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Senigallia: da Arvultùra una serata di arte, gastronomia e solidarietà per i terremotati

L'appuntamento è previsto per venerdì 1° giugno dalle ore 19.30

Otto, per il diritto alla rabbia

Arte, gastronomia e solidarietà. Sono queste le caratteristiche della serata che si terrà venerdì 1 giugno, presso lo Spazio Comune Autogestito Arvultùra.


Si parte alle ore 19:30 con un aperi/cena: degustazione di vino, formaggi, miele, confetture e pane della zona. La prima tappa di un percorso di sensibilizzazione e di promozione della Filiera Corta, attraverso iniziative che prevedano la degustazione e la vendita diretta di prodotti locali.

In sintonia con il percorso della Filiera Corta e per una solidarietà attiva con le popolazioni dell’Emilia colpite dal terremoto, l’Arvultùra aderisce all’appello lanciato dall’Arci di Modena e dal Consorzio del Parmigiano Reggiano, grazie al quale più di 9.000 persone in tutta Italia stanno sostenendo i caseifici colpiti dal sisma.

Raccolta ordini parmigiano reggiano terremotati ArvulturaLa raccolta sarà strutturata attraverso la prenotazione obbligatoria fino al 10 giugno al numero 3331295984, allo scadere delle prenotazioni si provvederà al ritiro della merce presso i punti di raccolta nelle zone terremotate e in seguito alla ridistribuzione nella città di Senigallia.

I prodotti che possono essere prenotati durante la serata del 1 giugno, sono i seguenti:
– 12 mesi € 9 al kg in pezzi da 500 gr o 1 kg sottovuoto;
– 14 mesi € 11,5 al kg in pezzi da 500gr. o 1kg sottovuoto;
– 27 mesi € 13,00 al kg in pezzi da 500gr. o 1kg sottovuoto;

La serata continua alle ore 21:30 con lo spettacolo teatrale ”Otto, ovvero per il diritto alla rabbia”, di e con Carla Vitantonio, musiche di Paolo Tizianel.

Otto diritto alla rabbia spettacolo teatrale arvulturaOtto, che è stato partorito nel cuore del modello produttivo del nordest, è una riflessione su questo modello, questo modello che non funziona, che a furia di imporci di essere ”disponibili al cambiamento” ci fa dimenticare quale faccia avevamo prima di cominciare a trasformarci, questo modello che sforna termini nuovi, che trasforma la sintassi senza trasformare il contenuto: la cultura le culture la differenza le differenze le diversità l’integrazione l’inclusione e poi?
Otto è uno spettacolo che rivendica il diritto a chiamare le cose con il loro nome. Otto non usa la dicitura car@ per indicare entrambi i generi. Otto non crede alle pari opportunità, ma ci spera.
Otto non parla di flessibilità ma di precarietà strutturale. Otto non è autobiografico, però nasce dall’osservazione del reale. Otto è in bilico.
Che se un contratto regolare è un favore, se una casa (e non una stanza) in affitto è un privilegio, se una casa di proprietà è un lusso sfrenato, incazzarsi, almeno, sarà un diritto?

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