“Perugia-Assisi da record, la gente vuole pace e disarmo”
Oltre 500 persone partecipanti da Senigallia, numeri senza precedenti "anche se praticamente nessun giornale ne ha parlato in prima"

Mai si era vista una partecipazione così numerosa da parte di Senigallia e della vallata del Misa alla Marcia per la Pace e la fratellanza dei popoli da Perugia ad Assisi.
Con quasi 500 persone presenti in Assisi, possiamo dire che si è trattato dell’adesione più numerosa di sempre che Senigallia abbia registrato in un appuntamento nazionale di qualsiasi genere! E mai si era avuta così tanta partecipazione alla marcia, oltre 200.000 persone.
Dopo le mobilitazioni dei giorni scorsi, domenica abbiamo avuto la chiara conferma che il desiderio di Pace e la contrarietà alla guerra e al riarmo stanno crescendo, diventando sempre più un sentimento collettivo, desiderio di popolo e non più di una minoranza.
Certo, questo desiderio nasce da un’indignazione condivisa, da uno sdegno profondo, da un coinvolgimento emotivo autentico. Molti italiani e molte italiane hanno espresso solidarietà al popolo di Gaza, alle tante vittime innocenti: bambini, donne e uomini travolti da un assedio, da una strage, da una violenza così capillare, costante e iniqua che, giustamente, le Nazioni Unite hanno definito genocidio.
Fin dai giorni seguenti alla strage del 7 ottobre 2023, quando le brigate di Hamas, insieme ad altri gruppi armati palestinesi, uccisero barbaramente oltre 1200 israeliani e ne rapì 250, è apparso chiaro che la reazione di Israele andava ben oltre la ricerca dei responsabili. Ben presto la rappresaglia si è trasformata in una vendetta contro l’intero popolo palestinese di Gaza, colpito in quanto tale: bombardamenti su ospedali, scuole, università, abitazioni; blocco dei rifornimenti di cibo, acqua, medicinali e carburante, fino agli spari sulla folla in fila per cercare da mangiare, fino all’uccisione di oltre un migliaio di appartenenti al personale medico, sanitario e umanitario, fino al cecchinaggio di oltre 250 giornalisti.
Questo uso folle delle armi, questa totale mancanza di umanità, questa logica del “nemico-amico”, questo considerare i palestinesi come esseri meno degni degli animali hanno suscitato non solo solidarietà con le vittime, ma anche un diffuso sentimento di opposizione alla violenza.
E il contrario della violenza non è l’indifferenza, né il voltarsi dall’altra parte, né il semplice arrendersi. Il contrario della violenza è la lotta nonviolenta: l’azione che si oppone al male con mezzi disarmati. È questo, nel profondo, l’insegnamento di Gandhi e di Aldo Capitini, colui che organizzò la prima Marcia per la Pace e la fratellanza dei popoli da Perugia ad Assisi.
Un insegnamento che bene entra in sintonia con lo spirito e la lettera della nostra Costituzione, che all’art. 11 recita «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».
Sessantaquattro anni dopo quella prima marcia, siamo tornati a dire che Aldo Capitini aveva ragione, aveva capito il permanere del rischio della guerra, aggravato dall’incombere dell’armamento nucleare.
Oggi è sopraggiunta una tregua tardiva: auspichiamo che duri il più a lungo possibile e che si faccia di tutto per soccorrere con somma urgenza la popolazione, in modo che non resti abbandonata tra le macerie. Ma la pace, il riconoscimento della dignità e dei diritti del popolo palestinese sono lontani da venire, non presenti in questo accordo che ha escluso del tutto nella sua stesura l’Autorità Nazionale Palestinese.
Per questo dobbiamo ancora sostenerli e dire loro che non sono soli. I 200.000 della Perugia Assisi lo dimostrano anche se nessun giornale ha messo ieri in prima pagina la notizia. Fanno notizia invece coloro che si ergono a paladini della pace dopo che sono stati complici o conniventi con il genocidio del popolo palestinese.
Purtroppo la pace vera è sempre più lontana dai numerosi scenari di guerra aperti nel mondo, Ucraina compresa. Ma come non voler capire dopo oltre tre anni e mezzo che la rinuncia alla diplomazia e il sostegno al riarmo hanno solo portato morte e vastissima distruzione?
Ma noi insistiamo perché la Pace è azione. La Pace è reazione. La Pace è creazione. La Pace è prendere parte, scegliere da che parte stare. È non soccombere. È esserci, con il corpo e con le mani disarmate. È esserci per costruire ponti. In una parola: sumud, cioè perseveranza, resistenza!

























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