Ha fatto discutere in città la scarsa partecipazione dei residenti del quartiere Porto ad un’assemblea promossa dall’Amministrazione di Senigallia nel ciclo di incontri -Libertà e partecipazione- che si è chiuso lunedì scorso e che ha permesso, in diverse occasioni e zone del Comune, di far incontrare i cittadini residenti con alcuni esponenti della Giunta Angeloni.
All’auditorium San Rocco non erano in tanti. Segno che le cose stanno andando bene, e quindi non c’è bisogno di occasioni in cui protestare, oppure sintomo di qualcosa di diverso? La risposta, ovvia, va proprio in questa seconda direzione. Dopo tanti dibattiti e promesse chi abita in questo particolare e storico quartiere Senigalliese si è stancato di prender parte a serate in cui, sostanzialmente, si riapre la stessa agenda che, un momento dopo, a sentir loro, si richiude immediatamente lasciando le cose come stanno. Già, ma come vanno le cose da queste parti? Il Porto, quartiere popolare per eccellenza, ha sempre anticipato le tendenze della naturale evoluzione delle città. Ai tempi della Fiera Franca ospitava mercanti, avventurieri, commercianti che dall’Oriente facevano tappa alla foce del Misa. Di ciò sono testimonianza anche i nomi delle vie che ci rimandano a città portuali e mercantili del Vicino Oriente (Smirne, Corfù, Cattaro. Rodi…). Finita la Fiera, e andando molto avanti nel tempo, si nota come le piccole abitazioni vengano abitate soprattutto da pescatori, marinai, piccoli commercianti che poco hanno a che fare con la città vera e propria, quella che, appena al di là del ponte 2 Giugno, era un altro mondo dal quale ci si teneva e si veniva tenuti a debita distanza. Col secondo dopoguerra le cose cambiano, il boom edilizio che sarebbe nato nel giro di qualche anno non sembrava intaccare questa parte di città, chiusa nella sua identità e nella quale si cominciava ad intravedere un certo degrado.
La storia di oggi, da una decina di anni a questa parte, ci parla di un quartiere del centro, a due passi dal cuore della città, appetibile, oggetto di importanti interventi di ristrutturazione (…e speculazione) urbanistica e nuovi appartamenti a prezzi inaccessibili che convivono con vecchi e in alcuni casi fatiscenti edifici nei quali vivono ancora tanti anziani soli. I nostri giorni ci parlano anche di strade intasate da macchine parcheggiate dove capita e di pochi spazi verdi lasciati a loro stessi. Nella sua parte più nuova, attorno allo stadio, il rischio è l’intasamento completo. Nuovi appartamenti con un elevatissima densità abitativa, (Ex Consorzio Agrario, Via Piave, zona Poliambulatorio), concentrazione eccessiva di esercizi commerciali nel giro di qualche metro, punto di partenza dei trasporti urbani, presenza di scuole, sedi stradali strette e mancanza di parcheggi. Tutto questo rende la quotidianità più faticosa e più confusa.
Infine, e non poteva essere che così, vista la sua storia, tantissimi gli immigrati che hanno scelto questa parte di Senigallia come loro punto di riferimento, nel quali ritrovarsi, trascorrere il tempo libero, fare acquisti nel nuovo supermercato gestito da immigrati nato a due passi da Porta Lambertina.
Anche di questo ultimo processo occorre farsi carico, senza allarmismi facili e con la consapevolezza che integrazione, convivenza, accoglienza non sono parole magiche che si realizzano da sole: sono piuttosto fenomeni da capire, da accompagnare, sostenere. Sui quali confrontarsi per condividere, il più possibile, spazi belli, armoniosi in cui ognuno si possa sentire a casa. Sì, anche nel quartiere del Porto.
di Laura Mandolini