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Il fotoreporter senigalliese Mirko Silvestrini in mezzo alla rivolta di Taipei – FOTO

Ecco l’intervista al fotografo che si trova all’interno del Parlamento con gli studenti taiwanesi

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Autonoleggio Mariotti Senigallia
Mirko Silvestrini

Mirko Silvestrini, reporter senigalliese, si trova in queste ore a Taipei, in Taiwan, a documentare la rivolta ‘rivoluzione dei girasoli’. In prima linea a raccontare le proteste del Movimento studentesco che potrebbero sancire una svolta epocale nei rapporti storici tra le “Due Cine’. Dici Taiwan e quasi per condizionamento indotto la maggior parte delle persone pensa alla scritta ‘Made in’ che si trova dentro le scarpe, maglie o affini. Una storia tanto lontana e sconosciuta che viene collocata con difficoltà sia a livello storico, politico e geografico.

Un percorso storico che affonda le sue radici nella vittoria dei comunisti di Mao e la sconfitta dei nazionalisti di Chiang Kai-Shek nella La rivolta dei girasoliguerra civile cinese (1945-49) che determinò il ritiro del governo nazionalista nell’isola di Taiwan (o Formosa). Nacque così, nel dicembre del 1949, la Repubblica di Cina con capitale Taipei.

Da allora, la Repubblica Popolare Cinese ha considerato la riconquista dell’isola ribelle di Taiwan una priorità della propria agenda politica. In questo braccio di ferro tra le ‘due Cine’ lungo più di mezzo secolo, un ruolo primario è stato svolto dalla perdurante influenza statunitense su Taipei.

Fu proprio sotto la pressione del governo U.S.A che la Cina Nazionalista fu ammessa e riconosciuta Assemblea Generale ONU (era il 25 ottobre del 1971). L’interesse americano era strettamente collegato ad un altro braccio di ferro: quello della Guerra Fredda con il governo Sovietico. Pechino e Taipei hanno tessuto rapporti in questi anni più o meno fluidi, mirati a mantenere un equilibrio che permettesse scambi commerciali e garantisse la salvaguardia dell’identità di Taipei e anche la sovranità cinese.

Il simbolo della rivolta studentescaLo status di Taiwan in questi anni è rimasto ‘ibrido”: una parte è fondata su un sistema politico democratico e su di una propria sovranità statale. Vale la pena di ricordare che Taipei intrattiene regolari relazioni diplomatiche con più di 20 paesi. L’altra faccia della medaglia è quella rappresentata dalla costante sorveglianza della Cina che le nega l’indipendenza, poiché considerata da Pechino come provincia cinese.

L’equilibrio ha subito una forte scossa in occasione del superamento della fase parlamentare del “Cross-Strait Service Trade Agreement” tramite una procedura anomala.

Come sei finito a Taipei in mezzo alla ‘rivoluzione dei girasoli taiwanesi?

Da un po’ di tempo sto facendo dei reportage fotografici urbani in collaborazione col Musinf di Senigallia diretto dal prof. Bugatti. Questo periodo avevo in programma di lavorare su Dubai e Taipei. La settimana scorsa ero a Dubai dove ho eseguito regolarmente il mio reportage (potete vedere le foto nella mia pagina facebook mirkosilvestriniphotographer). Giunto a Taipei mi sono reso subito conto di trovarmi in un contesto totalmente inaspettato. Così ho cambiato il mio programma e ho deciso di seguire gli studenti nella loro protesta. Direi di essermi trovato nel posto giusto al momento giusto.

Nel momento in cui ci scrivi ti trovi ancora asserragliato dentro il parlamento: quel’è la situazione?

Si, sono ininterrottamente dentro al Parlamento da sabato 22 marzo. Non direi asserragliato, piuttosto ospite, sebbene gli ingressi dell’aula siano barricati. Sto tra i giornalisti e reporter. Qui si susseguono conferenze stampa, visite di supporto di personalità nazionali e internazionali di rilievo, attestazioni di solidarietà da parte della popolazione. Tra gli studenti (rappresentanti dai leaders, Lin Fei-fan e Chen Wei-tin, giovani molto capaci e preparati), il Presidente Ma e i due maggiori partiti politici (il Kuomintang o KMT ovvero il partito del presidente, storicamente e culturalmente filo-cinese, e il partito di opposizione, il Democratic Progressive Party o DPP) continua un serrato e teso dialogo. I ragazzi sono molto organizzati sotto ogni punto di vista, supportati da una rete esterna di volontari estremamente efficiente e che a sua volta manifesta dall’esterno. Anche il Palazzo del Governo è stato in precedenza occupato ma nella notte del 24 marzo scorso è stato sgombrato violentemente da un’incursione della polizia in assetto antisommossa che non ha esitato ad aggredire studenti, giornalisti e personale paramedico con idranti, manganelli e scudi. Potere trovare foto, video e dichiarazioni ufficiali di medici ed avvocati nella mia pagina facebook.

Gli studenti all'interno del ParlamentoLa protesta in ParlamentoLa Polizia fuori dal Parlamento

La causa ufficiale della protesta studentesca riguarda l’accordo stipulato recentemente dal presidente taiwanese con la Cina…c’è dell’altro dietro?

La situazione è degenerata in occasione del superamento della fase parlamentare del “Cross-Strait Service Trade Agreement” tramite una procedura anomala se non illegale. Va detto che il partito KMT, cioè il partito del Presidente (che sta fortemente sostenendo tale patto commerciale con la Cina) rappresenta la maggioranza del Parlamento. Questo è un accordo commerciale tra Cina e Taiwan che, a detta non solo degli studenti, condizionerà negativamente l’economia del paese, indebolendolo anche politicamente e quindi esponendolo ai costanti e annosi tentativi della Cina di assorbire Taiwan a sé. Temono di fare la fine di Hong Kong divenuta ormai una regione speciale amministrata dalla Cina. Quindi la questione riguarda la difesa della loro identità culturale (per altro assai caratterizzata e non più assimilabile a quella cinese), della loro democrazia prima ancora che la salvaguardia della loro economia.

Il vertice di governo dello scorso mese (11-14 febbraio) tra la Cina Popolare e “l’isola ribelle” di Taiwan, svoltosi nella città simbolo di Nanchino, non rappresenta l’ennesimo tentativo da parte del governo Cinese di annettere gli ‘esuli’ volontari?

Certamente. Gli studenti non hanno difficoltà ad ammettere che i contatti che la Cina va via via stipulando con Taiwan appartengono ad un tale disegno aggressivo ed espansionistico.

Dagli studenti con cui stai condividendo pensieri ed idee, come viene visto il Governo Cinese?

Ovviamente, continuando su questa linea, qualificano il governo cinese come un governo dittatoriale irrispettoso della giovane democrazia taiwanese di cui vanno naturalmente orgogliosi, pur sapendo che c’è ancora molto da fare in termini di crescita.

Quali sono i risvolti più auspicabili per il paese dopo questa rivolta?

Anzitutto un accordo commerciale che apporti reali vantaggi al paese. Inoltre, un maggior rispetto per le procedure parlamentari. Infine, la possibilità nel brevissimo termine di inserire nell’architettura istituzionale del paese meccanismi di controllo capaci di prevenire “partigiane” interpretazioni dell’iter procedurale legislativo così come di garantire un monitoraggio delle attività promosse dal patto cino-taiwanese.

Gli studenti occupano il ParlamentoLa protesta fuori dal parlamentoLa protesta fuori dal parlamento

 

Copyright Foto Mirko Silvestrini

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