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Mangialardi risponde ai Comitati “Alluvione Senigallia”

"Sempre disponibile al confronto, ma per dialogare bisogna essere in due"

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Maurizio Mangialardi

Ciò che non è mai mancato da parte nostra durante le difficili fasi successive all’alluvione del 3 maggio è proprio il confronto, il dialogo e la ricerca della verità. Molte delle domande che oggi il Coordinamento dei Comitati “Alluvione Maggio 2014” mi pone a mezzo stampa, avrebbero potuto trovare risposta nell’incontro tra l’amministrazione e il Coordinamento stesso da me promosso lo scorso 25 novembre, cui invece né i rappresentati né i componenti del Coordinamento hanno partecipato.

Non so se tale scelta appartenga a singoli membri del comitato o sia la manifesta volontà delle famiglie da questo rappresentate. E non so neppure se le motivazioni addotte dall’avvocato Canafoglia, o dovrei meglio dire le condizioni da lui poste per partecipare, fossero condivise dallo stesso Coordinamento.

So però che le risposte che il Coordinamento cercava le avrebbe ricevute, perché, semplicemente, proprio tali condizioni costituivano il tema dell’incontro, e cioè la presentazione del progetto completo degli interventi previsti per la messa in sicurezza del fiume Misa e le polizze assicurative dei soggetti che l’avvocato definisce “potenziali responsabili di quanto accaduto”.

Purtroppo, il voler trasformare il civile confronto in inutile schermaglia non solo vanifica il lavoro di chi, come me, si è reso fin dal primo momento disponibile a condividere con i cittadini la ricerca della verità (si pensi alle sedute del consiglio comunale e alle due commissioni speciali di indagine) ma, sul piano pratico, danneggia in primo luogo proprio le famiglie alluvionate. Se avessimo avuto modo di incontrarci, avrei potuto spiegare, come vado facendo fin dai giorni seguenti l’alluvione, fatti inoppugnabili che per alcuni, “dopo mesi di studio approfondito e dai documenti in suo possesso“, non sembrano ancora essere chiari.

Su tutti, il fatto che il fiume è proprietà del demanio della Regione, la quale delega la Provincia alla manutenzione ordinaria e straordinaria dello stesso e a tutti gli interventi relativi, escludendo ogni potere decisionale da parte del Comune.
Continuare a propinare a chi è in difficoltà illazioni e allusioni su una mia responsabilità in questo senso, come è stato fatto nella serata di venerdì 21 novembre, a cui avrei partecipato volentieri se fossi stato invitato in qualità di sindaco, è una chiara e voluta manipolazione della realtà, buona forse per l’appetito di qualche candidato alle prossime elezioni comunali, ma di certo non utile agli alluvionati.

Resto disponibile, così come tutta la mia giunta, a un incontro per affrontare nel merito i punti posti dal Coordinamento. Del resto, non siamo certamente noi a rifuggire il confronto, considerato che ben altre due volte ci siamo visti, e precisamente il 4 agosto e il 9 ottobre insieme ai funzionari della Regione Marche. In questa sede voglio ribadire solo alcuni aspetti, affinché anche rispetto a ciò sia fatta chiarezza una volta per tutte e fugate le voci totalmente infondate.

C’è chi continua a credere che il riversamento di 14 milioni di metri cubi d’acqua per le nostre strade possano definirsi un evento ordinario. Io non penso sia così. L’alluvione è stata una catastrofe che si è materializzata in maniera imprevedibile e velocissima. Durante la notte precedente non si è registrato alcun segnale o avvertimento di imminente pericolo. Solo il mattino successivo, il 3 maggio intorno alle ore 7, i responsabili della Protezione Civile Comunale hanno ricevuto una chiamata dal Centro Funzionale Multirischio della Regione Marche che li informava su un ingrossamento del fiume Nevola, che, in breve, avrebbe raggiunto Bettolelle. Prima di allora non ho ricevuto nessun elemento informativo, né formale, né informale, né istituzionale, rispetto alla situazione dello stato dei fiumi e dei fossi presenti sul territorio comunale e sovracomunale, nonché rispetto alle precipitazioni che si stavano verificando o che si sarebbero verificate di lì a poco nel territorio di tutta la vallata.

Tengo poi a confermare che la fase di allarme e il piano di evacuazione previsti dal Piano di emergenza idrogeologica approvato dal Consiglio Comunale sono stati regolarmente attuati il 3 maggio nelle aree che in base alle precedenti esperienze erano considerate maggiormente a rischio. La mattina del 3 maggio tutte le azioni di comunicazioni ed evacuazione nelle aree di Cannella e Bettolelle sono state comunque regolarmente eseguite, così come le informazioni attraverso megafono con le pattuglie della Polizia Municipale e della Protezione Civile a disposizione sono state regolarmente diramate.

