Giovani in fuga, politici in posa e sanità in tilt: cronache dalle terre di confine
L'amaro sfogo di Massimo Bellucci contro "lo spettacolo più triste dell'anno: la campagna elettorale!"

Vivo nelle Marche, quel posto dove puoi goderti le camminate sui sentieri campestri, dove puoi ancora ascoltare le leggende contadine dalla voce di qualche anziano (giovane di ieri), … e nel frattempo salutare i giovani di oggi mentre sfrecciano verso nord o verso l’estero, tipo volatili migratori che hanno capito prima di tutti dove tira il vento. E no, non accennano a tornare.
Ogni tanto mi chiedo perché se ne vadano. Poi leggo qualche giornale locale, o mi reco in un ufficio postale, o a una visita medica… e la risposta arriva da sola.
Ora, è vero che ognuno può decidere di andarsene per mille motivi — amore, lavoro, sogni, o semplicemente per sfuggire all’ennesimo incontro pubblico sulla valorizzazione del territorio.
Però quando 300.000 giovani scappano dall’Italia in cinque anni e le Marche sono sul podio dell’espatrio, forse un paio di domande ce le possiamo pure fare.
E una delle risposte è “politica”, ma non nel senso nobile del termine. Qui si parla di amministrazioni che se la cavano a fatica anche con l’ABC, e non parlo dell’alfabeto.
Sanità? Ah, quella mitica voce che prende il 65% del bilancio regionale. Più che un servizio, un’esperienza surreale; se riesci a prenotare una visita nei prossimi tre anni, senza invocare spiriti o pagare cifre da resort a cinque stelle, vinci un pellegrinaggio al poliambulatorio.
E se poi ti viene un malanno di sabato sera? Tanti auguri perché trovare una guardia medica è più difficile che trovare un tavolo libero in pizzeria senza aver prenotato.
E poi ci sono i ponti. Non quelli di Pasquetta o Primo Maggio, proprio quelli veri, danneggiati durante l’alluvione. Dopo tre anni, qualcuno ancora aspetta che inizino i lavori, ma intanto ecco le foto dei politici in posa col casco giallo, a promettere celeri ricostruzioni e inaugurare cantieri immaginari.
Ma attenzione: arrivano le elezioni! E cosa succede? Inizia lo spettacolo più triste dell’anno: la campagna elettorale!
Da una parte abbiamo la giunta regionale uscente, che ha collezionato gaffe come figurine Panini, che invece di scusarsi e andarsene in silenzio, si ripresenta con toni trionfalistici: noi abbiamo ricostruito l’orgoglio marchigiano! Forse in un universo parallelo.
Dall’altra parte, l’opposizione. Ah, che meraviglia! Da mesi si scannano su chi debba salire sulla barca (che affonda). Riunioni che assomigliano a psicodrammi dove si cercano di riempire le caselle della tombola delle candidature (con ricca indennità come premio finale). Nel frattempo, manifesti con sorrisi smaglianti e slogan tipo “Insieme si può”… sì, fuggire.
E poi ci sono quelli che criticano la gestione della sanità… dimenticandosi che erano proprio loro a gestirla qualche anno fa. Uno dei migliori è un ex consigliere regionale di maggioranza, medico ed ex presidente della commissione sanità, che dice che lui non c’entra niente, mentre chiudevano ospedali come fossero ombrelloni a fine estate. E si giustifica: “Eh ma io non ero l’assessore!” Eri solo quello che l’ha sostenuto per cinque anni.
Infine, un tocco di noir giudiziario: c’è chi accusa gli attuali amministratori pubblici per l’alluvione del 2022… salvo essere indagato per quella del 2014. Nelle Marche tanti servizi arrancano, tante cose mancano, tranne il fango, ecco, quello c’è in abbondanza.
Governare è difficile, d’accordo. Forse sbaglio io, ma non vedo nessuno — né in maggioranza, né all’opposizione — che sembri davvero preoccuparsi dei marchigiani. Tranne quando si vota, ovviamente.
E allora, quando un giovane dice: “Me ne vado”, cosa possiamo dirgli? “Resta, qui c’è la tradizione”? Sì, la tradizione di tagliare nastri e tagliare servizi.
di Massimo Bellucci

























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