Amo Senigallia: “Con il palazzone di 5 piani in via Verdi si è esagerato”
Lo afferma il consigliere comunale Campanile dopo le domande rivolte all'assessore all'urbanistica Cameruccio

Nel Consiglio Comunale di venerdì 1 agosto Amo Senigallia ha formulata due domande secche (question time) all’Assessore all’Urbanistica Cameruccio: perché sono stati permessi 5 piani quando gli immobili circostanti hanno altezze decisamente minori? E perché per la villetta non sono state rispettate le distanze dagli edifici adiacenti?
Ci torniamo sopra perché a guardare le carte del permesso di costruire sembra esserci qualche libertà di troppo proprio nell’applicazione del “Piano Casa”. Quanto deciso dal Consiglio Comunale il 13/05/2020 atto n. 2020/22 comprende infatti i limiti di altezza, derogabili sì ma non a capocchia e soprattutto a certe condizioni, in particolare l’altezza degli edifici circostanti e quello originario. La “ratio” della norma è evidente: evitare differenziazioni edilizie ed architettoniche eccessive.
Che cosa vuol dire “circostante”? L’interpretazione restrittiva fa coincidere “circostante” con “confinante” ma nel caso in questione anche accettando il sinonimo “adiacente” le cose non cambiano.
Il palazzone (alto 5 piani, 4 piani abitati + garage a piano terra) confina a con tre villette a schiera alte due piani (e garage interrati) che ora sono sormontate da una costruzione alta più del doppio e che toglie loro un paio di ore di sole al giorno oltre che “entrare dentro casa” per l’invadenza. Tutte le altre abitazioni limitrofe sono a tre o due piani abitati con garage interrati. Vale la pena ricordare che la casa abbattuta era di due piani abitati, proprio come le villette a schiera dirimpettaie.
La domanda, che merita una circostanziata risposta da parte dell’Assessore, sorge spontanea:
In base a quale specifica disposizione di regolamento o di legge è stato dato il permesso di costruire per un volume più che doppio rispetto al pre-esistente quando accanto le costruzioni sono molto più basse? Oppure ci si è basati su una interpretazione? Eppoi, in base a quale specifica disposizione di regolamento o di legge è stata considerata una loggia come volume esistente e applicato un aumento del 40% del volume? Oppure anche qui ci si è basati su una interpretazione?
C’è anche una seconda questione, non marginale, che riguarda il calcolo della superficie del locale integrativo per la residenza che è stato conteggiato su 12 unità immobiliari tralasciando la “villetta” costruita all’ingresso di via Bramante. Siccome si tratta di un intervento unitario il calcolo sarebbe dovuto essere fatto su tutte le unità immobiliari che lo compongono e non solo su un fabbricato. Perché il Comune non lo ha rilevato?
Dato che il progettista ha considerato la “villetta” un edificio a sé stante avrebbe dovuto indicare nella documentazione i confini dell’area di riferimento e avrebbe dovuto verificare il rispetto dei relativi parametri imposti dal PRG, quali ad esempio la distanza dei fabbricati dai confini.
Nella documentazione ottenuta mediante accesso agli atti non compare nulla di tutto questo, c’è solo un generico riferimento ad un’”area verde di pertinenza della villetta”.
Gli abitanti delle abitazioni adiacenti al palazzone hanno quindi tutti i motivi per protestare e per chiedere al Comune perché non li ha tutelati difronte agli interessi evidenti sia del proprietario del terreno che del costruttore e dei professionisti coinvolti: più sono gli appartamenti più vale il terreno, più è alto il profitto immobiliare e dei professionisti coinvolti a vario titolo a partire dalla mediazione. Troppi interessi concentrati. Che ad alcuni condomini sia stata tolta perfino la luce di alcune ore del pomeriggio evidentemente al Comune e all’Assessore Cameruccio non è importato. Il guadagno di pochi non può venire prima dei diritti di molti.
Di sicuro gli abitanti hanno argomenti da contrapporre alla rassegnazione e possono contare anche su un precedente importante per far valere i loro diritti violati. Per l’antenna del Cavallo il Comune aveva assicurato che era tutto conforme e poi, quando ci ha messo mano la Magistratura, non è risultato vero.
A Milano numerosi avvisi di garanzia e richieste di arresto per tecnici e professionisti sono legati ad una “differenza di valutazione” tra Comune e Magistratura e sono nati da un esposto di un condomino che ha visto sorgere un grattacielo accanto a casa sua: negare i diritti a favore di interessi privati può costare caro, anche in una piccola città di provincia.
Gennaro Campanile
Consigliere Comune Senigallia
AmoSenigallia


























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