“Reciproche condotte offensive e non maltrattamenti”, assolto un senigalliese
L'Avv. Roberto Paradisi, legale difensore: "Non sempre le dinamiche aggressive in casa sono imputabili all'uomo"

Nessun maltrattamento in famiglia, ma l’evolversi di “condotte inquadrabili in una dinamica di reciproca punizione”.
In sintesi, è questa la motivazione che ha spinto il Tribunale collegiale di Pesaro ad assolvere un senigalliese di 67 anni dal pesante reato di “maltrattamenti in famiglia” nei confronti della compagna straniera e del figlio minorenne della stessa.
Un’ipotesi da subito contestata dalla difesa del senigalliese assunta dall’Avvocato Roberto Paradisi che aveva scelto di affrontare il dibattimento per dimostrare l’insussistenza del pesantissimo castello accusatorio. Il pubblico ministero aveva contestato all’imputato continue vessazioni morali anche di stampo razzista e violenze fisiche.
Ma il contraddittorio in udienza (con vari testimoni sfilati che hanno riferito di episodi specifici raccontati dalla persona offesa con venature completamente difformi) ha fatto emergere un’altra verità. Con il contro-esame della persona offesa, in particolare, che ha fatto emergere tante contraddizioni e narrazioni incoerenti. E in ultimo, con un colpo di scena in aula, l’imputato ha persino scoperto (grazie ad una testimonianza di un soggetto terzo) di essere stato continuamente tradito dalla ex compagna. La quale spesso, infatti, non faceva rientro in casa lasciando solo l’uomo a gestire il figlio minorenne, come aveva sottolineato la difesa dell’imputato.
La Corte ha altresì sottolineato la sussistenza di una forte contrapposizione reciproca della coppia negli ultimi tempi causati molte volte, in particolare, dall’abuso di alcool e problemi psicologici della stessa persona offesa. Un quadro emerso udienza dopo udienza che, alla fine, ha portato lo stesso pubblico ministero a cambiare opinione e a chiedere in prima persona l’assoluzione del senigalliese perché il fatto non sussiste.
“Fin dal primo momento – è il commento dell’Avv. Paradisi, peraltro presidente dell’associazione Difesa Legittima Sicura che assiste tantissime donne vittime di violenza – avevo intuito che, nella narrazione della persona offesa, c’erano incoerenze e buchi neri. Dovevamo solo farli emergere e ci siamo riusciti non dando mai nulla per scontato e la verità, alla fine, è emersa grazie all’invasività del contraddittorio che è strumento irrinunciabile nel processo penale. Non sempre le dinamiche aggressive sono imputabili solo all’uomo”.


























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