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Quando gli italiani andavano in Tunisia

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Come sarebbe a dire gli italiani in Tunisia? E quando? Perché? E soprattutto non sono i tunisini che arrivano in Italia? Certo se pensiamo solo ad oggi. Invece se spostiamo le lancette dell’orologio scopriamo che in Tunisia (come in molto altri luoghi nel mondo) ci fu una consistente presenza di cittadini italiani. Anzitutto c’è da dire che la distanza che separa Cap bon (la penisola che si trova a nord est di Tunisi) dalla Sicilia non supera i 138 km. E poi occorre sottolineare che nella seconda età dell’Ottocento (1868), gli Italiani avevano ottenuto dal Bey un regime speciale chiamato " capitulations ". Questo regime, che durò fino al 1940, dava loro alcuni privilegi e vantaggi : veniva garantito all’Italia il trattamento di nazione più favorita dal punto di vista commerciale, il libero esercizio delle professioni libere, il riconoscimento delle scuole ed associazioni già esistenti. Ovviamente gli italiani non furono gli unici europei residenti in Tunisia visto che il censimento del 1946 ne stimò 239.550 ( il 7,4% della popolazione totale della Tunisia). Poi arrivò la propaganda fascista. Dice una strofa presa da un inno dell’epoca: "Nizza Savoia, Corsica fatal / Malta baluardo di romanità / Tunisi nostra, sponde, monti e mar / tuona la libertà". Quali erano i mestieri in cui erano impiegati gli italiani? Erano la viticultura ed i lavori manuali (muratori, mobilieri, falegnami e calzolai). A tal punto che per qualificare un lavoro fatto bene si dice "khidmitt talyen" (lavoro Italiano ) anche se questo lavoro era magari fatto da non italiani. Il terreno dove eccellevano gli italiani era quello della pesca. Della presenza italiana in Tunisia possiamo ancora ricordare due manifestazioni: la prima ricorrenza si svolgeva a Sousse ed era la festa di AUSSU (Agosto in alcuni dialetti siciliani ). C’era la sfilata dei carri allegorici, progettati e costruiti dagli italiani, l’albero della cuccagna e altri giochi. Il tutto con fuochi artificiali. Questa festa ha mantenuto il suo nome originale, ma è diventata un festival culturale. La seconda festa era tipicamente cristiana ed era quella della Madonna. Festa che indicava l’inizio e la fine della balneazione . Tanti i monumenti e le infrastrutture italiani a Tunisi: la casa dove alloggiò garibaldi (si trova a rue bou mendil, la targa commemorativa esiste ancora anche se arrugginita), l’ospedale degli italiani (sbitar ettalyan), la linea ferroviaria (primo treno elettrico d’Africa ) che collegava l’avanporto di la Goletta con quello di Tunisi e che si chiamava "ferrovia Florio Ribattino", a Tabarka c’è ancora il forte Genovese, dove i corallari genovesi si erano stabiliti. Insomma, basta spostare le lancette del tempo per scoprire che non sempre partono ed arrivano gli stessi.
da Circolo Africa

Redazione Senigallia Notizie
Pubblicato Venerdì 15 ottobre, 2004 
alle ore 10:13
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