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Karim è tornato: “io, senigalliese, unico italiano in guerra contro l’Isis a Kobane”

L'attivista di Arvultùra racconta l'esperienza con la resistenza nel Kurdistan siriano-FOTO/VIDEO

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Karim Franceschi e Nicola Mancini

Karim è tornato. E’ di nuovo a Senigallia da mercoledì 8 aprile Karim “Marcello” Franceschi, il ventiseienne senigalliese, attivista dell’Arvultùra, che dal mese di gennaio si trovava a Kobane, città del Kurdistan siriano (Rojava), per combattere l’assedio dell’Isis come volontario dell’YPG (Forze di Difesa del Popolo).


La città ha grande valore strategico, perché il suo possesso consentirebbe al califfato islamico di controllare un lungo tratto della frontiera tra Siria e Turchia, ma le forze di resistenza sono riuscite (per ora) a respingere l’attacco.

Un’esperienza forte, che Karim ha deciso di raccontare nel pomeriggio di lunedì 13 aprile alla stampa, compresa quella nazionale intervenuta nella sede dello Spazio Autogestito Arvultùra.

“Se ho avuto paura? – ha spiegato Karim – beh, si, ho avuto paura, ma se non si ha paura non si può avere coraggio ed io a Kobane ho visto tanti gesti di coraggio e che danno coraggio”; “mi aspettavo l’Inferno, e quello che ho trovato è stato peggio dell’Inferno: i rumori dei mortai e dei colpi di fucile erano continui, io stesso ho partecipato a tanti combattimenti ed ho visto morire compagni carissimi, tra cui un combattente che era stato il mio mentore all’arrivo, quando ho avuto un addestramento di quattro giorni. Prima di questa esperienza, non avevo mai preso un fucile in mano”.

Franceschi continua, parlando dei suoi ultimi tre mesi con disponibilità, ma anche grande sobrietà: “descrivere la mia esperienza è semplice: mi alzavo la mattina, andavo a fare la guerra e tornavo a dormire la sera. Grazie agli aiuti delle organizzazioni presenti, quasi mai siamo rimasti senza cibo: certo, vi erano dei giorni in cui si mangiava piuttosto bene e periodi in cui il cibo scarseggiava ed era sempre lo stesso. Ci si arrangiava, per tre mesi ho portato le stesse scarpe. Non avevo telefono e connessione internet, l’interesse per questa mia esperienza l’ho scoperto soltanto al mio ritorno, avvenuto per via clandestina attraverso il confine turco”.

Franceschi si dice “sicuro al 100% di essere stato l’unico italiano a combattere per la difesa di Kobane, mentre i nostri connazionali schierati con l’Isis sono fin troppi. Ma le armi principali del califfato non sono i fucili, ma la propaganda e il terrore. Se ho paura di ripercussioni personali per la mia scelta? No”.

L’attivista così si esprime sulla possibilità di tornare a combattere nel Rojava: “io ho fatto la mia parte, non so dire ora se tornerei come combattente. Di certo, lo farei per dare aiuti umanitari, è una responsabilità che sento nei confronti di chi è ancora lì, dei tanti civili, molti dei quali bambini.L’appello che voglio lanciare è questo: aiutiamoli. In Rojava c’è un popolo che cerca di modernizzarsi, un popolo che è riuscito a creare una democrazia senza Stato in un luogo schiacciato dalla guerra e dove ebrei e cristiani lottano assieme. A Kobane c’è un progetto politico laico e femminista, con donne capaci di lottare e avere responsabilità quanto gli uomini. E’ per questo che l’Isis attacca: il califfato islamico vuole distruggere un progetto che guarda a costituzioni come quella italiana. Il Governo italiano, al momento assente, ne prenda atto e si attivi: questa gente ha ancora tanto bisogno di aiuto”.

“Siamo orgogliosi della scelta del nostro compagno – sottolinea invece Nicola Mancini dell’Arvultùra -. Non dovremmo mai dimenticare quello che stanno passando i civili di città come Kobane, aprendoci all’accoglienza di chi lascia luoghi come questi, cosa che invece, anche nella nostra città, non sempre avviene: basti vedere come alcuni candidati a sindaco affrontino la questione degli extracomunitari nei parcheggi”.

Da Arvultura e dal militante dell’YPG infine giunge anche un “doveroso ringraziamento” a tutti coloro che hanno espresso vicinanza e supporto, a vario titolo, alla scelta di Franceschi: in particolare, i centri sociali delle Marche, gli attivisti di Napoli, fino ai partiti come Sel.

Karim FranceschiKarim FranceschiRitorno di Karim Franceschi a Senigallia: incontro ad Arvultùra

 

 

 

 

 

 

 

 

La Video-Intervista

Commenti
Ci sono 2 commenti
mauro 2015-04-14 10:56:00
Povero ragazzo se comprendesse che è strumento di ideologie nazionaliste allora potrebbe chiamarsi fuori da tutto ciò e magari potrebbe dedicare la sua vita al cambiamento di questa società invece ha preferito andare ad incrementare i profitti dei fabbricanti di armi.
BlackCat
BlackCat 2015-04-14 13:37:55
Complimenti Karim, tutto il mio rispetto.
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