! Ogni giorno saranno infatti in palio due buoni pasto da consumare durante a La Sinistra in Festa 2017, composti da una portata, un dolce e una bevanda. Ecco come vincere: i primi due lettori che commenteranno questo articolo chiedendo i buoni pasto, si aggiudicheranno ciascuno la possibilità di cenare gratis a Diritti al Futuro – La Sinistra in Festa 2017. I vincitori riceveranno una notifica via mail, che servirà loro a dimostrare di essere titolari di un buono pasto. I buoni possono essere consumati dal 13 al 17 settembre in via Carducci, presso l’area della festa. Ciascun utente può concorrere per un solo premio: chi ha già vinto altri buoni pasto per l’edizione 2017 non potrà concorrere per altri premi. Non saranno validi commenti fatti “a nome di altri”.

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