“Giusto commemorare le foibe, ma la coerenza della destra senigalliese dove è?”
"E' tanto difficile il 25 aprile pronunciare le parole antifascismo e partigiani? Si vuole forse imporre solo una certa visione della storia?"

Domenica, dopo pranzo, avrei potuto andare al mare. Ma faceva ancora troppo caldo, e da qualche giorno ho un pensiero che mi gira in testa. Vediamo se riesco ad esprimerla bene, perché mi riguarda e riguarda tutti noi. Un certo modo di fare politica, lasciare il segno sulla città. Marchiare la propria presenza.
Sabato 14 giugno, a Senigallia, il Comune ha inaugurato dei giardini a Senigallia dedicati ai Martiri delle Foibe. Nulla da dire sull’importanza del ricordo: le Foibe rappresentano una pagina tragica della nostra storia, un crimine che è giusto conoscere e condannare e commemorare come espressione di violenza, affinché non accada mai più.
Ma c’è qualcosa che mi stona. Ed è la coerenza, o meglio, la sua assenza. O forse in qualche modo mi da fastidio la focalizzazione sulle Foibe mentre si potrebbero scegliere personaggi illustri della nostra città per la toponomastica.
Perché quegli stessi ambienti politici – diciamolo, la destra nostalgica – che oggi ci chiedono di onorare le vittime delle Foibe, sono spesso gli stessi che il 25 Aprile si limitano a parlare di generica “libertà”, evitando accuratamente di usare parole come “partigiani morti per la libertà” o “antifascismo” o “liberazione dall’oppressione nazi-fascista”.
Io non ho problemi a dichiararmi anticomunista, ad ammettere che il comunismo in tanti paesi ha portato sofferenza, morte, ha creato danni e fatto soffrire persone, ma vorrei lo stesso coraggio ed onestà intellettuale da chi non riesce ancora oggi a definirsi antifascista, con la scusa che “il fascismo non esiste più” o “il fascimo non tornerà”, epperò di dire “si sono antifascista” non ce la fanno.
Io mi domando perché questa narrazione selettiva? Perché commemorare solo alcune vittime, quelle che fanno, ecco non vorrei sembrare senza cuore e privo di empatia, ma mi verrebbe da dire, commemorare le vittime che fanno comodo, e dimenticarne altre?
Non li ho mai sentiti proporre di dedicare una strada o una piazza a un partigiano o ai numerosi giovani minorenni che aiutavano i partigiani e venivano uccisi dai fascisti. Anzi, spesso il gioco è quello di mettere in evidenza solo le atrocità commesse da alcuni partigiani, evitando però di menzionare le violenze e le atrocità perpetrate dal regime fascista. Il giochino di far passare la storia che i fascisti erano brava gente, che “i veri cattivi erano i nazisti”. Una narrazione distorta, parziale, che dimentica le responsabilità italiane.
E poi questa necessità di voler ricordare le Foibe nelle Marche – regione geograficamente lontana da quei luoghi in cui quei fatti si sono svolti, potrei capire un attaccamento emotivo da zone molto vicine come Gorizia o Trieste, Friuli Venezia Giulia etc – mi ripeto non vorrei sembrare insensibile e senza cuore, ma mi sembra quasi una forzatura ideologica. Un tentativo di imporre una certa visione della storia, che forse serve più a dividere che a unire.
Eppoi son successe tante cose in Italia e nel mondo degne di toponomastica, Falcone, Borsellino, Cassius Clay / Muhammad Ali, Ghandi, etc eppero loro scelgono le Foibe come unica soluzione possibile.
Perché, mi chiedo, non intitolare una piazza a Duke Ellington, Miles Davis, Franco Battiato, Carla Fracci, Renato Sellani, Osvaldo Licini, Tonino Guerra o se vogliamo diventare la città della fotografia allora dedichiamo vie, giardini a Giuseppe Cavalli, Ferruccio Ferroni, Ansel Adams, Robert Capa, Irvin Penn, Richard Avedon etc, Personaggi che hanno dato tanto alla cultura, alla musica, alla bellezza.
E invece no: si preferisce sempre usare la toponomastica per fare battaglie identitarie, per promuovere una sola versione della storia. Una storia che – ne sono certo – anche loro conoscono bene, ma scelgono di raccontare in modo parziale.
Perché ammettere che in quelle terre gli italiani furono a lungo invasori, e che il nostro esercito non si comportò affatto bene con le popolazioni locali, significherebbe dover ammettere una storia che alla loro narrazione non fa bene usare. E allora si preferisce tacere. O peggio, riscrivere.
Loris Francoletti
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Invasione_della_Jugoslavia
Onorare quelle vittime senza ricordare le cause che le hanno determinate significa a mio parere fare propaganda e non rispettare la verità storica. Onoriamo le vittime foibe, no dimentichiamole assolutamente insieme ai tanti esuli dalmati giunti subito dopo in Italia, ma dichiariamo anche che tale tragedia fu innescata dal regime fascista che governava il nostro paese.
Tu ti fai vanto di non essere antifascista, ma le foibe sono la prova di dove ci ha portato il fascismo, mentre i partigiani (che non erano assolutamente tutti comunisti) hanno dato a questo paese democrazia e libertà. Magari imperfette, ma sempre meglio del migliore totalitarismo fascista. Ed io sono orgogliosamente dalla loro parte.
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