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“Senigallia, città che non sa custodire i suoi tanti tesori”

Un lettore: "eccone alcuni esempi...Possiamo ancora salvare il Politeama Rossini, la politica mostri senso di responsabilità"

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Al Vicoletto da Michele - Ristorante e pizzeria a Senigallia - aprile 2025
Senigallia è una città tanto bella quanto sfortunata, perché incapace di custodire, preservare e valorizzare le sue (numerose) bellezze.

Villa Bonaparte Torlonia, residenza storica appartenuta anche alla famiglia di Napoleone, è stata demolita per lasciare spazio a un anonimo complesso di palazzine, frutto della speculazione edilizia.
 
Stessa sorte è toccata alla casa del fotografo di fama internazionale Mario Giacomelli, che è stata abbattuta per far posto all’ennesimo “residence” (?), destinato probabilmente a facoltosi turisti in cerca di seconde case, più che ai cittadini.
 
Il Teatro La Fenice, un tempo il più grande e imponente della regione (e tra i più importanti d’Italia), è stato distrutto negli anni Ottanta e sostituito da un edificio che difficilmente può essere definito un “teatro”.
È vero che la vecchia Fenice versava in condizioni di rovina, ma altre città hanno scelto la via del restauro: Rimini, Bari e Venezia, per citare solo gli esempi più noti.
Soltanto a Senigallia si è invece deciso di cancellare uno dei monumenti più significativi della storia cittadini per rimpiazzarlo con una costruzione di discutibile qualità architettonica.
 
Villa Mastai de Bellagarde, splendido palazzo storico legato alla famiglia di Papa Pio IX, oggi versa a sua volta in uno stato di umiliante e completo abbandono.
 
La lista potrebbe continuare a lungo, ma vale la pena soffermarsi su un altro edificio che ha segnato la storia della città e che oggi giace dimenticato proprio accanto alla Rocca Roveresca: l’ex Politeama Rossini.
 
Costruito negli anni Trenta per volere di un facoltoso imprenditore di Montignano, Odoardo Rossini, il monumento si inserisce a pieno titolo nell’architettura razionalista del periodo. Concepito come un modernissimo spazio polifunzionale, il politeama fu destinato principalmente al cinema, ma anche al teatro e a spettacoli di vario genere, diventando in breve tempo uno dei poli culturali più vivaci di Senigallia.
 
Con la crisi delle sale cinematografiche anche il Politeama chiuse e iniziò un rapido declino. Negli ultimi decenni non sono mancate proposte per abbatterlo: chi voleva costruirvi un parcheggio multipiano (idea surreale accanto a un monumento quattrocentesco), chi immaginava un giardino pubblico, con il rischio di vederlo presto abbandonato (come pressoché tutti gli altri spazi verdi della città).
 
E allora perché non chiedersi se non sarebbe invece più lungimirante e coraggioso — pur con tutte le difficoltà del caso — tentare di restituire vita a un edificio che ha rappresentato tanto nella storia di Senigallia? Troppi tesori del nostro patrimonio storico sono già stati sacrificati alla speculazione edilizia per l’incapacità (o per la malizia?) della classe dirigente: è urgente salvare ciò che resta.
 
Il Politeama, oltre al suo indubbio valore architettonico, è vivo testimone di una stagione di rinascita  della città in seguito al terribile terremoto del 1930, e merita di essere protetto da ulteriori speculazioni. È necessario pretendere che esso venga salvato, anche alla luce del fatto che, come riportano i quotidiani locali, l’immobile risulta essere oggi in vendita. Potrebbe forse rilevarlo il Comune? O un sistema di privati “illuminati”?
Magari, chissà, per farvene un museo della fotografia e del cinema degno di questo nome, nella città che ha dato i natali a Giacomelli?
 
Con l’avvicinarsi delle elezioni comunali, il destino di un monumento così importante dovrebbe entrare a pieno titolo al centro del dibattito politico. Non si può ignorare che l’ennesimo pezzo di storia cittadina — situato peraltro nel cuore del centro storico — rischi di essere cancellato per sempre dal disinteresse e dall’assenza di visione dei nostri dirigenti.
Occorre agire per salvarlo, prima che ciò che resta della struttura crolli definitivamente.
La politica, dopotutto, è anche e soprattutto responsabilità: dai nostri amministratori dovremmo pretendere il coraggio di fare scelte lungimiranti e consapevoli, anche e soprattutto davanti a problemi complessi (come in questo caso). Scegliere la via più semplice — la demolizione — vorrebbe dire spazzare via un’altra traccia della nostra identità.
Speriamo che l’ex Politeama non diventi l’ennesimo ricordo sbiadito di una città incapace di custodire i propri tesori.
 
Lettera firmata
 
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