Lé deluge, l’altro lato della Rivoluzione francese
Il regista Gianluca Jodice a Senigallia per il suo film. Commenti dei giovani giurati, voto del pubblico e prossimi appuntamenti

La storia di Lugi XVI e di sua moglie Maria Antonietta d’Austria da sempre affascina chi si avvicina ad essa.
Giorgia ci introduce ad un originale punto di vista: “È semplice immaginare questa corte nel suo sfarzo estremo, le feste in pompa magna che avvenivano ogni sera fra le mura dorate di Versailles e le dame immerse in sete preziose, pizzi e parrucche ampie. Eppure il film “Le déluge”, del regista Gianluca Jodice, presente al cinema ‘Gabbiano’ di Senigallia lo scorso 8 luglio, assume una narrazione diversa raccontando gli ultimi, tragici momenti della vita dei monarchi francesi”.
Arianna ci dice come la storia, se raccontata bene, può ancora emozionarci: “Il secondo lungometraggio di Jodice ti inonda di emozioni. Non ci sono grandi balli o feste reali, è cupo e angusto. Luigi XVI e Maria Antonietta, re e regina, contano i loro giorni prima della fine”. Tre atti scandiscono la loro reclusione nella Torre del tempio: Gli dei, Gli uomini e I morti, ritmano la caduta della corona e la perdita della sicurezza, la loro tragica fine.
Giulia entra nel linguaggio visivo: “Lo stile è molto teatrale e pittorico, i colori sono freddi, spenti e la luce è innaturale, tutto ciò rende più credibile l’ambientazione e il contesto temporale che viene narrato in presa diretta”. Durante il primo capitolo la famiglia reale continua a mantenere la dignità di questo titolo, infatti il re e la regina vengono vestiti da altri così come accadeva nella quotidianità della corte.
Anche Giorgia ci fa entrare nella narrazione iconica: “L’ambientazione è pittoresca e regale sebbene l’atmosfera cominci a farsi sempre più tesa, è quindi possibile iniziare a vedere le prime crepe nello stupefacente quadro che fu Versailles”. Nel secondo capitolo siamo immersi nella durezza della prigionia, ora i reali sono stati spostati in celle fredde e anguste.
È ancora Giulia a dirci l’originale approccio di Jodice: “La rivoluzione che nel frattempo sta attraversando Parigi rimane fuori scena e viene evocata solo da rumori o urla lontane, persino la comunicazione con i rivoluzionari avviene esclusivamente con messaggi o cannonate. Tutto è sconvolto!”.
La potenza narrativa del film è sottolineata da Adriano: “Una delle scene più potenti è quella in cui Maria Antonietta, nella sua reclusione, è costretta a suonare alla spinetta La Marsigliese, il canto del popolo che la condanna. Un’umiliazione simbolica che vale più di mille parole”.
Ma Maria Antonietta, ci dice Arianna, “non è debole come una fragile principessa che deve essere salvata, è arrabbiata e sola. Mentre Luigi XVI è incapace di reagire, quasi rassegnato al suo destino”.
L’ultimo capitolo, “I morti”. Per Luigi XVI, spogliato di tutti i suoi titoli, in seguito ad un processo viene ordinata l’esecuzione tramite ghigliottina. È ancora Giorgia a raccontarci i drammatici fotogrammi: “Dopo l’annuncio della sentenza Maria Antonietta scoppia in un urlo disperato, ogni speranza è vana, tutto è perduto. Le urla sono strazianti. La scena viene ripresa tramite una lente esterna, infatti a separare lo spettatore dalle angoscianti urla di Maria Antonietta c’è una porta a vetri. Siamo anche noi, spettatori dietro quella porta, a guardare la storia che si compie”. L’apice del dramma arriva con la condanna.
Per Paul: “la scena in cui Luigi si trova di fronte al boia a cui chiede come avverrà la sua esecuzione descrive la pura paura di un uomo che va incontro alla morte in modo semplice, ma intensamente emotivo”.
Tutto è compiuto. I rivoluzionari si incontrano, mentre fuori il re viene portato al patibolo. E in quel salotto che prefigura un futuro non ancora definito, risuonano due frasi emblematiche: “Noi che abbiamo preparato il terreno per la gentilezza non siamo riusciti a essere gentili”, tratta dalla poesia “A quelli che verranno” di Bertolt Brecht. E ancora,”al re piaceva il mio cane e questo è tutto ciò a cui riesco a pensare”.
Giorgia ci dice come: “Il rivoluzionario sente che si sta chiudendo una storia che la Francia ha conosciuto per ben tredici secoli. Non viene mostrata la gioia del vincitore bensì la malinconia di un uomo che deve lasciare andare una figura quasi ‘paterna’, ovvero il re stesso, così come ha detto il regista commentando questa scelta narrativa così particolare”. E sempre lei non è convinta di alcune scelte narrative: “Ma è davvero possibile che l’uomo più potente della Francia non potesse far nulla per migliorare la condizione dei suoi cittadini? No, non lo è. La sua parola era legge, veniva visto quasi come un dio eppure non ha mai fatto nulla”.
Anche Adriano è sulla stessa lunghezza d’onda: “Le déluge, pur efficace nella sua denuncia della brutalità, mostra solo una faccia della medaglia. La rivoluzione è ritratta come cieca e crudele, mentre le ragioni del popolo – la fame, le ingiustizie, l’indifferenza del potere – restano appena accennate. Il re stesso appare la vittima, quando in realtà fu il protagonista di un sistema che non volle cambiare. È un film che parla tanto del passato quanto del presente. Perché ancora oggi, mentre da un lato si celebrano lusso e opulenza, dall’altro milioni vivono nell’indigenza”.
La giovane giuria dell’arena ‘Gabbiano’, partecipa all’iniziativa che coinvolge anche il pubblico presente in arena e per ogni appuntamento in cui c’è la presenza di registi/e, attori e attrici: la possibilità di esprimersi, attraverso una valutazione da 1 a 5 espressa in un cartoncino, su ‘sceneggiatura’, ‘film’ e ‘simpatia’.
“Le déluge” si è portato a casa, come voto del pubblico presente in arena, un 4.38 di media sul film, un 4.50 per la sceneggiatura e un 4.22 per la categoria ‘simpatia’, ovvero la capacità dell’autore di sintonizzarsi con il pubblico e restituire con efficacia tutta la poliedricità del suo lavoro.
Ma attenzione, a questo voto andrà sommato quello della “giuria Giovani” dell’Arena Gabbiano che potrà confermare o modificare questa media e che avrà un peso specifico differente rispetto al pubblico. A fine estate verrà decretato il film che avrà avuto il maggior gradimento come media spettatori/giuria.
Siamo solo all’inizio: prossimo appuntamento con i giovani giurati, voto del pubblico e gustoso apericinema, martedì 15 luglio 2025, in una serata tutta al femminile. Saranno in arena la regista del film ‘L’albero’, Sara Petraglia e l’attrice premio David di Donatello come miglior attrice protagonista, Tecla Insolia.


























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