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Festival Organistico di Senigallia: un trionfo fra musica e ricordi

Stanislav Šurin ha entusiasmato il pubblico per l’ultimo appuntamento al Portone di questa edizione 2013

Cuochi Ancona
Federica Iannella e Stanislav Šurin

Nella vigilia di Ferragosto lo slovacco Stanislav Šurin ha eseguito un programma molto complesso. Nei primi 3 brani ha eseguito autori notissimi come Johann Gottfried Walther, Johann Sebastian Bach, Felix Mendelssohn-Bartholdy con cui ha dato modo ai tanti presenti di apprezzare le sue doti esecutive ricevendo applausi fragorosi.

Poi è stata la volta dell’Adagio del Postludium da “Glagolitische Messe“che ha un ruolo particolare nella biografia di Šurin avendo egli partecipato come solista alla prima rappresentazione di questa opera di Leoš Janáček (1854-1928) a Taiwan.

Dopo la sua esaltante esecuzione di pezzi classici, Stanislav Šurin ha dedicato la sua attenzione a opere contemporanee della tradizione ceca e slovacca. Il “Preludium per organo dell’omaggio a Franz Schmidt” di Ľudovít Rajter (1906-2000), ha una sua storia particolare. E’ l’unica composizione di Ľudovít Rajter per organo, in omaggio al compositore di Bratislava, Franz Schmidt (1874-1939).

Da sottolineare che la composizione è del 1965. Per un ascoltatore dell’Ovest ascoltandola viene alla mente la data di fondazione dei Pink Floyd per certe assonanze con le prime esecuzioni di “Rick” Wright. Ma Per Šurin quella data è importante perché la prima di questo brano fu eseguita nel ’66 ed era la prima volta che in Cecoslovacchia si tenesse un concerto in una chiesa dall’avvento del comunismo. Stanislav Šurin ricorda: “poi venne la primavera del ’68 con Alexander Dubček, quindi l’invasione sovietica, e di suonare nelle chiese non se ne parlò per molto tempo”.

La fine del concerto è avvenuta fra scrosci di applausi che hanno costretto Stanislav Šurin a ben due bis, il primo “catene dolci dell’amore” dal ciclo “Labirinto del mondo e paradiso del cuore” di Petr Eben (1929 – 2007) e il secondo Preludio di “Carissimo Gesù, siamo insieme” di Johann Sebastian Bach (1685 – 1750) per un pubblico entusiasta.

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