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L’intervista alla Bandabardò a Senigallia con lo “Scaccianuvole Tour”

Dopo vent'anni ancora con la stessa energia

Bandabardò

Hanno superato abbondantemente la soglia dei 1300 concerti; sono oramai un manifesto vivente alla musica rock-folck-popolare del nostro paese anche se già da un po’,  la loro fama ha superato i confini dell’italico stivale. La Bandabardò, nonostante i quasi vent’anni di carriera continua a portare in giro la loro carovana di energia e vitalità con lo stesso entusiasmo degli esordi.

Senigallia Notizie  li ha incontrati prima della loro tappa senigalliese al Mamamia Club. Ecco il resoconto dell’intervista.

Era l’8 marzo’93 quando il vostro viaggio musicale è iniziato, ovvero quasi 20 anni fa; avete superato abbondantemente la soglia dei 1000 concerti all’attivo e accompagnato passo passo almeno tre diverse generazioni, qual è il segreto della vostra longevità?

Siamo fatti per fare questo; francamente non mi immagino a fare qualcos’altro che non sia la musica. E poi il divertimento e la voglia di fare non solo non si esauriscono ma si autorigenerano di concerto in concerto, un energia che diamo ma che allo stesso tempo riceviamo costantemente dal pubblico: insomma, un fuoco che si autoalimenta continuamente. E poi, con l’attuale formazione e il ritorno di Ramon credo che abbiamo trovato la fantomatica quadratura del cerchio.

Il progetto Bandabardò è nato con il presupposto di voler trasportare sul palco l’atmosfera di quelle che avete definito in passato “suonate tra amici”. E’ rimasta invariata la vostra volontà al riguardo, o nel mezzo del cammino della vostra esperienza musicale avete incontrato qualcos’altro?

Il concetto di “suonate tra amici” è un fondamento imprenscindibile oramai della Bandabardò. Sicuramente nel corso degli anni abbiamo diversificato molto la nostra attività, cosa che si riallaccia alla domanda di cui sopra in cui ci chiedevi del segreto della nostra longevità. Abbiamo sperimentato forme nuove, nuovi canali e nuovi paesi ma lo scopo ultimo, quello di raccontare storie alla nostra maniera, e cioè con ironia e vitalità, è rimasto inalterato. Il nostro registro in fondo, non è cambiato in questi anni, semplicemente ci siamo divertiti ad applicarlo in altri contesti e forme. Penso alle tourèe teatrali, alle collaborazioni con i vari Covatta o Bregovic..o anche la semplicissima cosa di andare a suonare all’estero. Fuori dai confini del nostro paese in qualche modo riscopriamo le stesse emozioni che ci accompagnavano ad inzio carriera quando ancora dovevamo in qualche modo ritagliarci un nostro spazio: il doversi sempre in qualche modo ricreare, riinventare, è uno stimolo vitale bellissimo.

Dicevamo appunto quasi vent’anni di musica e una miriade di live all’attivo. Raccontateci qualche aneddoto, qualche istantanea mentale che più di altre vi è rimasta impressa nella memoria.

E’ vero ce ne sono veramente una miriade. Anche perchè ogni singolo concerto si porta dietro tanti piccoli e preziosi ricordi unici e irripetibili. Mi piace pensare di stare catalogando tutto questo mare di memoria per poi riviverlo più avanti, con calma quando saremo vecchi. Dovendo sceglierne qualcuno..mi viene in mente quando abbiamo suonato con Manu Chao; ancora oggi se ci ripenso mi sembra quasi di averlo solo sognato, o ancora i concerti fatti ad Auschwitz o nelle comunità zapatiste in Messico…

 Il 9 maggio 2011 è uscito il vostro ultimo album “Scaccianuvole” ; disco che nonostante il titolo è tra i più impegnati della vostra discografia per quello che concerne le tematiche. Un disco che nonostante risulti fin dal primo ascolto estremamente diretto è anche insolitamente più ragionato del solito..vi va di parlarne?

Analisi più che corretta. Per questo disco ci piace autodefinirci “timidi cronisti dell’odierno”. In generale la situazione non è rosea, sono tempi duri e c’è molta preoccupazione; questo disco vuole essere una cartina tornasole del periodo che stiamo vivendo. E poi lo abbiamo concepito alla vecchia maniera, volevamo fare un vinile, ovvero un disco di quelli che non ascolti in auto per farti compagnia, un disco che si scopre poco a poco, ascolto dopo ascolto.

In brani come “Il mago scaccia nuvole” e “Sant’Eustacchio” si rivolge lo sguardo all’esoterismo o ad un qualche aiuto dall’alto; secondo voi la situazione è così nera che… non ci rimane che pregare?

