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Cari umani: Babbo Natale scrive alle persone

Una lettera "natalizia" ma non troppo...

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Babbo Natale scrive una lettera agli umani

Tutti gli anni la stessa storia: una valanga di lettere da persone che, per i restanti 364 giorni, fingono serenamente che io non esista.
Quest’anno, però, scrivo io. Cari umani, accomodatevi.

Il regalo? Se non è una sorpresa che regalo è? Perché se il dono diventa un obbligo fissato in calendario, con tanto di promemoria sul telefono, allora tutta questa famosa “magia” va a farsi benedire.

Io i regali li portavo davvero, secoli fa. Di nascosto. Senza hashtag. Ora invece sembra una tassa emotiva: se non regali, sei un mostro. E quando qualcosa è obbligatorio, diventa inevitabilmente triste.

Stavo benissimo per conto mio: vissuto dignitosamente secoli fa, ricordato da pochi, rispettato il giusto. Poi le reliquie portate a Bari, le migrazioni, le leggende… vabbè, ancora ancora. Ma poi è arrivato quello della pubblicità della Coca-Cola. Mi ha infilato in un vestito rosso ridicolo. Io vengo dall’Anatolia del III secolo: eleganza sobria, grazie. Quel rosso era roba da alte magistrature romane, non fa per me.

Ricevo lettere dai politici. Anche da Senigallia, ultimamente. Per favore, basta. Il ponte fatelo come vi pare. Forse potevate riparare bene quello vecchio visto che si parla tanto di riciclo.
Vi ricordo solo che più il clima andava a rotoli, più i politici ambientalisti sparivano.
Fatevi una domanda, datevi una risposta. Magari qualche errore lo avete fatto.

Mi parlate di sanità, ma se le tasse le spendete in stipendi per voi stessi, in ponti inutili (sullo Stretto e altrove) o in armi, poi come pensate di curarvi? Facile: pagando.
E chi non può pagare? Pazienza. Ma non chiedetemi un’assicurazione sanitaria come regalo sotto l’albero, per favore!

Poi, visto che siamo in vacanza, non parliamo di scuola, cari politici: ci mettete grande impegno per affossarla (esultate, ci state riuscendo) così se dilaga l’ignoranza è più facile credere che arrivi qualcuno che risolva tutti i problemi dandogli tutto il potere, magari vestito di nero e non di rosso come me.

I bambini mi scrivono per chiedere iPhone e tablet. Il vero regalo sarebbe che io passassi a portarveli via, così potreste tornare a dare calci a un pallone o leggere libri di carta, quelli con parole vere e disegni veri.

Mi vedo appeso ai balconi mentre “scalo” le facciate: sembro un ladro. Toglietevi questa immagine dalla testa, e toglietemi anche dai balconi, già che ci siete.

E pensare che questa è la patria del Rinascimento. Qualcosa su cosa significhi bellezza, magari, potreste ancora ricordarvelo.

Perciò fate così: dimenticatemi. Fate finta che io non esista.
Almeno, per una volta, fatelo sul serio.

da Massimo Bellucci

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