Omicidio Guazzarotti: Vukas confessa l’omicidio
Il presunto mandante si avvale della facolta' di non rispondere
"Ero lì, a una trentina di metri da Guazzarotti insieme ad un collega. Era buio, pioveva e alla stazione c’era poca luce. Ho visto quell’uomo (Ivan Vukas ndr,) avvicinarsi da solo al taxi di Guazzarotti. Chiedeva una macchina. L’auto di Stefano era la prima a partire. Noi facciamo sempre così, fa parte della nostra organizzazione del lavoro. Quell’uomo è salito e il taxi se n’è andato. Non ho potuto vederlo in faccia". Questa deposizione, resa ieri mattina in Tribunale ad Ancona da un tassista di Senigallia, testimone alla stazione la sera del 9 dicembre, quando poi Guazzarotti venne freddato con tre colpi di pistola nel parcheggio del night club Snoopy, smonta l’ipotesi della premeditazione. E scardinerebbe anche la ricostruzione avanzata dai legali della difesa di Vukas, secondo cui il mandante dell’omìcìdìo del tassista senigalliese è un anconetano che aveva conosciuto l’ex militare slavo nel porto dorico, aiutandolo nei suoi momenti di difficoltà. Secondo la difesa, sarebbe stato proprio quest’uomo a dire a Vukas dì togliere di mezzo Guazzarotti che, stando sempre a questa tesi, avrebbe avuto rapporti con il presunto mandante. Circostanza respinta subito con sdegno dagli avvocati Mario e Alessandro Scaloni, difensori dei familiari di Guazzarotti che si sono costituitì parte civìle nel processo. Ma ieri mattina non è stato solo il tassista a comparire davanti al Gip Cutrona nel corso del rito abbreviato ottenuto dalla difesa, seppur subordinato all’interrogatorio di tre testimoni. In aula è stato ascoltato anche quello che Vukas ha indicato come colui che gli ha ordinato di uccidere Guazzarotti. L’uomo, un anconetano, si è avvalso comunque della facoltà di non rispondere. A parlare è stata invece una donna, anche lei testimone dell’arrivo di Vukas alla stazione di Senigallia. Anche lei ha riferito di aver visto il croato da solo. La discussione e la probabile sentenza sono state rinviate al prossimo 14 febbraio. Dopo aver negato per un anno di aver ucciso il tassista, gli ultimi di novembre il militare croato ha confessato tutto. "Sì, l’ho ucciso io". Successivamente la difesa è riuscito ad ottenere dal gup il rito abbreviato, evitando a Vukas di comparire davanti alla Corte D’Assise, nella speranza di ottenere uno sconto di pena.
di a.mas.
dal Resto del Carlino

























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