Nelle ultime settimane chi passeggia per alcuni quartieri di Senigallia, più che in una città di mare, ha l’impressione di trovarsi in un centro di montagna, e non solo per il clima rigido e freddo. Infatti nelle vie cittadine sono all’opera squadre di boscaioli che, armati di motoseghe, selezionano e poi abbattono gli alberi in numero sempre crescente, tale che c’è oramai difficile quantificare.
Ma c’è una differenza: la corretta coltivazione del bosco impone il rilascio di matricine (piante giovani) o l’esecuzione di nuovi impianti allo scopo di non compromettere il capitale, cioè il patrimonio boschivo, che va mantenuto per il futuro. A Senigallia questo non succede, in quanto non c’è traccia e né intenzione di nuove piantumazioni, ma si abbatte e basta.
Sicuramente molte delle piante eliminate erano malate e pericolose, operazione questa che ci trova concordi, anche se ci sorprende alquanto il manifestarsi improvviso di una così diffusa “epidemia”.
Ma per mantenere “il capitale”, cioè il nostro patrimonio arboreo intatto, sarebbe necessario procedere alla sostituzione delle piante abbattute ed alla cura di quelle ancora salvabili.
Questo, come detto, non avviene per caso, ma, è nostra sempre più solida convinzione, in ossequio ad una precisa scelta politico-amministrativa fatta dalla Amministrazione Comunale di Senigallia mirante alla riduzione drastica delle alberature cittadine perché, secondo questa logica, le stesse costituirebbero con la loro presenza fastidio e possibile pericolo per i cittadini, e quindi potenziale fonte di proteste e controversie legali. Inoltre gli interventi di cura e manutenzione del verde pubblico costano e sono un aggravio per le striminzite finanze comunali, quindi, in periodo di ristrettezze finanziarie, cosa c’è di più semplice che ridurre le fonti di spesa!
Vorremmo essere smentiti, ovviamente con i fatti; nel frattempo lasciamo ai lettori l’immaginare il futuro di una città turistica come la nostra.

per Gruppo Società e Ambiente
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