Già,c’è chi si arrende e si rivolge ai Santi e comunque senza sortire effetti tangibili, tante’è che nel nostro caso, sbagliano anche il Santo in questione. Ma il risultato non cambia; rivolgersi all’esoterico al soprannaturale è un modo di scaricare i propri problemi e le proprie responsabilità, cosa per altro, molto diffusa oggi giorno. Per quello che riguarda “Il Mago Scaccianuvole la situazione è un po’ diversa. E’ sicuramente un personaggio più positivo: che cerca di reinventare un suo mondo e reinventarsi a sua volta.

In “Un paese cortigiano” immortalate “l’italianità media” attuale invocando esempi concreti da seguire come Benigni, Saviano o De Andrè..quale soluzione proporreste per cercare di invertire questo processo di imbruttimento che è in corso?

Al di là dei valori umani dei vari Saviano, Benigni o De andrè i motivi per cui li citiamo c’entrano poco con la loro grandezza. Li abbiamo scelti come esempi perché sono persone che hanno deciso di reagire a questo processo di imbruttimento non solo con lo sdegno ma con i fatti. Benigni con la risata e l’ironia, una delle armi più potenti e preziose dei nostri tempi, Saviano con il coraggio della denuncia pubblica alla Mafia, De Andrè con la poesia. E’ questo il messaggio che vogliamo passare: non siate passivi, è l’unico modo per cercare di invertire questo processo dove la furbizia sembra prevalere sempre e comunque sull’intelligenza.

“Scaccianuvole” nonostante sia un album da un nome con richiami fiabeschi è un’opera abitata da personaggi in carne e ossa come i già citati De Andrè o Benigni oppure “Rosa Luxembourg” che nell’omonima canzone chiamate affettuosamente “Rosina”. Bisogno di punti di riferimento o cos’altro alla base di questa scelta?

Intanto il gusto della citazione, di mettere tra le righe dei nostri testi dei personaggi e delle storie in carne d ossa è per noi una bellissima tentazione e crediamo che sia anche uno spunto e un monito per i motivi che ti spiegavamo nella domanda precedente.Oltre ai personaggi già citati ci sono riferimenti ai Maya, ad Houdini e tanto altro. Nel caso specifico di Rosa Luxembourg, mi ha sempre affascinato questo personaggio perché è una donna da “battaglia”, un personaggio che mi piace definire Garibaldino, insomma anche in questo caso, il minimo comune denominatore e la reazione.

Come già detto, vi siete già messi alla spalle quasi 20 anni di musica e siete stati in questo periodo vostro malgrado testimoni di come le cose in ambito musicale sono mutate: qual è il vostro personale pensiero al riguardo?

Quando abbiamo iniziato la nostra carriera era già chiara che piega stava prendendo il discorso discografia. Noi abbiamo da sempre puntato sulla dimensione Live, siamo riusciti a ritagliarci una nostra nicchia grazie appunto al rapporto face to face. Nonostante questo non ti nascondo che anche dal punto di vista discografico ci siamo tolti delle belle soddisfazione e nonostante i tempi bui del mercato discografico, i nostri lavori hanno sempre portato a casa la pagnotta. Detto questo, la situazione è abbastanza disperata in generale, siamo di fronte ad una morte lente della discografia, un’agonia che tutti guardano ma che nessuno sembra intenzionato a fermare. Anche questo fa parte di quel famoso processo di imbruttimento… Scaricare brani qua è la, è svilente sia per chi lo fa che per l’artista in generale; un disco è un lavoro corale, fatto di ogni sia singola canzone, pensato per essere ascoltato in toto, prenderne solo qualche frammento, significa smembrare l’opera senza poterla veramente capire fino in fondo. E poi si è persa in questi anni quella che per la mia generazione era una figura quasi divinatoria: il venditore di dischi, una sorta di “oracolo” che in base ai nostri gusti ci consigliava e ci istruiva ogni qualvolta volevamo comprare qualcosa Era un modo bellissimo per spendere i nostri soldi allora.

Vedendovi dal vivo ovvero nella vostra dimensione più consona, l’entusiasmo e l’energia che trasmettete è ancora quella di una band agli albori: viene da chiedersi quali altri progetti state pianificando per canalizzare tutta questa vitalità?

Abbiamo realizzato tre dischi in due anni. Ti assicuro che è un lavoro mostruoso. Da qui fino alla fine dell’estate saremo in tour e per noi è un piacere immenso anche se ci tiene impegnati in maniera continuativa. Dal punto di vista compositivo siamo a riposo anche se le antenne sono sempre ricettive. Gli spunti per quello che mettiamo in musica ci viene dalla vita di tutti i giorni e quindi ogni momento può essere buono per buttare giù qualcosa.

 

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