Al Teatro La Fenice di Senigallia di scena il capolavoro di Eduardo de Filippo
Domenica 20 marzo "Sabato, domenica e lunedi'" con Toni Servillo
Prosegue domenica 20 marzo la stagione del Teatro La Fenice di Senigallia: il cartellone curato da Inteatro e Comune di Senigallia darà appuntamento con uno dei migliori allestimenti eduardiani proposti negli ultimi vent’anni, "Sabato, domenica e lunedì", una produzione Teatri Uniti.
L’allestimento che restituisce il senso più profondo e autentico della scrittura teatrale di Eduardo De Filippo vede in scena un grande Toni Servillo (che ne cura anche la regia), Anna Buonaiuto e una folta compagnia di attori napoletani (Gigio Morra, Alessandra D’Elia, Vincenzo Ferrera, Enrico Ianniello, Monica Nappo, Betty Pedrazzi, Tony Laudadio, Marcello Romolo, Luigi Ianniello, Francesco Silvestri, Mariella Lo Sardo, Enrico Ianniello, Salvatore Cantalupo, Sabina Cangiano, Antonello Cossia, Antonio Marfella).
Si tratta di una ripresa che nel 2005 toccherà solo Senigallia nelle Marche e che sarà proposta al pubblico in quanto è stato riconosciuto unanimemente come il migliore spettacolo teatrale italiano degli ultimi tre anni. L’allestimento si fregia di importanti riconoscimenti, quali il Premio Ubu, il Premio della Critica Teatrale, il Premio Hystrio, il Premio Flaiano, il Premio ETI/Olimpici del Teatro.
Lo spettacolo andrà in scena domenica alle ore 17; nello stesso giorno il Teatro La Fenice renderà omaggio alla maestria di Toni Servillo, artista versatile e aperto a nuove esperienze, straordinario interprete in film di successo quali Morte di un matematico napoletano (1992) di Mario Martone, La salita, episodio de I vesuviani (1997), Teatro di guerra (1998) e il recente Le conseguenze dell’amore con la regia di Paolo Sorrentino. Servillo incontrerà il pubblico alle ore 20,30 nel foyer del Teatro La Fenice; alle ore 21 nella sala cinematografica de La Piccola Fenice sarà proiettato il film "Le conseguenze dell’amore".
Lo spettacolo racconta tre giorni a casa Priore, ovvero accese discussioni, incomprensioni e litigi che danno vita a un quadretto familiare piccolo borghese in cui si confrontano almeno tre generazioni. Nel giorno del sabato, che precede "il dì di festa" c’è la preparazione del ragù. Mentre si diffondono i profumi della pietanza sacrale, vengono tracciati i profili dei protagonisti, che si svelano nel giorno della domenica, attorno ad un tavolo, nel rituale pranzo intossicato da gelosie e vecchi rancori.
Andata in scena per la prima volta nel 1959, la commedia costituisce una preziosa riflessione sulla famiglia, una grande famiglia napoletana che Eduardo colloca agli albori del boom economico, ovvero in un momento cruciale per l’Italia, in cui si imponevano nuovi desideri e nuove mode, capaci di creare euforia, ma anche un senso di confusione.
Eduardo, che amava molto questo testo, non mancava di sottolinearne il senso più profondo: "In Sabato, domenica e lunedì – diceva – c’è un fermento contestatario, un’anticipazione dell’avvento del divorzio in Italia, una apparente fusione di finti rapporti cordiali. Alla fine della commedia non c’è chi non comprenda che soltanto l’amore può tenere insieme due esseri; non certo il matrimonio, e nemmeno i figli".

























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