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Ricordiamoci di non smettere mai di sognare….

La rubrica Screenshot riflette su: Indipendenti, nel Cinema e nel Mondo

Galli Enoteca Senigallia - Coravin
locandina "Io sto con la sposa"

Chiudete gli occhi e immaginate la vostra vita di sempre, vi alzate, fate colazione, vi preparate a dovere e andate al lavoro, se avete la fortuna di averlo, poi…. Iniziate a produrre, per conto vostro o per altri, iniziate a far girare la grande macchina dell’economia”.

A poco a poco tutto si mette in moto, un ingranaggio incredibile, bottone dopo bottone, dente dopo dente tutto si incastra a dovere e voi respirate l’orgoglio e l’onore di essere parte di tutto questo, di essere una pedina indispensabile, un minuscolo pezzo di puzzle in mezzo ad altri 4999 pezzi. Siete minuscoli ma unici, simili a tanti altri ma necessari. Siete l’unità minima di un tutto, la più piccola parte di un “mucchio”, siete un cilindro arancione numerato nello straboccante sacchetto della tombola, siete quello vincente, oppure uno di tanti, ma Siete, ricordatelo sempre.
E per questo Essere “utili” pur nel vostro qualunquismo venite giustamente retribuiti, il soldo altro non è che il premio simbolico della vostra partecipazione alla costruzione della Società che vi ospita”.

Questa breve intro, forse troppo intensa per una umile rubrica di cinema, non serviva solo ad aprirvi gli occhi su ciò che rappresentate e meritate dal vostro paese, ma anche e sopratutto per allenarvi lo sguardo ad una realtà che molto probabilmente solo pochi di voi conosceranno e che da tempo desidero mostrarvi.

Sto parlando del Cinema Indipendente, branca del cinema che oramai da anni ha preso piede nel nostro paese raggiungendo anche risultati ammirabili e soddisfacenti, ci basta pensare al recente esempio di “Io sto con la sposa” (foto), film sperimentale e coraggioso prodotto grazie al contributo economico di molti privati e alla passione di alcuni giovani appartenenti al settore della produzione audiovisiva,del giornalismo e non solo.

Ma ancor più nello specifico desidero parlarvi di una delle periferie del cinema indipendente, una di quelle stradine affluenti, lontane dal centro ma molto molto popolate. Li, nelle “case popolari” del Cinema Libero vivono moltissimi appassionati, amatoriali, giovani studenti, potenziali talentuosi operai della grande fabbrica dei sogni.

In uno di quegli appartamentini di ringhiera vivo anche io, e dalla mia immaginifica finestrella riesco ad allungare lo sguardo su di un mondo raggiungibile, ma lontano, su di un orizzonte  popolato da Maestri e da Mostruosi geni, ma se abbasso il mento verso il suolo, il mio sguardo vola attraverso il cortile sulle finestre di fronte, e tra una ballerina sognatrice, una donna sola, è un cagnetto troppo curioso, riesco anche a scorgere lo sguardo di chi come me sta annaffiando il suo sogno, accarezzandone i petali affacciato alla finestra.
Questa sibillina descrizione, queste case popolari di periferia, questi dirimpettai sognatori altro non sono che il cinema indipendente “senza scopo di lucro”, anche conosciuto dagli addetti ai lavori come : produzioni a zero e low budget, ovvero utilizzando pochissimo denaro per produrre un film.

Naturalmente come ogni palazzo che sia tale, anche in quello simbolico del cinema indipendente no profit, ci sono tanti pianerottoli, ed io, per fortuna, abito in uno dei piani più alti, ovvero a differenza di molti amatoriali autodidatti alle prime armi, ho il piacere di lavorare assieme ad esperti del settore Audiovisivo che per diletto e per necessità di sognare ancora, lavorano perpetuamente ad una più che dignitosa produzione cinematografica senza guadagnare un centesimo.

Ed ecco che giungo a giustificare quella famosa intro di cui sopra: è importante e giusto lavorare ed essere retribuiti, perché lo stipendio per tutti è il primo sintomo di una società meritocratica e democratica, ma nonostante questo, molti lavorano senza la pretesa di un tornaconto tangibilee freddo come può essere il soldo, nonostante la necessità che al giorno d’oggi tutti condividiamo nei confronti del denaro, a prescindere dal desiderio di toccare con mano il frutto del proprio sudore, c’è chi non chiede perché sa, ed è amaramente cosciente, che in Italia, ancora oggi, non c’è un pozzo  di denaro potabile in cui anche le piccole pedine del cinema indipendente possono andarsi ad abbeverare. E allora? Coscienti di questo, chiediamoci perché queste persone, e tante come loro in altri settori, continuano perpetui la loro produzione come api operaie alle quali dall’uomo verrà sottratto tutto il miele?

La risposta è una sola.
Perché l’uomo, come  l’ape, gode di un istinto naturale che lo attrae indissolubilmente verso il proprio Volere, verso il proprio Sogno, verso la propria Funzione nel mondo : soddisfare i propri desideri e costruire beni e servizi utili alla vita comune.

Quindi ricordati di non smettere mai di sognare, di non lavorare per il mero bisogno di soldi, fa che il soldo sia ai tuoi occhi la ricompensa per il tuo lavoro, ma sopratutto lotta perché il tuo lavoro altro non sia che la materializzazione del tuo sogno e vedrai che la tua pazienza e il tuo sacrificio sarà ricompensato, se non dalla moneta, sicuramente dalla Stima che avrai di Te.

Giulia Betti
Pubblicato Domenica 4 gennaio, 2015 
alle ore 12:02
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