Manifesto contro rete 5G affisso a Senigallia: un “messaggio alla popolazione sveglia”
Un'immagine e due slogan cubitali puntano a destare allarme. Ma è sensato comparare LE microonde e IL microonde?

La “popolazione sveglia” sarà di certo stata allarmata dal manifesto 6×3 affisso a Borgo Bicchia di Senigallia, di fronte alla caserma dei Vigili del Fuoco, che le manda questo messaggio: “E’ una minaccia per la salute. 5G: come vivere in un microonde”.
Un uomo, una donna e un bambino “bombardati” dalle radiazioni emesse da antenne telefoniche di inusistata potenza, sullo sfondo di un bosco su cui svettano alberi spogli. Che dire: a quanto pare c’è poco da stare tranquilli.
Oltretutto questa affissione pubblica, che è stata certamente commissionata e regolarmente pagata da referenti che nel manifesto non si firmano in alcun modo, arriva in un periodo in cui a Senigallia si discute molto di antenne telefoniche e di emissioni elettromagnetiche.
Lo si fa per il Piano Antenne che il Comune ha recentemente messo in campo, il quale ha raccolto critiche ed osservazioni, anche per quanto riguarda il poco coinvolgimento della popolazione. Lo si fa anche per l’antenna installata sulla collina del Cavallo, ma qui la questione è più orientata alla sfera estetica e paesaggistica, che a quella tecnica, dato che ciò che viene contestato è il posizionamento che impatta su uno dei punti più panoramici delle colline della città.
Ma se la “popolazione sveglia” avrà ricevuto il messaggio di allarme, magari a chi è meno “sveglio”, forse, verrà voglia di non fermarsi alla lettura del manifesto, ma di fare qualche rapida ricerca in rete (stando precauzionalmente molto attenti a restare connessi ad internet via cavo e non attraverso le minacciose connessioni mobili 5G, come avranno di certo fatto i committenti del manifesto), per scoprire che le onde 5G di cui si parla (è assolutamente vero) sono microonde, ma anche c’è una bella differenza tra LE microonde e IL microonde.
Il succo del discorso, stando alle informazioni che si possono reperire pubblicamente, è che le microonde che trasportano dati e informazioni: come il 4G, 5G, ma anche il comune Wi-Fi o quelle per la trasmissione radio-tv, non possono essere comparate con quelle per la cottura degli alimenti per una ragione molto semplice.
Le potenze in gioco sono enormemente diverse. Un forno a microonde sprigiona potenze fino a 1000 Watt (che restano ben confinate in neppure mezzo metro cubo), le microonde che trasmettono dati mandano segnali nell’ordine di 0,1 Watt (nel caso del Wi-Fi domestico), che si disperdono in ambienti ben più ampi come quello di casa (per il Wi-fi), oppure all’aperto, nel caso delle antenne. Ricordiamo che la potenza, in generale, si riduce di quattro volte al raddoppiare della distanza dalla fonte.
Lasciamo ai lettori il piacere di approfondire tutti gli aspetti tecnici, ma il motivo per cui LE microonde e IL microonde non sono comparabili è illustrata, ad esempio, su questo articolo di SapereScienza.it firmato dalla professoressa Patrizia Caraveo, astrofisica che nella sua carriera ha anche diretto il settore Ricerca dell’INAF, oppure in questa intervista a Federico Ronchetti, fisico nucleare ed esperto di radioprotezione, pubblicata da Key4Biz.it. Entrambi gli articoli sono del 2020, a riprova di quanto sia “datata” anche l’opportunità di rispondere ad affermazioni come quella affissa a Senigallia.
Dato che il manifesto utilizza una similitudine per il suo messaggio, sarebbe da sottolineare anche quella avanzata da Ronchetti: “Pensare che un’antenna 5G possa ‘cuocere’ è un po’ come pensare di far partire una Tesla con il battery pack USB per ricaricare l’iPhone”.
Affermazioni in internet (come fuori da esso) se ne trovano certamente a supporto sia della sicurezza del 5G, sia a supporto di tesi antitetiche: poi per ciascun caso sarà importante verificare sempre su quali basi poggiano tali tesi. Quello che stiamo esaminando in questo articolo non è la bontà dell’uno o dell’altro “parere” (termine assolutamente improprio, dato che in campo scientifico contano gli studi e i dati, non le opinioni, che a volte rischiano di rivelarsi chiacchiere “da bar” o “da social”), ma il contenuto e lo stile comunicativo scelto per rivolgersi alla “popolazione sveglia” che è (quantomeno) improprio e fuorviante, dati alla mano.
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