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Intervista ad Ascanio Celestini a Senigallia con “Pro Patria Senza prigioni, senza processi”

"I morti e gli ergastolani hanno una cosa in comune, non temono i processi"

Ascanio Celestini in "Pro Patria"

Domenica 4 marzo 2012, Ascanio Celestini si è esibito qui a Senigallia, al “Teatro La Fenice”. Gli abbiamo fatto qualche domanda prima della sua performance

Lo spettacolo che porti in scena si chiama “Pro Patria”, dove cerchi di ricucire i fili della storia del nostro Paese con l’ausilio del tuo inconfondibile modo di raccontare le storie. Qual è il messaggio che ti piacerebbe venisse percepito?

Non è che ci sia un messaggio ben preciso o magari ce ne sono tanti. Quando scrivo una storia la mia attenzione è rivolta completamente ad essa, al fatto che sia una buona storia e basta. Le motivazioni possono essere le più diverse, un testo parte sempre da molto distante e da direzioni diverse; si lavora contemporaneamente su più tematiche. Per “Pro Patria” ci sono due livelli di racconto: il primo, è quello legato al passato, al risorgimento, in particolare alla vicenda della repubblica romana del 1849, che probabilmente è stato il momento più alto di questo periodo storico: il secondo, legato al carcere odierno…ecco, questi due livelli in “Pro Patria” si fondono per diventare una storia.

Qual è il filo conduttore che unisce l’Italia risorgimentale, mazziniana a quella presente che viene descritta da protagonista di “Pro Patria”?

C’ è una grande legame tra il risorgimento e il presente: tramite il protagonista, un carcerato, cerco di raccontare una fetta di storia che in generale si pensa di conoscere anche se non è così …Mazzini è un nome molto inflazionato, presente in Vie, Piazze ed edifici ma la parte di storia nota è solo la punta dell’iceberg… Spesso parlando dell’Italia si parla di un paese che non ha avuto una sua rivoluzione: non è così, una rivoluzione c’è stata solo che è stata sconfitta. I protagonisti di quella rivoluzione mancata sono i protagonisti delle mie carceri: i così detti terroristi che volevano colpire lo stato al cuore e che finiscono in prigione, ovvero, il cuore dello stato. Ecco, l’ idea che il carcere sia il cuore dello stato in cui lo stato si dichiara realmente per quello che è mi sembrava molto interessante. La patria di cui parlo è la patria che, per dirla alla De Gregori è “più galera che giardino”.

Attore teatrale, regista cinematografico, scrittore e drammaturgo. Da quali di queste “professioni artistiche” ti senti più rappresentato?

Io scrivo storie, cerco di creare trame, situazioni e personaggi. Con la scrittura si inventano infiniti mondi. Il fatto che questi diventino monologhi teatrali, film o libri e una cosa indipendente e spesso causale. Per me, ad essere importanti sono le storie che si vogliono raccontare non i supporti con cui vengono divulgate.

Da venerdì 27 gennaio in edicola con la Repubblica e L’Espresso una collana inedita di 10 DVD con le tue opere teatrali e televisive. Oggi 2 marzo è in uscita “Parole Sante”. Il 9 marzo “Canzoni Impopolari il concerto”. In breve ci puoi raccontare di cosa si tratta?

E’stata per me l’occasione di fare un po’ il punto della situazione. Tracciare una linea, mettere un po’ di ordine nei miei lavori e nei miei scritti. In questa collana usciranno oltre a spettacoli già conosciuti al pubblico, anche monologhi più sperimentali che sono ancora inediti.

I tuoi lavori hanno anche riscontri e successo al cinema. Il film “La pecora nera” ha vinto il Ciak d’Oro 2011 come Miglior Opera Prima. E’ motivo di soddisfazione per te? In futuro pensi di continuare la carriera di regista cinematografico o l’ecletticismo fa parte del tuo dna?

La soddisfazione è indubbia e spero di continuare sempre a lavorare nel modo più eterogeneo possibile perché diversificare il proprio operato è un modo per rimanere artisticamente sempre vivi e vigili. Poi, come diceva anche prima non sempre il supporto dove finirà il mio lavoro è in qualche modo premeditato in partenza. Ad esempio per “La pecora nera” il lavoro che c’è stato a monte è durato circa tre anni; un periodo nel quale mi sono potuto documentare, intervistare e raccogliere esperienze vere da persone che si muovevano in quella dimensione. In quel periodo non avevo ben chiaro se questo lavoro sarebbe stato un monologo o un libro o altro ancora.

Allegati

Guarda le FOTO di Pro Patria alla Fenice di Senigallia (da Dentro al Replay, di Libero Api)

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