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Soddisfatto dell’esito del referendum sulla fusione il comitato per il “no”

"Se vogliono promuovere il territorio possono sempre farlo, ma senza cancellare l'identità di un comune"

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I componenti del comitato per il no di Senigallia alla fusione con Morro d'Alba: da sx Riccardo Pizzi, Elisabetta Palma, Leonardo Badioli e Catia Fronzi

Ci siamo mobilitati immediatamente e nonostante la volutamente scarsa informazione siamo riusciti a portare gente alle urne e ad annacquare i sì“. Cantano vittoria i referenti di Senigallia del comitato per il no alla fusione con Morro d’Alba.

Il giorno dopo l’esito referendario, che ha visto prevalere di gran lunga i contrari sui favorevoli all’incorporazione del paese della Lacrima, esprimono la loro soddisfazione per un risultato non scontato. “Eravamo incerti sull’esito anche se ci immaginavamo che perlomeno a Morro d’Alba sarebbe stata dura far vincere il sì. Siamo però soddisfatti perché, nonostante la bassa affluenza, forse uno dei minimi storici in questa città, per la prima volta anche il centro più grande ha detto no alla fusione con un paese più piccolo. Di solito non accade, segno che questo progetto è stato rifiutato con forza“.

I componenti del comitato per il no (Leonardo Badioli, Alessandro Curtatoni, Catia Fronzi, Elisabetta Palma e Riccardo Pizzi) rimarcano l’importanza dell’aspetto culturale e identitario sulla scelta espressa con il voto di domenica 23 ottobre. “La fusione è un atto penalizzante per il territorio che viene inglobato dal comune più grande. E’ inoltre un atto permanente, indietro non si può tornare. Con questo voto, senigalliesi e morresi hanno rifiutato nettamente il progetto voluto soprattutto da parte del PD e dall’Anci“.

Tra i motivi che hanno portato alla vittoria del “no”, secondo il comitato, c’è innanzitutto la scarsa informazione veicolata dall’amministrazione: una scelta vera e propria, rimarca Elisabetta Palma. Così come la fretta nell’approvare un atto che impone la fusione quando sono possibili altre strade, come l’unione dei comuni. “Ma i promotori del sì, non hanno di fatto vagliato alcuna alternativa– continuano – perché prima di organizzare la fusione, dovevano fare delle economie in casa propria. Segno quindi che era stata pensata solo per accaparrarsi dei fondi“.
In tutti i documenti e interventi fatti – spiega Catia Fronzi – non hanno mai menzionato i parametri per la resa qualitativa del progetto di fusione“. “ – fa eco Pizzi – hanno mai elencato gli svantaggi dell’operazione. Possibile che non ve ne fossero?“.

Alla domanda su cosa cambierà per quanto riguarda la promozione del potente brand declamato dall’amministrazione comunale, i componenti del comitato per il no sono decisi: “Non cambierà granché: se proprio vogliono, possono farlo con lo strumento dell’unione dei comuni, più flessibile e non permanente“.

Commenti
Solo un commento
pippo1963
pippo1963 2016-10-25 08:44:45
Se la sono presa nel .......
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