Ricordo dello sportivo dott. Lucio Massacesi
Un excursus storico e aneddotico da parte di Paolo Pizzi

Lucio Massacesi esibisce ancora con orgoglio la sua tessera n.5331 della Federazione Italiana Medici Sportivi che reca la foto di un giovane medico di 34 anni.
Quando, nel dopoguerra, la sua famiglia si trasferisce da Ancona a Senigallia, Lucio gioca a calcio nelle strade deserte, nelle piazze che non sono diventate ancora parcheggi; poi entra nei Boys della Vigor e fa parte della squadra che vince la Coppa “Valentino Mazzola”, un trofeo, a suo tempo, molto prestigioso. Alcuni di quei ragazzi diventano l’ossatura della prima squadra di cui è allenatore “Colaussi”, per l’anagrafe Walter Tomassoni, mentre altri si trasferiscono in altre squadre d’Italia.
Lucio gioca sì sul verde spelacchiato dei campi da calcio ma, allo stesso tempo è attratto dal mare e si trova a condividere la sua passione – veicolo anche per la nascita di nuove amicizie – con Gigi Ragaini, Ferruccio Crivellini, Lucio Spadaccino, Gigi Tata, Gino Cremonini, Renato Bucci, Gino Benni, Roberto Virgili, Gino Giovannetti, Benito Quadraroli, Decio Zazzarini, Luciano Olivi. Alcuni sono medici, altri imprenditori, altri benestanti, altri avvocati, altri studenti, ma il mare non riconosce queste diversità professionali: o sai andare per mare o conviene fare una passeggiata tra gli ombrelloni.
Comunque, ogni appassionato velista dei primi anni Cinquanta avrebbe una sua singolare storia da raccontare come, ad esempio, Giorgio Chiostergi che acquista la barca da un ufficiale polacco passato a Senigallia alla fine della guerra; o l’ingegner Olivi, che si costruisce il proprio scafo con i serbatoi dei bombardieri americani, altri ancora mettendo insieme squinternate tavole di legno.
Nato il Club Nautico Senigalliese, che si affilia all’Unione Sportiva Velica Italiana, Corrado Conti, “Polpetta” per gli amici, s’incarica di amministrarne le finanze; si formano i primi equipaggi per le regate, lo “snipe”, il “dinghy”, la “U” sono le classi più in voga. Gli spostamenti delle imbarcazioni sui luoghi di regata avvengono grazie a “Il Miseno”, un rimorchiatore della Marina Militare, che traina tutte le barche tra Pesaro e San Benedetto.
Intanto il Club Nautico si dota di una sua sede, costruendola sulla banchina di Ponente, che diventa anche è luogo di ritrovo per amene chiacchierate, serrate discussioni e cene gustosissime. Con l’affinarsi della pratica velica, Lucio vuole avere un’ imbarcazione sempre più efficiente e, con suo fratello Armante e gli inseparabili Paolo Francucci ed Enzo Tomassoni, va in Inghilterra per acquistare un bel Flying Dutchman costruito da Bob Ohare.
Attraversata la Manica e giunti in Francia, il ritorno in Italia diventa problematico perché Armante, ufficiale aeronautico, deve rientrare all’Aeroporto Militare di Rimini, sua sede di servizio, entro un certo giorno ma, essendo chiusa per la notte la frontiera francese, la cosa sembra impossibile.
Fortunatamente la questione viene risolta con lo scambio della parola d’onore tra l’ufficiale italiano ed uno francese che autorizza il passaggio notturno della frontiera cosicché Armante rientra in orario alla base militare.
Lucio, diventa una sorta di “padre” storico del Club Nautico: sul mare di Senigallia organizza tante competizioni tra le quali anche i Campionati Mondiali “Flying Junior” vinti da un equipaggio giapponese; il ringraziamento che Lucio Massacesi riceve per l’ottima organizzazione da parte degli equipaggi tedeschi è costituito da un salvagente che viene appeso su una parete nella sede del Club. Più tardi si dedica pure alla realizzazione dell’attuale sede del Club mentre da tempo segue con attenzione il figlio Mario che, comunque, ha già partecipato anche ai Campionati Italiani di vela.
I fratelli Armante e Lucio Massacesi sono molto legati ma, poiché in mare i punti di vista sono spesso diversi, la barca acquistata viene chiamata “Divorzio”. A Bracciano, il “timoniere” Armante e il “prodiere” Lucio partecipano alla gara con “Divorzio” e si piazzano al 27° posto su 86 equipaggi partecipanti ma, il giorno successivo si consuma il anche il “divorzio” dalle regate dei due fratelli: Armante deve partire per la Giordania dove assume l’incarico di Addetto Militare presso l’Ambasciata Italiana. Su “Divorzio” continueranno però ad andare per mare senza gareggiare, continuando, secondo tradizione, a litigare per gioco.
Un uomo, un medico così vitale e tanto immerso nel clima sportivo cittadino non può far mancare la sua presenza nel mondo della boxe dove il ruolo del medico è di primaria importanza. Così Lucio è designato medico ufficiale della Federazione Pugilistica Italiana anche per il campionato italiano dei welters junior, che vede Bruno Arcari contro Massimo Consolati di Ancona, che vince l’incontro perché interrotto dall’arbitro per ferita all’arcata sopraccigliare di Arcari, notoriamente il suo punto debole. Il dottor Massacesi si rende conto che la situazione è così seria che il pugile potrebbe perdere un occhio in qualsiasi momento e sa che la soluzione del problema è possibile soltanto con un intervento chirurgico; a questo fine si adopera presso l’allora suo primario Corrado Barocci che indirizzerà Arcari alle cure del professor Leonello Pozzi di Roma.
Sottopostosi all’intervento, il pugile non avrà più quel suo problema: conquisterà prima il titolo europeo difendendolo per 4 volte, poi diventerà campione del mondo e difenderà il titolo per 9 volte.
Anche Nino Benvenuti, nell’estate del 1965 , sale sul ring senigalliese per combattere in un incontroesibizione con il francese Leullier. Lucio Massacesi cura alcuni disturbi del campione triestino che lo ringrazia con una fotografia con dedica. In un’altra circostanza il medico senigalliese si trova a curare l’orecchio dell’arbitro Lamichelina preso a morsi da un pugile brasiliano che, per questo gesto, sarà squalificato a vita.
Lucio Massacesi è sempre presente agli avvenimenti sportivi cittadini e, ovviamente, non si tira indietro quando a Senigallia si svolgono i Campionati Europei di pallacanestro femminile ai quali partecipa anche la squadra dell’Unione Sovietica che dominerà il torneo. Avviene però che una giocatrice sovietica si faccia male durante una partita ma non può andare in Ospedale perché la sua Nazionale non ha soldi per curarla.
Del problema si fa subito carico il dottor Massacesi che lo risolve chiedendo aiuto, e ricevendolo altrettanto rapidamente, al collega Sergio Cinì, il primario ortopedico del nosocomio senigalliese.
Nelle tante vicende sportive vissute da Lucio Massacesi non mancano momenti divertenti: a Spoleto partecipa ad un corso della Federazione Medici Sportivi per diventare socio ordinario insieme con i colleghi Paolo Antognini, Massimo Fabiano, Lamberto Cenerelli. A fine corso, Lucio mette in mostra la sua abilità di cuoco cucinando ben 20 chilogrammi di vongole mentre un medico di Amelia cuoce una porchetta: ne viene fuori una mangiata memorabile e qualche disturbo intestinale ma, alla fine, tutto si sistema con quattro sonore risate e le solite “amichevoli” litigate.


























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