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Le realtà culturali e associative di Senigallia: “regolarizzare per il bene di tutti”

Emergenza Coronavirus: c'è un appello online

Pittura edile Goffi - Trattamenti e soluzioni involucro edilizio - S. Maria Nuova
Coronavirus, test, tampone, analisi
Come Associazioni e realtà di Senigallia attive in ambito sociale e culturale, particolarmente sensibili alle tematiche legate alla questione immigrazione, abbiamo deciso di aderire alla campagna nazionale Siamo qui. Sanatoria subito che sta raccogliendo numerose adesioni in tutto il Paese.
 

Di fronte all’emergenza rappresentata dalla pandemia causata dal coronavirus SARS-COV-2, l’Italia come molti altri Paesi ha messo in atto misure di contenimento eccezionali che hanno profondamente modificato la nostra vita, hanno portato alla sospensione temporanea di numerose attività e inevitabilmente limitato la nostra libertà di movimento. Accanto a una emergenza sanitaria gravissima c’è una seconda emergenza, quella sociale ed economica, che colpisce e colpirà persone e famiglie nei prossimi mesi. Coloro che stanno pagando e pagheranno il prezzo più alto sono le fasce sociali più emarginate, quelle che lo erano già e quelle che lo diventeranno: è proprio dal modo in cui uno Stato si preoccupa e si occupa dei più fragili che si misura il livello della sua civiltà e della sua democrazia.
 
In Italia attualmente vivono in condizioni regolari circa 5,5 milioni di persone di origine straniera: questa cifra corrisponde approssimativamente al 10% dell’intera popolazione, una percentuale simile a quella di altri paesi. Ci sono, inoltre, circa 600 mila persone di origine straniera in condizione di irregolarità, cioè senza permesso di soggiorno, cifra elevata pari a circa l’1 per cento della popolazione, ma ugualmente in linea con i livelli di irregolarità prevalenti in Europa. Questa cifra comprende non solo quanti sono entrati in Italia in modo irregolare, ma anche coloro che sono entrati in condizione regolari o hanno ottenuto successivamente una regolarizzazione e che hanno poi perso il permesso di soggiorno in seguito alla risoluzione del loro contratto di lavoro o a causa di provvedimenti di legge vessatori, in particolare i cosiddetti “Decreti Salvini”.
 
In questo momento sono comunque bloccati in Italia, perché la situazione attuale impedisce loro di tornare nei paesi d’origine, ma anche di muoversi verso altri paesi europei. 
 
Gli unici a occuparsi di questa marginale e invisibile fascia di povertà sono i volontari e gli attivisti di quell’ampia rete di associazioni che si impegnano, tutti i giorni e spesso con mezzi di fortuna, affinché le gravi conseguenze della crisi economica prima e di quella sanitaria ora, non determino ulteriore emarginazione e sacrifici. In questo tempo di pandemia è necessario garantire a tutti la possibilità di difendersi dal contagio e a chiunque sia portatore del virus, di curarsi se malato e di evitare di contagiare la popolazione con cui entra a contatto.
 
Per evitare il diffondersi del contagio è necessario mettere in atto una serie di precauzioni che faranno parte della nostra vita nei prossimi mesi e garantire il diritto alla cura e alla salute a tutti senza discriminazioni: come è possibile per quelle 600 mila persone che per lo Stato non esistono ma che fanno parte della popolazione italiana mettere in atto questi comportamenti? E quindi limitare, quanto più possibile, il rischio di essere contagiate e il rischio di poter contagiare?
È del tutto logico e rispondente a un principio di civiltà, razionalità e di umanità che l’unica strada percorribile sia quella della regolarizzazione di tutti coloro che si trovano in Italia, ma non hanno un permesso di soggiorno. Questo provvedimento consentirebbe anche l’emersione di quanti sono stati costretti fino ad ora a lavorare in modo irregolare, senza contratto e senza tutele, in settori strategici come l’agricoltura, l’edilizia o la pesca, frequentemente sottoposti a uno sfruttamento disumano, ampiamente documentato da inchieste giornalistiche, spesso sotto il controllo della criminalità organizzata, ma anche quelli dell’assistenza ai nostri anziani o ai nostri bambini. Il disegno di legge governativo che in questi giorni circola in Parlamento prevede invece di regolarizzare, con lunghe e ormai abituali procedure burocratiche, solo gli stranieri che lavorano nei settori dell’agricoltura, dell’allevamento, della pesca e dell’acquacoltura. Con questa logica utilitaristica si risponde soltanto a una delle tante emergenze economiche ma non alla più generale emergenza sanitaria che coinvolge tutta la popolazione e si trattano i migranti solo come “braccia”, non come persone con la loro dignità e umanità. E soprattutto, si disattende il principio di solidarietà e uguaglianza espresso in modo inequivocabile dalla nostra Costituzione.
 
Per questo appoggiamo la campagna Siamo qui. Sanatoria subito che sostiene la proposta di legge dell’ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione), una proposta di regolarizzazione dei cittadini stranieri presenti in Italia che si articola intorno a due obiettivi oggi imprescindibili: l’emersione dall’invisibilità di migliaia di persone che vivono e/o lavorano nel territorio italiano e una conseguente migliore tutela della salute personale e pubblica. Lo strumento indicato è il rilascio di un permesso temporaneo per ricerca occupazione, rinnovabile e convertibile alle condizioni di legge, oppure di un permesso di soggiorno per lavoro ai cittadini stranieri che dimostrino la presenza in Italia alla data del 29 febbraio, riconoscendoli come soggetti di diritti e non solo come braccia per il lavoro. Un primo passo importante per dare piena cittadinanza a chi risiede nel nostro Paese e che costituisce un contributo rilevante sul piano sociale, economico e culturale.
 
Da
 
Associazione Scanderbeg Senigallia (comunità albanese)
Compagni di Jeneba
Gris Marche
Le Rondini
Libera contro le mafie
Scuola di italiano Penny Wirton
Scuola di Pace Vincenzo Buccelletti
SOS razzismo – Noi ci siamo
 
Per altre informazioni e per aderire all’appello
 
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