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Un ricordo di Mario Tchou

Una figura straordinaria nonostante una vita breve

Agugliano Estate 2025 - Quattro serate di musica e comicità
Tastiera, scrivere, informatica, PC, computer

A volte capita in questo periodo tra amici e colleghi, di discutere sull’attualità della politica economica internazionale, in parte determinata dal potere reale del sistema informatico ed in prevalenza dal suo utilizzo social.

Valutazioni diverse e dal confronto emergono idee e proposte interessanti, a conferma della effettiva necessità di regole certe per una gestione della Rete, che non può più essere solo determinata da logiche di mercato. Il panorama della comunicazione internazionale dove gli aggiornamenti informativi quotidiani sono quelli delle distruzioni, delle morti e della continua violenza, in totale assenza di un rispetto del diritto dei popoli, tra i quali c’è anche quello di essere informati in modo democraticamente corretto. Ma drammaticamente le priorità sono purtroppo altre, nel mondo ci sono oggi 56 conflitti armati, il numero più alto dalla fine della seconda guerra mondiale, coinvolti 92 Paesi compresa l’Italia, tanto che possiamo definire questa situazione “una terza guerra mondiale a pezzi”. Portare all’attenzione le storie positive del novecento, che è stato un secolo d’innovazione e creatività, può sembrare fuori luogo, ma al contrario penso che sia indispensabile regolare la nostra attenzione sugli esempi costruttivi della storia dell’umanità. E allora credo sia interessante ricordare il ruolo che l’impresa italiana ha avuto per l’evoluzione delle tecnologie che hanno poi prodotto l’oggetto computer, una storia iniziata negli anni cinquanta del novecento. Il personaggio di cui parliamo è l’ingegnere italo-cinese Mario Tchou, scomparso il 9 novembre 1961 a soli 37 anni in un tragico incidente stradale insieme al suo autista. Carlo De Benedetti in un ricordo pubblicato in quel periodo, pose dubbi sulla responsabilità della CIA americana, anche in considerazione del ruolo di principale concorrente dell’Olivetti avuto allora dall’IBM. La nota artista Elisa Montessori moglie dell’ingegnere e madre delle sue due figlie, cercò per lungo tempo le prove a conferma di questa ipotesi. In questi mesi Elisa Montessori è presente con le sue opere nella nostra Regione. Fino al 28 settembre è possibile infatti visitare una sua bella mostra realizzata a cura di Stefano Verri e allestita a Jesi a Palazzo Bisaccioni, nella sede della Fondazione Cassa di Risparmio. Ma riflettiamo sull’epoca che ha preparato il terreno ai successivi Bill Gates e Steve Jobs e che oggi, anche se in modo contraddittorio, esalta la figura di Elon Musk. Questa è la storia dell’Ing. Mario Tchou (1924/1961) dirigente dell’Olivetti, che con l’Elea 9003 progettò il primo computer italiano totalmente a transistor, arrivando prima dell’IBM. Figlio di un diplomatico cinese che lavorava all’Ambasciata presso il Vaticano, guidò un gruppo di scienziati dell’Università di Pisa nell’invenzione dell’Olivetti Elea. Studia a Roma al Liceo Tasso poi alla Sapienza, Ingegneria, con una borsa di studio si laurea in America in Ingegneria Elettronica nel 1947 all’Università di Washington e nel 1949 alla New York University Polytechnic School Engineering, insegna al Manhattan College e qui nella sede americana dell’azienda, incontra Adriano Olivetti. Il confronto con l’imprenditore sarà risolutivo, gettando le basi per una preziosa collaborazione che durerà fino alla sua prematura scomparsa. Il progetto Elea e la sua macchina disegnata da Ettore Sottsass, sarà presentato nel 1959 alla Fiera di Milano, accolto con grande interesse esaltava le importanti potenzialità di archiviazione della macchina e l’indispensabilità di utilizzo dei transistor al posto delle valvole, per la necessaria riduzione delle dimensioni della macchina stessa. La sua dichiarazione alla presentazione del progetto…l’Italia è uno dei Paesi più avanzati nel campo delle macchine calcolatrici elettroniche dal punto di vista qualitativo, gli altri ricevono un enorme aiuto dallo Stato. Gli USA stanziano ingenti somme per la ricerca elettronica, soprattutto ai fini militari. Anche la Gran Bretagna spende milioni di sterline, l’impegno di Olivetti è notevole, ma gli altri hanno gli aiuti di Stato… Mario Tchou, come sappiamo, muore in quel drammatico incidente stradale, mentre con il suo autista si stava recando ad Ivrea per discutere la progettazione di una particolare architettura di transistor. La sua scomparsa, ad un anno dalla morte di Adriano Olivetti, chiude una stagione importante per l’elettronica italiana che all’epoca vedeva la leadership industriale e tecnologica dell’Azienda Olivetti. La divisione elettronica fu dismessa e ceduta alla General Electric americana nel 1964. Questa vicenda per la cronaca, ebbe letture contrastanti. Anni dopo, si sottolineò l’apparente casualità delle scomparse quasi congiunte di Adriano Olivetti e di Mario Tchou, quindi la successiva acquisizione americana dell’innovativa tecnologia sviluppata in Italia, avvalorerà sospetti ed ipotesi che tali rimarranno. Tutto ciò appartiene alla storia del secolo breve ed intenso il 900, solo pochi anni dopo nascerà e si svilupperà il “mondo dell’informatica” e siamo ad oggi.
Stefano Schiavoni

Redazione Senigallia Notizie
Pubblicato Venerdì 18 luglio, 2025 
alle ore 10:43
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