Enzo Ferrari, presunto colpevole
Un libro che si legge come un thriller ricostruisce l'accusa di omicidio al leggendario Drake di Maranello

Un libro ricostruisce un episodio poco noto ma che avrebbe potuto, con esito contrario, cambiare la storia d’Italia, sportiva ed imprenditoriale.
Si chiama “Ferrari. Presunto colpevole”, di Luca Dal Monte, uscito nel 2023.
Nella copertina si legge: “12 maggio 1957, ventiquattresima edizione della Mille Miglia, la corsa degli italiani. Una Ferrari guidata dal marchese spagnolo Alfonso De Portago esce rovinosamente di strada uccidendo nove spettatori. Tra essi ci sono cinque bambini. Con loro perdono la vita anche DePortago e il suo co-équipier, l’americano Edmund Nelson. La gara non viene sospesa. Ma una volta seppelliti i mortiscoppiano le polemiche. Saranno colossali e travolgeranno la corsa, che verrà abolita. Ma siamo in Italia e così si cerca un colpevole, che viene presto identificato nella figura di Enzo Ferrari, il costruttore modenese delle più famose automobili sportive del mondo. Le accuse puntano l’indice verso di lui. Subito si apre un’indagine. A Ferrari vengono ritirati ilpassaporto e la patente, come se alla guida dell’auto di De Portago ci fosse stato lui. La perizia tecnica ordinata dal tribunale lo inchioda. Ferrari viene incriminato per omicidio colposo plurimo, e rischia di finire in carcere per qualche decennio. In un’Italia ancora fortemente cattolica, scende in campo anche la Chiesa. L’Osservatore Romano, l’organod’informazione del Vaticano, lo accusa di essere un «Saturno ammodernato che divora i propri figli», dove per figli si intendono i piloti. Dopo un momento di smarrimento, così insolito per il Drake, toccato nel profondo dalla tragedia, Ferrari parte al contrattacco, in quella che sarà la battaglia più difficile della sua leggendaria esistenza”.
Il libro ricostruisce, usando le carte del processo conservate a Mantova, quei mesi assai tesi e si legge come un thriller, dal quale emergono pregi e difetti di Ferrari, talvolta autoritario e dal carattere certamente complesso ma capace col suo carisma di ammaliare pure la Procura che inizialmente l’accusava.
Al di là del giudizio etico che si possa dare sulla sua figura, il fondatore della scuderia di Maranello ne esce comunque gigantesco come sempre, una personalità strabordante, forse proprio quella che manca alla scialba Ferrari odierna.
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