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Giovanna da Montefeltro, il legame e la fuga da Senigallia sulle pagine dell’Huffington Post

Chiara Giacobelli ha raccontato la storia della "mecenate di Raffaello Sanzio", scampata alla strage del 31 dicembre 1502

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La Muta - Raffaello Sanzio

E’ vecchia esattamente 515 anni la vicenda della strage di Senigallia o “strage del Valentino”: l’uccisione di Vitellozzo Vitelli e Oliverotto da Fermo, voluta da Cesare Borgia il 31 dicembre 1502 e l’imprigionamento di Paolo Orsini e Francesco Orsini, duca di Gravina, ammazzati due settimane dopo.

Proprio da questo episodio storico, raccontato anche da Niccolò Machiavelli, parte la narrazione di un articolo di Chiara Giacobelli, pubblicato sulle pagine dell’Huffington Post a fine novembre: un pezzo dal titolo “Giovanna da Montefeltro, la mecenate di Raffaello Sanzio”, che rende omaggio alla vita della nobildonna, la moglie di Giovanni della Rovere, Signore di Senigallia.

L’articolo inizia e finisce proprio con la fuga di Giovanna da Senigallia in quel dicembre 1502, per evitare di cadere nelle mani di Cesare Borgia e fare la fine degli altri personaggi che “Il Valentino” uccise per arrivare a impossessarsi dei loro territori. La fuga riuscì e Giovanna arrivò a Roma, dove rimase e morì anni dopo.

Chiara Giacobelli, però fissa nella strage di Senigallia il punto finale del racconto della vita di Giovanna da Montefeltro, di cui descrive il legame profondo con la città governata dal marito, di cui viene raccontato lo sviluppo urbanistico, ma soprattutto culturale.

Madonna di Senigallia - Piero della FrancescaGiovanna da Montefeltro è infatti descritta davvero come una mecenate, in grado di dare la spinta all’abbellimento rinascimentale di Senigallia e di circondarsi di molti quotati artisti di quegli anni, come Raffaello, che forse ritrasse proprio Giovanna ne La Muta, suo padre Giovanni Santi, il Perugino, fino a Piero Della Francesca, che per i Della Rovere realizzò uno dei suoi capolavori: la Madonna di Senigallia.

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