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Simona Guerra ricorda Riccardo Gambelli

"Urgente restituire a Senigallia i suoi tesori fotografici"

Riccardo Gambelli ci ha lasciati ieri. Un altro pezzetto di Storia se ne va, seppure è grande il patrimonio visivo che resta di lui e che egli ci ha donato.
 

Il suo lavoro artistico realizzato e portato avanti dagli anni ’50 – epoca di grandi cambiamenti e risveglio culturale italiano del dopoguerra – ha contribuito alla definizione del gruppo fotografico Misa, di cui egli fece parte. Si tratta di un bagaglio di bellezza che mai potremo dimenticare. Una bellezza semplice, elegantemente costruita con il bianco e nero, data dalla scoperta fotografica dei suoi (e nostri) luoghi quotidiani.
Il suo lavoro è stato apprezzato anche fuori dalla città facendo conoscere e apprezzare Senigallia in vari luoghi in Italia e nel mondo. Di questo gli siamo grati, così come lo siamo agli altri suoi amici Giuseppe Cavalli, Ferruccio Ferroni, Silvio Pellegrini e agli altri. Compagni di infinite chiacchierate ed anche alcune litigate sul senso del fare fotografia.
 
Del gruppo Misa egli era il più piccolo – forse anche questo gli valse il soprannome amichevole di Ninin – e dunque con la sua scomparsa si chiude un cerchio di manifestazione artistica e umana ricordata su ogni libro di Storia della Fotografia.
Nelle sue immagini Gambelli portava quella serenità e quell’equilibrio cromatico e formale appreso da Cavalli (poi evolutosi nel suo modo personale di vedere) che una volta conosciuto personalmente ho riscontrato come un suo modo di essere. Lo ricordo come una persona sorridente e cordiale; un uomo che seppur conscio del suo valore artistico non si sottraeva mai alla mia ennesima richiesta di raccontarmi accadimenti che io ritenevo magici e che lui invece aveva vissuto in prima persona.
 
È questa l’occasione, rinnovata, per sottolineare come a Senigallia Città della fotografia sia sempre più urgente la necessità di riportare la collezione delle opere dei nostri grandi fotografi senigalliesi del Misa sotto lo sguardo di tutti, attraverso un allestimento permanente adeguato all’importanza del nostro patrimonio.
Mario Giacomelli, lo sappiamo bene grazie a continue mostre ed eventi di rilievo, è il nostro più importante autore, ma egli non era solo: era trama di un tessuto pregiato, fatto anche di altre menti brillanti, nuove, e riconosciute storicamente.
Spero che questo momento di commiato, di vuoto che inevitabilmente lascia l’assenza di chi ci è caro come lui, corrisponda tuttavia a un’azione concreta da molti atteso, necessario, per riportare e restituire alla cittadinanza i propri tesori fotografici ora custoditi amorevolmente, ma pur sempre al chiuso di un archivio.
 
Simona Guerra
 
Redazione Senigallia Notizie
Pubblicato Giovedì 6 marzo, 2025 
alle ore 10:24
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