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Processo bombole esplose nel 2007: ecco tutta la sentenza sfavorevole al Comune

Il documento integrale che risarcisce i feriti e assolve la Protezione Civile di Senigallia per assenza di prove

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La scena dopo l'esplosione alle Saline nel 2007

E’ la contentezza il sentimento dominante nelle famiglie di Andrea Tarsi e Valentina Argentati: i due ragazzi, adolescenti o poco più all’epoca dei fatti, che furono investiti dall’esplosione di quattro bombole di gas mentre passavano in bicicletta accanto al muro di cinta dello stadio delle Saline a Senigallia.

La contentezza è determinata dalla decisione del giudice Maria Letizia Mantovani, che ha condannato al risarcimento il Comune di Senigallia, al termine del processo civile di primo grado intentato dalle parti coinvolte, rappresentate dagli avvocati Manola Micci e Marina Magistrelli, nei confronti dell’ente comunale, difeso dall’avvocato Antonio Squillace, proprietario dell’area in cui avvenne lo scoppio, del Coordinamento Volontariato di Protezione Civile Zona 2 Senigallia, difeso dagli avvocati Riccardo Pizzi e Paola Riccio, e del Nucleo Volontariato e Protezione Civile Falchi della Rovere onlus, difeso dall’avvocato Riccardo Pagani, entrambi enti utilizzatori dell’area stessa.

Grazie alla collaborazione degli interessati, Senigallia Notizie è in grado di pubblicare per intero il documento redatto dal giudice Mantovani: ovvero la sentenza e le motivazioni che l’hanno condotta alla decisione.

Un calvario legale che dura ormai da quasi otto anni, quello che per i ragazzi rimasti allora gravemente feriti e per le loro famiglie sembra ora arrivato a una sua fine. Un percorso molto accidentato, a quanto ci riferiscono i diretti interessati, che ora vedono finalmente riconosciuta a qualcuno la responsabilità di quanto accadde il 12 maggio 2007.

Un punto quest’ultimo, affatto scontato dopo il nulla di fatto con cui si era concluso il procedimento penale, incapace di determinare anche la proprietà delle bombole che esplosero e sfondarono il muro di cinta, investendo in pieno Andrea Tarsi e Valentina Argentati, proprio nel momento in cui transitavano in bicicletta.

Anche la dinamica è stata finalmente acclarata e si ritrova nelle motivazioni della sentenza: Andrea e Valentina non stazionavano imprudentemente nei pressi del muro del campo sportivo Saline attratti da un capannello di persone, come la difesa del Comune di Senigallia ha tentato di far passare in fase di processo, ma erano in sella alle loro bici ed erano in movimento quando i detriti hanno procurato loro le ferite che li hanno segnati.

I segni di ciò che è accaduto loro, questi due ragazzi li portano addosso nel fisico, ma soprattutto nella mente, anche se quest’ultima circostanza, ci viene spiegato: “non è stata tenuta in considerazione in fase di quantificazione dei risarcimenti; non sono infatti stati considerati i danni morali (la personalizzazione del danno), né i danni alle cose, come biciclette e occhiali, perché danneggiamenti ‘non provati’, mentre è solo parziale il risarcimento per le spese mediche future”.

Se la sentenza del processo civile individua nel Comune di Senigallia l’ente che, essendo proprietario dell’area e a conoscenza della presenza delle bombole, era tenuto ad agire perchè si scongiurassero eventi come lo scoppio del maggio 2007, lo stesso documento esclude le responsabilità delle associazioni di Protezione Civile per assenza di prove, o meglio, data la mancata detenzione delle bombole da parte delle associazioni stesse.

E’ amara, nonostante la vittoria, la considerazione conclusiva delle parti offese: “La contentezza c’è anche perche la giunta in carica a Senigallia nel 2007 aveva promesso pubblicamente giustizia, verità e vicinanza alle famiglie… Per poi lasciare che i ragazzi, attraverso la versione dei fatti proposta dal Comune durante il processo, venissero in un certo senso descritti come responsabili del danno subìto.”

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