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Minacce a don Ciotti: l’indignazione di Mangialardi

"Offesa a tutti coloro che credono nella giustizia e nella democrazia"

Don Luigi Ciotti a Senigallia al Caterraduno

Le minacce di morte pronunciate da Riina contro don Luigi Ciotti preoccupano e offendono chiunque creda nella giustizia, nella democrazia e nei valori fondamentali della nostra Carta Costituzionale. Tutta la città di Senigallia, di cui don Ciotti è divenuto cittadino onorario, rivolge a questo grande sacerdote un abbraccio fraterno, stringendosi solidale intorno al suo esempio di coraggio e intransigenza“.

Così il sindaco diSenigallia, Maurizio Mangialardi, interviene a proposito delle minacce rivolte nel carcere di Opera da Totò Riina a don Luigi Ciotti, fondatore di Libera e coordinatore delle associazioni che gestiscono i beni confiscati alla criminalità organizzata.

Ma quelle stesse parole – continua Mangialardisono anche la testimonianza più vera dell’impegno costante, determinato e senza compromessi che don Ciotti porta avanti da oltre vent’anni contro ogni genere di mafia. Un impegno che oggi ha conquistato alle ragioni della legalità migliaia di cittadini in tutta Italia, in larga maggioranza giovani, i quali, tramite l’associazione Libera, svolgono una importantissima azione di prevenzione e di contrasto dei fenomeni criminosi e un fondamentale servizio di educazione alla cittadinanza. Ed è certamente vero che anche a questo impegno, di don Ciotti e di Libera, dobbiamo dire grazie se oggi ciascuno di noi può sentirsi libero e garantito dalla sopraffazione del crimine e dell’illegalità“.

Commenti
Solo un commento
BlackCat
BlackCat 2014-09-02 09:44:29
Sarebbe bello che il sindaco esprimesse la stessa indignazione nei confronti del suo amato PD e del suo guru Renzi che ha saldato un patto d'acciaio con il pregiudicato Silvio Berlusconi. Nelle stesse intercettazioni Riina dice "Berlusconi? “…si è ritrovato con queste cose là sotto, è venuto, ha mandato là sotto a uno, si è messo d’accordo, ha mandato i soldi a colpo, a colpo, ci siamo accordati con i soldi e a colpo li ho incassati’’. Quanti soldi? “A noialtri ci dava 250 milioni ogni sei mesi”. Parola di Totò Riina, che il 22 agosto dello scorso anno nell’ora d’aria nel carcere di Opera smette di parlare di Berlusconi in termini politici, generici o rancorosi (“È un buffone’’) e racconta al co-detenuto Alberto Lorusso la sua verità sul rapporto tra l’ex presidente del Consiglio e Cosa Nostra fin dagli anni 80, ormai consacrato in una sentenza della Cassazione: il pagamento di un “pizzo” milionario a fronte di un patto per ottenere reciproci e futuri vantaggi".
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