CIF Senigallia: “Violenza di genere, una violenza particolare”
Contributo da associazione al dibattito attuale, prendendo spunto dalla sentenza relativa al femminicidio di Giulia Cecchettin

Procura generale e difesa hanno confermato la rinuncia agli atti di appello, rendendo quindi definitivo l’ergastolo per Filippo Turetta, assassino della giovane Giulia Cecchettin.
L’avvocato del padre Gino, Nicodemo Gentile, ha dichiarato alla stampa che “la sentenza ha comunque riconosciuto di fatto i motivi abbietti per l’omicidio, definendoli arcaici, in quanto Turetta si opponeva a qualsiasi tipo di autodeterminazione di Giulia. Di fatto ha riconosciuto l’omicidio di genere e questo è importante”.
Esiste una specificità per la violenza di genere che la rende unica nelle figure previste dal diritto penale. Quella sulle donne è ‘di genere’ proprio perché una violenza determinata dal genere della vittima del reato. In poche parole, ti discrimino, ti meno, ti uccido, ti imprigiono, ti violento ‘solo’ perché sei donna. Non perché devo rubarti qualcosa, o perché farti fuori rientra in un disegno criminale più ampio, o per togliere di mezzo eventuali rivali in loschi affari, o in quanto scomoda testimone…
La violenza di genere è ‘speciale’ perché è manifestazione estrema della cultura discriminatoria che la crea, la nutre, la reitera in tante forme ed espressioni. Ribadire e approfondire questo assunto non è secondario e tacciare di partigianeria chi dice questo significa non impegnarsi, ognuno per le sue competenze, ruoli e responsabilità, nel combattere la persistenza di quel terreno, tutt’altro che bonificato, sul quale questa tipologia di fenomeno si innesta.
Siamo nel Paese in cui anche questa verità scientifica – sì, perché gli studiosi del diritto studiano da tempo tutto ciò e la sentenza del caso Turetta ne è conferma – viene strattonata per rendere anche questo tema oggetto di scontro politico. Proporre un approccio alla violenza sulle donne con i colori della ‘sinistra’ o della ‘destra’ è miope, oltre che pericoloso, così come non evidenziarne le peculiarità. Un dibattito semplificato, non approfondito è dannoso per tutti e tutte. Con l’aggravante di non custodire pienamente la memoria di quante, proprio in nome di questo veleno sociale, non hanno più nemmeno il diritto di vedere la propria sofferenza, se non la propria morte, almeno come occasione per fare passi avanti e alleanze positive.
da CIF Centro Italiano Femminile – Senigallia


























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