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I Marlene Kuntz tornano sul luogo del delitto. 20anni dopo è ancora Catartica

Intervista alla band di Cuneo che risuonerà lo storico album al Mamamia Club di Senigallia -VIDEO

Marlene Kuntz

Vent’anni fa usciva Catartica dei Marlene Kuntz: una pietra angolare per la musica rock italiana che gettava un ponte tra l’underground Americano ed Inglese e l’Italia. Oggi, a vent’anni di distanza, la band di Cuneo torna a quell’album e lo fa senza nostalgia ma con una rinnovata forza per raccontare un pezzo di storia della musica nostrana che ha contribuito allo sdoganamento della musica Rock Italiana.

Ecco l’intervista di SenigalliaNotizie a Luca Bergia, uno dei fondatori della band prima del live al Mamamia.

 Dopo vent’anni di nuovo sul palco a suonare Catartica: che significato ha per voi riproporre il vostro album d’esordio?

Il progetto è nato come un gioco, festeggiare i 25 anni di Marlene: fare un regalo a noi stessi ed ai fan. Dopo più di 20 anni essere ancora qua ha del miracoloso visto il periodo storico che sta vivendo la musica in Italia: non ti nascondo che è per noi motivo di orgoglio e soddisfazione. Una bellissima occasione per tornare a suonare nei Club dove abbiamo mosso i primi passi. Ci tengo però a specificare che non si tratta di un’operazione ‘nostalgia’: da una parte, come già detto, c’è la valenza più ludica, dall’altra riproporremo ‘Catartica’ in una vesta odierna e porteremo sul palco anche ‘Pansonica’, un progetto musicale inedito di brani che non vennero inclusi nei nostri primi lavori non perché non abbastanza degni, ma per motivi direi discografici: l’album era composto già da 14 pezzi e magari quelli che non vennero inclusi ai tempi si discostavano dal filone del disco.

‘Catartica’ è considerato una sorta di ponte tra la musica underground proveniente in quegli anni dagli USA e UK e l’Italia: all’epoca eravate consapevoli dell’impatto che avrebbe potuto avere il vostro primo album sul panorama rock italiano?

Guardandolo a posteriori posso dire che non potevamo essere completamente consapevoli di che portata avrebbe avuto: eravamo molto proiettati al momento, era per noi un’occasione quasi unica quella di poter suonare quello che avevamo in testa. Cercavamo un qualcosa che si avvicinasse ad un certo genere sperimentale ed eravamo consapevoli di avere tra le mani un lavoro con una personalità estremamente definita, marcata. Il poterlo suonare in giro per l’Italia, quell’anno facemmo più di 120 concerti tra Club, Centri Sociali, locali piccoli e grandi, una soddisfazione immensa anche perché era l’unica via percorribile per far conoscere Catartica.

Tra i tantissimi ricordi che avrai legato a questo album, c’è qualche aneddoto o istantanea mentale a cui sei particolarmente affezionato?

Mi ricordo la notte di Capodanno del 1994, eravamo in uno studio di registrazione allestito in un casolare di campagna: stavamo registrando Catartica; ore ed ore di sessione a provare e riprovare. Era tutto nuovo e c’era l’eccitazione di star dando ‘corpo’ al nostro progetto. Il casolare era immerso nella campagna e abbastanza isolato dai centri abitati; abbiamo suonato incessantemente per tutto il giorno, poi dalla finestra in lontananza sono apparse delle luci colorate: erano i fuochi d’artificio con cui da qualche parte stavano celebrando l’arrivo dell’anno nuovo…

Dovendo scegliere c’è qualche brano di ‘Catartica’ a cui sei particolarmente legato?

E’ difficile dirne uno: per un motivo o per un altro, ogni traccia si porta dietro una piccola storia da cui è scaturita. Dovendo sceglierne opto per MK, il brano che apre il disco: un biglietto da visita che mette subito in chiaro cosa sarebbe stato ‘Catartica’.

Com’è stato ritornare ai brani di Catartica oggi?

Un filo diretto ci lega con quella musica, tant’è che alcuni brani spesso sono stati inseriti nelle scalette di ogni tour che abbiamo fatto. È innegabile che siamo cambiati da allora, c’è stata un’evoluzione come è giusto che sia. E sono cambiati anche i tempi: se, come dicevamo prima, Catartica alla sua uscita fu un ponte, uno spartiacque, oggi non avrebbe la stessa valenza; ma sono le nostre radici: è da dove siamo partiti quindi si tratta di riprendere in mano quel filo che ci ha sempre accompagnato in questi anni.
Cosa devono aspettarsi i fan che accorreranno nella serata del 31 ottobre al Mamamia?

Beh, sarà una festa per noi e per loro: come ti dicevo all’inizio, spero che chi ci verrà ad ascoltare si divertirà quanto noi ci divertiremo a suonare. Un consiglio: dì loro di portarsi il gel… perché li spettineremo!

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