Verde pubblico a Senigallia: tra premi e realtà
GSA: "Non basta prendere in esame Piani e Regolamenti del Verde o strumenti simili, ma verificare che essi siano seguiti"

Prima di entrare nel merito della questione forse è utile fare un passo indietro di 15 anni e ricordare una vicenda per certi versi analoga a quella che stiamo per andare a commentare.
“Nel 2010 Senigallia è risultata prima nel rapporto “Ecosistema Rischio 2010”, il monitoraggio congiunto Legambiente e Dipartimento Nazionale della Protezione Civile che valuta l’impegno dei comuni italiani nella prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico. La città ottenne un punteggio molto alto (9,5/10), risultando una delle amministrazioni comunali più virtuose nel contenimento del rischio idrogeologico secondo i criteri del rapporto. Questo risultato fu interpretato come un premio/riconoscimento alla “sicurezza” dal rischio idrogeologico in base ai dati raccolti e alle misure adottate a quel tempo dal Comune.”
Uno dei motivi principali che portarono a un tale lusinghiero risultato era dato dal fatto che nel questionario redatto dall’amministrazione comunale c’era scritto che le abitazioni e i fabbricati industriali erano stati delocalizzati rispetto alle aree a rischio idrogeologico. Delocalizzazione non presente né nei fatti e né nei programmi comunali, ma forse solo una idea fantasiosa di chi aveva redatto il questionario. La realtà è stata poi ben diversa con le due terribili e tragiche alluvioni che hanno colpito la città nel 2014 e nel 2022 e di cui è ancora ben viva la memoria.
Oggi Legambiente premia Senigallia come città più verde delle Marche, e se i criteri per formare le graduatorie ed i controlli sui questionari e sulle informazioni fornite sono gli stessi di allora ci sarebbe già molto da dubitare e, se fossimo superstiziosi, cimentarsi negli addebiti scongiuri.
Per valutare lo stato del verde pubblico e la sua conduzione in un territorio non è sufficiente prendere in esame l’esistenza di Piani del Verde, Regolamenti del Verde o altri strumenti simili, ma verificare soprattutto che detti strumenti siano seguiti ed e le direttive negli stessi previste siano applicate. Perché succede spesso che Piani e Regolamenti del verde e tanti altri bei progetti siano oggetto di conferenze, convegni e tavole rotonde al momento della loro adozione, per poi essere rinchiusi nel classico cassetto e dimenticati. Per poi procedere nella pratica alla giornata, a seconda dell’opportunismo delle scelte del momento.
Chi è chiamato a gestire un patrimonio, e il patrimonio del verde pubblico non è da meno, è tenuto prioritariamente a raggiungere due obiettivi importanti: primo quello di mantenerne la dotazione senza depauperare il patrimonio stesso, secondo cercare per quanto possibile di incrementarlo, aumentandone la consistenza. Considerato il cambiamento climatico in atto, l’aumento delle temperature e le ondate di calore sempre più numerose nelle nostre città, che di incrementare la dotazione di alberi, arbusti e aree verdi in generale nei territori urbanizzati, è indubbio ve ne sia grande bisogno.
Senigallia è senza dubbio ancora una città con una buona, dotazione di verde, ma purtroppo stia-mo regredendo e perdendone in quantità e qualità. Questo ovviamente non solo per colpa dell’attuale amministrazione ma anche delle precedenti. Alcuni esempi, velocemente: dalla pinetina della stazione, abbattuta per far posto a un parcheggio, a viali monumentali di alberi di prima grandezza, sostituiti con modesti alberetti, se non con arbusti, che mai forniranno il servizio eco sistemico degli alberi eliminati e ad altre vie cittadine i cui grandi alberi non si sa ancora se e come verranno sostituiti. Poi potremmo parlare della vegetazione dei corsi d’acqua completamente sparita in nome della sicurezza, e del verde privato, molto importante anche questo per la qualità della vita in una città, che non viene preservato e sempre più spesso sostituito da colate di cemento. Infine, proprio in questi giorni, si assiste all’avvio di un progetto alla Cesanella che vedrà nel tempo il bosco urbano, già da tempo ben avviato, occupato progressivamente da strutture varie che rischiano di trasformarlo in una specie di luna park.
Infine un accenno a quanto scritto in un post dall’assessore Campagnolo, con toni un po’ trionfalistici, in cui se la prende genericamente con presunti “ambientalisti da tastiera” che criticano il suo operato; tra questi ci siamo presumibilmente anche noi. Vorremmo ricordare che a Senigallia ci sono associazioni, come il GSA, presenti e attivi sul territorio da diversi decenni. Mentre Legambiente non è presente nella nostra città da molti anni, né in maniera occasionale ed ancor meno in modo continuativo. Quindi ci chiediamo: come si può aggiudicare un premio senza conoscere la storia della città e del suo verde urbano?


























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