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A Fano Teatro una grande prova d’attore di Massimo Dapporto

Al Teatro della Fortuna il Malato immaginario


Massimo DapportoMassimo Dapporto incontra Molière. Da lunedì 13 a mercoledì 15 febbraio Fano Teatro, stagione di prosa del Teatro della Fortuna, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Fano e dall’Amat, Associazione Marchigiana Attività Teatrali, propone, nella sezione “Commedie e Classici”, Il malato immaginario, regia di Guglielmo Ferro, scene Stefano Pace, costumi Santuzza Calì, luci Sergio Rossi. In scena con Dapporto, che veste i panni del protagonista Argante, Susanna Marcomeni, Sebastiano Tringali e Riccardo Peroni.
Da molti ritenuto il capolavoro assoluto del teatro di Molière, Il malato immaginario narra le disavventure di Argante, ipocondriaco, padre di una bella figlia, marito di una donna opportunista e fedifraga e vittima di uno sciame di dottori avvoltoi, salassatori e ciarlatani. I guai cominciano quando, con un patto di matrimonio arbitrariamente siglato, Argante promette la figlia in moglie ad un giovane quanto babbeo dottorino di fresca laurea. L’ostilità della figlia, segretamente innamorata di Cléante, e la calcolata ingerenza della moglie, algida esecutrice di un piano truffaldino, finiscono per spingere il povero Argante in una fitta trama di inganni, equivoci, burle e finzioni, giocate – per lo più – sulla sua stessa burbera ed inguaribile ingenuità. Ipocondriaco sino a rasentare la follia, Argante vive di medici e medicine, spiando ossessivamente in se stesso i sintomi di tutte le possibili malattie. Su questa base scattano i meccanismi classici della commedia: una moglie avida, una figlia il cui amore è contrastato salvo poi trionfare al momento giusto in un immancabile lieto fine, un gruppo di untuosi ed infidi dottori che si nascondono dietro grandi paroloni in “latinorum”, un fratello savio e una cameriera fedele e astuta.
Argante viene letto dal regista Guglielmo Ferro come un ingenuo che per reazione alla paura della vita crede di ingannare l’attimo fatale fingendo una malattia che sconfigga il male d’esistere, assumendo così in sé la paura e lo sgomento di noi tutti verso l’ignoto, ovvero la vita.”Argante, uomo senza passato e senza futuro, – scrive Ferro nelle note di regia – è condannato a rimanere prigioniero del suo psicotico rifugio, circondato da figure che forse lui stesso immagina o crea, nel bisogno assoluto di dissimulare la paura del reale.”
La tradizione, commettendo forse una forzatura, ha accomunato la malattia con la vecchiezza identificando di conseguenza il ruolo del Malato con un attore anziano o addirittura vecchio. Ma Molière lo scrive per se stesso quindi per un uomo sui cinquant’anni. Un grande attore dell’età di Massimo Dapporto restituisce al testo quella sfumatura talvolta dimenticata ma senz’altro utile alla resa psicologica prima e ipocondriaca poi dell’infermità.
Info Fano: Botteghino del Teatro della Fortuna, tel. 0721 800750.
Inizio spettacoli Fano: ore 21.15.

Pubblicato Lunedì 13 febbraio, 2006 
alle ore 10:38
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