Per concludere, su tali questioni, così come sulle altre poste dal Coordinamento, a partire dalla revisione del Pai, su cui si sono dette tante mezze verità e fatte sicure mistificazioni alle quali ho già risposto in forma pubblica, sono io che chiedo quanto prima un confronto con gli alluvionati. Voglio sperare che anche da parte dei rappresentanti del Coordinamento ci sia la stessa volontà.

da Maurizio Mangialardi

Commenti
Ci sono 4 commenti
Pluto
Pluto 2014-12-05 17:56:13
Occhio ad incontrare gli alluvionati, sono "leggermente" alterati...ma leggermente.
leobad
leobad 2014-12-06 11:58:51
La Repubblica, 7 dicembre 2010
DISSESTO IDROGEOLOGICO
Un dossier rilancia l'allarme
"Promossa solo Senigallia"
Rapporto di Legambiente e Protezione civile. "In grave pericolo oltre 5mila municipi, ma a svolgere azioni di mitigazione e prevenzione è solo il 22%". Nel 2010 per alluvioni e frane spesi 650 milioni di euro
di VALERIO GUALERZI

ROMA - Uno su oltre cinquemila. E' il triste record dei comuni italiani in materia di sicurezza idorogeologica stando al rapporto "Ecosistema rischio 2010" realizzato in collaborazione tra Legambiente e il Dipartimento per la Protezione civile presentato oggi a Roma nella sede dell'associazione ambientalista. La ricerca, svolta incrociando i dati sui 5.581 municipi "a rischio idrogeologico a potenziale più alto" (definizione del ministero dell'Ambiente e dell'Unione delle Province) con le risposte fornite dalle amministrazioni a uno speciale questionario sulle misure antirischio intraprese, certifica che c'è un solo comune in Italia ad aver fatto quasi tutto il necessario per ridurre questo pericolo al minimo. A meritarsi un 9,5 in pagella è Senigallia, in provincia di Ancona, dove grazie a interventi di delocalizzazione, non sono presenti abitazioni e industrie in aree a rischio idrogeologico e viene svolta un'ordinaria attività di manutenzione delle sponde e delle opere di difesa idraulica.

Il comune marchigiano si è dotato inoltre di un piano di emergenza aggiornato, ha organizzato iniziative di informazione rivolte alla popolazione ed esercitazioni per verificare la reale efficacia del piano d'emergenza. A queste iniziative virtuose va aggiunto che nel territorio comunale sono presenti sistemi di monitoraggio e di allerta in caso di pericolo e il fatto che nei piani urbanistici sono state recepite le perimetrazioni delle aree a rischio del "Piano di Assetto Idrogeologico". Una politica che varrà al Comune diSenigallia il riconoscimento della bandiera "Fiume Sicuro" da parte di Legambiente e del Dipartimento della Protezione Civile. Per conquistare quell'ultimo mezzo voto in grado di trasformare il 9,5 in un 10 pieno rimarrebbe però da compiere un'impresa che pare francamente titanica: spostare la sede di un centro commerciale che sorge attualmente in un'area a rischio idrogeologico.
leobad
leobad 2014-12-06 12:23:58
Se tanto mi dà tanto... c'è da preoccuparsi per gli altri. Se con un 9,5 ci siamo guadagnati tutto il disastro che è successo, che ne sarà dei 5.580 comuni che non hanno meritato il riconoscimento? Oppure dovremmo pensare che le risposte fornite dalla nostra amministrazione alla Legambiente & Protezione Civile, "grandi interventi di delocalizzazione", rispetto del Pai & bla bla fossero un po' troppo euforiche?
bonzino 2014-12-06 13:17:49
Sig. Leonardo, grazie di aver pubblicato uno stralcio del dossier concernente il dissesto idrogeologico 2010. Purtroppo invece di dissipare ogni sospetto a carico della nostra amministrazione se ne sono aggiunti altri ancor più inquietanti. Se è vero che l'indagine è stata stilata "con le risposte fornite dalle amministrazioni a uno speciale questionario sulle misure antirischio intraprese" e poi si è verificato il disastro del 3 maggio, mi domando perché di questa incoerenza? Apparentemente ciò sta a significare che i recensori di quell'indagine l'hanno fatto con molta superficialità e poca competenza oppure, ancor peggio, chi ha fornito i dati non ha risposto adeguatamente al questionario (è il 2010 anno delle elezioni comunali!!!!!). Mi piacerebbe sapere dalle opposizioni se conoscevano questo rapporto e se l'avevano condiviso. Una risposta su questo giornale la vorrei leggere anche per fugare ogni dubbio che i cittadini continuano ad avere su chi ora è sotto accusa.
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