“Le scuole italiane non possono chiudere 3 mesi”
"Trasformare radicalmente il modo in cui concepiamo il sistema scolastico di fronte al cambiamento climatico"

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani lancia nuovamente un appello urgente al Ministero dell’Istruzione e del Merito, prof. Giuseppe Valditara, alle famiglie e a tutte le istituzioni democratiche: è tempo di agire con coraggio e visione, non solo per affrontare l’emergenza, ma per trasformare radicalmente il modo in cui concepiamo il sistema scolastico di fronte al cambiamento climatico.
1. Le scuole non possono chiudere per tre mesi: servono presìdi educativi aperti anche d’estate
Mentre l’Italia soffoca sotto temperature record, con città da bollino rosso, blackout elettrici, vittime e ospedali sotto stress, le scuole – che potrebbero diventare presìdi di accoglienza, inclusione e formazione – restano chiuse. Eppure, una scuola aperta è un presidio sociale e climatico: è un luogo che può proteggere i più giovani, offrire spazi climatizzati, attività di recupero, socializzazione e supporto emotivo in un periodo in cui la solitudine e il disagio si amplificano.
Chiediamo pertanto:
• l’apertura estiva programmata delle scuole per corsi di recupero, supporto personalizzato, alfabetizzazione digitale e attività culturali, specie nelle aree a maggiore dispersione scolastica;
• il coinvolgimento di enti locali, terzo settore e famiglie in un patto educativo estivo che valorizzi le risorse del territorio;
• risorse dedicate al personale volontario e supplente per garantire l’organizzazione delle attività e la sicurezza degli ambienti.
2. Aule come serre: servono scuole resilienti al caldo. Un piano nazionale per il comfort climatico scolastico
Non possiamo più ignorarlo: le nostre aule sono ostili alla vita nei mesi estivi e spesso anche a settembre e maggio. Non è più solo una questione di “disagio”: è un tema di salute, di concentrazione, di equità territoriale e di diritto costituzionale allo studio. A Palermo, Napoli, Lecce, Foggia, Roma o Cagliari, moltissime scuole superano i 35° già alle 11 del mattino, in locali senza ombra né ventilazione. Questo rende drammatica anche la fase di avvio dell’anno scolastico 2025/2026, con molte strutture incapaci di garantire un ambiente sicuro e vivibile per studenti e personale, costringendo a rinvii, riduzioni dell’orario o condizioni di studio insostenibili.
Proponiamo l’avvio immediato di un Piano Nazionale per la Resilienza Climatica delle Scuole, con i seguenti obiettivi:
• climatizzazione intelligente e sostenibile delle aule, con impianti a basso impatto energetico;
• riqualificazione bioedilizia: tetti verdi, schermature solari, ventilazione naturale, materiali isolanti;
• installazione di stazioni climatiche scolastiche per il monitoraggio costante di temperatura, umidità e qualità dell’aria interna, da usare anche a fini didattici;
• inclusione di queste misure nei fondi PNRR, FSC e nei piani regionali di edilizia scolastica, con priorità per le scuole del Centro-Sud.
3. L’istruzione deve diventare parte della risposta nazionale al cambiamento climatico
Accogliamo con favore il protocollo sul lavoro e il caldo promosso dalla Ministra Calderone, ma riteniamo insufficiente l’attenzione rivolta finora al mondo della scuola. Il cambiamento climatico non è solo una variabile metereologica: è una questione educativa, ambientale, economica e di giustizia sociale. Per questo chiediamo che anche il Ministero dell’Istruzione e del Merito adotti un proprio protocollo di adattamento climatico, da integrare con quelli del Lavoro e della Salute, prevedendo:
• una mappatura climatica delle scuole italiane;
• l’introduzione dell’indice di stress termico scolastico, per sospendere o rimodulare le lezioni quando si superano soglie critiche;
• l’educazione al clima come asse trasversale curricolare, dalla scuola dell’infanzia alle superiori;
• un Osservatorio permanente scuola-clima-salute, in coordinamento con INAIL, CNR e Protezione Civile.
Il CNDDU ritiene che non si possa più parlare di un “ritorno alla normalità” in un mondo profondamente mutato dal cambiamento climatico. Esiste solo la necessità di costruire una scuola nuova: più equa, più sicura, più vitale. Alle famiglie rivolgiamo l’invito a condividere questa visione, sostenendo un’istituzione scolastica che non si spegne durante l’estate, ma si trasforma in un luogo accogliente, protettivo e rigenerante. Al Ministro dell’Istruzione chiediamo un impegno deciso, concreto e coraggioso: la definizione di un patto educativo-climatico nazionale. L’alternativa sarebbe l’inerzia, con il rischio di assistere ogni estate alle aule che si trasformano in forni, agli studenti che soffrono e al diritto allo studio che viene sistematicamente compromesso.
prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU
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