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Pino Scaccia a Falconara inaugura la rassegna Polis

Venerdi' 4 febbraio al Centro Cultura Piero Pergoli


Pino ScacciaSeconda edizione di Polis, uno dei grandi cicli di iniziative culturali messi a punto dall’Amministrazione Comunale di Falconara.Polis è l’appuntamento “politico” per definizione, come ben evidenziato dal sottotitolo “In campo aperto, la politica”.
La rassegna, che inizierà venerdì 4 febbraio alle 21,00 presso il Centro Cultura Piero Pergoli sarà inaugurata da Pino Scaccia, inviato speciale del TG 1, sempre in prima linea negli angoli più caldi del mondo.
Polis è una manifestazione costituita da appuntamenti settimanali che mantengono un format ormai tradizionale. Si tratta di conversazioni a tema con letture di testi e stampa di un programma di sala. Il ciclo alterna un doppio registro: da un lato le parole, chiave della vita politica e del dibattito interno alla società civile, dall’altro le figure che hanno caratterizzato lo sviluppo e gli assetti culturali ed istituzionali dell’Italia del secondo dopoguerra. Come di consueto, i relatori sono stati scelti secondo una regola di pluralismo ad ogni livello.
Intervista a Pino Scaccia:
Qual è lo stato di salute dell’informazione in Italia?
“Fare informazione non è mai stato facile né mai lo sarà, perché quando dici la verità fai sempre dispiacere a qualcuno. Comunque la situazione non è drammatica perché c’è la possibilità di ascoltare tantissime voci, le diverse verità. Una sola verità non esiste, c’è sempre un giudizio di parte. Alla fine, i cittadini riescono a farsi un’idea propria. Il problema, semmai, è nei regimi di altri paesi. Nel mondo occidentale c’è spazio per chi contesta, ciò permette un dibattito importante”.
Internet ha contribuito alla “democratizzazione” della notizia, alla sua divulgazione?
“Beh, sì. Abbiamo uno strumento in più, ma non è controinformazione come pensa qualcuno, è un’altra fonte. In rete c’è molta libertà con spazio per voci minori, si può aprire un blog e fare informazione. Per la vicenda di Enzo Baldoni il mio blog è diventato una fonte. Ci sono molti siti importanti che fanno delle belle inchieste, ma di solito sono i portali delle testate nazionali cartacee che pubblicano anche in Internet. Fra la prima e la seconda guerra del Golfo la vera differenza l’ha fatta la tecnologia. Noi ormai possiamo trasmettere con un Modem a prescindere dal regime, andando semplicemente in un Internet Café, anche quando il satellite non è accessibile”.
Lei è stato in Iraq, in Afghanistan, nel sud est asiatico. Qual è l’esperienza che l’ha maggiormente colpito?
“Sono esperienze assolutamente diverse, io sono innamorato di Kabul, dell’Afghanistan. E’ un paese meraviglioso, con un’atmosfera magica. In Iraq ci sono state emozioni forti, come Baldoni ho temuto anche io di morire. E’ il luogo che rappresenta le grandi paure. Nello Sri Lanka ho visto una devastazione inimmaginabile. Sono tutte esperienze che non dimenticherò mai”.
Come è stata gestita la vicenda di Baldoni?
“Su Enzo ci sono molti misteri, è stato molto sfortunato perché è morto quasi subito, non c’è stato tempo per la trattativa ma ancora non si sa bene come siano andate le cose, se è stato un incidente o è capitato nelle mani sbagliate”.
La paura serve nella sua professione?
“Certo, la paura serve per salvarti la vita. Quando è morto Enzo Bldoni, io mi sono salvato perché non mi fidavo dei miliziani, non volevo stare nella residenza di Al Sadr e sono tornato a Baghdad. Avere paura significa non sentirsi immortali”.
Com’è la vita dell’inviato speciale?
“E’ una vita da zingaro o, per dirla in modo più raffinato, è una vita da gabbiani, in continuo volo. Una vita fantastica perché ti permette di entrare nella storia ma ti costringe anche a riprogrammare il tuo capodanno. L’anno scorso ero a Kabul, quest’anno nello Sri Lanka”.

Pubblicato Mercoledì 2 febbraio, 2005 
alle ore 10:59
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