“Cosa aspetta l’Italia a riconoscere la Palestina?”
"Anche Regno Unito, Canada e Australia hanno riconosciuto lo Stato di Palestina"

“Regno Unito, Canada e Australia hanno riconosciuto lo Stato di Palestina. Un passo avanti importante per affermare il diritto dei palestinesi a esistere. Cosa aspetta l’Italia a fare lo stesso? Chi resta in silenzio di fronte al massacro del popolo palestinese è complice.
Noi non saremo complici. Quando saremo al governo delle Marche, riconosceremo anche noi la Palestina. Un atto di giustizia, un messaggio di solidarietà e di sostegno ,nella speranza che si possa arrivare a una pace giusta e alla soluzione due popoli, due Stati”, così Matteo Ricci, europarlamentare PD e candidato alla presidenza della Regione Marche.
Matteo Ricci

























Alla commissione Peel, 1937, il leader arabo locale afferma perentoriamente: "Non esiste nessun paese che si chiami Palestina. 'Palestina' è un termine che si sono inventati i sionisti (...) Il nostro paese per secoli è stato parte della Siria. 'Palestina' ci è aliena. Sono stati i sionisti che l'hanno introdotta." Nove anni più tardi, nel 1946, il Professor Philip Hitti, storico arabo, dichiara alla commissione di indagini Anglo-Americana: "Non esiste nessuna Palestina nella storia, assolutamente no". Passano altri dieci anni e arriviamo al 1956. Ahmed Shukairy, futuro fondatore dell'OLP, organizzazione per la liberazione della Palestina (quando i cosiddetti territori occupati erano occupati rispettivamente da Egitto e Giordania e l'unico territorio occupato da Israele era lo stato di Israele, giusto per chiarire quali sono sempre state le finalità dell'OLP), di fronte al Consiglio per la Sicurezza delle Nazioni Unite, spiega: "È comunemente noto che la Palestina non sia altro che il Sud della Siria." E arriviamo al 31 marzo 1977, quando il giornale olandese Trouw pubblica un'intervista con un membro del comitato direttivo dell'OLP, Zahir Muhsein. Ecco le sue dichiarazioni: "Il popolo palestinese non esiste. La creazione di uno Stato Palestinese è solo un mezzo per continuare la nostra lotta contro lo Stato d'Israele per l'unità araba. In realtà non c'è differenza fra giordani, palestinesi, siriani e libanesi. Solo per ragioni politiche e strategiche oggi parliamo dell'esistenza di un popolo palestinese, visto che gli interessi arabi richiedono che venga creato un distinto "popolo palestinese" che si opponga al sionismo. Per motivi strategici, la Giordania, che è uno Stato sovrano con confini definiti, non può avanzare pretese su Haifa e Jaffa mentre, come palestinese, posso indubbiamente rivendicare Haifa, Jaffa, Beer- Sheva e Gerusalemme. Comunque, appena riconquisteremo tutta la Palestina, non aspetteremo neppure un minuto ad unire Palestina e Giordania". Non a caso fino al 1964 tutti i giornali egiziani, giordani, libanesi ecc. parlano unicamente di "arabi di Palestina" perché per palestinesi fino a quel momento si erano intesi gli ebrei: la Palestine Philarmonic Orchestra era l'orchestra ebraica, il Palestine Post era il quotidiano ebraico ecc. Poi nel 1964 il KGB, per distruggere l’impressione che il piccolo Stato ebraico stesse fronteggiando ingenti nemici arabi musulmani e che stesse prevalendo su di loro, inventò un popolo ancora più piccolo, i “palestinesi”, minacciato da una ben funzionante e spietata macchina da guerra israeliana. E da quel momento il termine palestinesi passò a designare gli arabi e si cominciò a parlare, per la prima volta, di "popolo palestinese". Brutta cosa l'ignoranza della storia, eh?
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