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Serve intervento psicologico obbligatorio in casi bullismo e cyberbullismo: tempo uccide

Prof. Lavenia (Di.Te.): "Ogni giorno che passa lascia ragazzi sempre più soli. Legge deve cambiare: servono azioni immediate"

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Giuseppe Lavenia

La morte di Paolo Mendico, 15 anni, a Santi Cosma e Damiano, non è solo una tragedia familiare: è lo specchio di un vuoto che non possiamo più permetterci di ignorare.

Per anni Paolo ha subito insulti, umiliazioni, perfino, sembra, l’indifferenza di chi avrebbe dovuto proteggerlo. Lo chiamavano “Paoletta”, lo prendevano costantemente in giro.

Aveva chiesto aiuto. I suoi genitori avevano denunciato e segnalato, erano presenti. E la sua voce si è spenta nel silenzio più assordante: quello degli adulti che non hanno fatto in tempo.

La tragedia di Paolo ci obbliga a guardare in faccia un vuoto normativo che pesa come una condanna. Le leggi oggi parlano di prevenzione, di tavoli permanenti, di codici interni. Ma per un ragazzo che subisce bullismo, il tempo è una lama: aspettare giorni o settimane significa spegnersi a poco a poco, smettere di parlare, smettere di credere negli adulti, smettere di sperare.

A oggi, la legge non prevede che il bullo sia obbligato a intraprendere immediatamente un percorso psicologico. Non garantisce che la vittima riceva immediatamente un sostegno. Tutto è lasciato alla sensibilità e alla capacità operativa delle scuole, delle famiglie, dei territori. Nel frattempo, i ragazzi muoiono dentro e a volte anche fuori.

“La politica deve avere il coraggio di colmare questa lacuna, dichiara il Prof. Giuseppe Lavenia, psicologo, psicoterapeuta e presidente dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, GAP e Cyberbullismo (Di.Te.). Alla prima segnalazione di bullismo va attivato un percorso psicologico obbligatorio e tempestivo per il bullo e per la vittima. Non dopo settimane, non dopo mesi: entro 48 ore. Stessa tempestività con la, peraltro, si richiede al Garante della Privacy di intimare la rimozione di contenuti digitali con cui si perpetra il cyberbullismo, in caso di mancata risposta delle piattaforme. Coinvolgendo subito la famiglia, con la certezza che nessuno resterà solo”.

Il tempo, oggi, è il vero assassino. Perseverare nel non fare nulla significa lasciare i nostri figli in balia del dolore, fino a quando non smettono di parlarne, di chiedere aiuto, di vivere.

da Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, GAP e Cyberbullismo (Di.Te.)

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