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“Le logiche oggi privilegiano la sinergia, non la divisione”

La Giunta delle Terre della Marca Senone: "amareggiati da chi vuole dividere: i fondi non arrivano più ai singoli Comuni, ma agli enti associati"

servizi sociali, rete, volontariato, associazionismo
Ci rammarica profondamente che, in un momento in cui le sfide sociali e territoriali richiedono risposte sempre più integrate e coordinate, anziché promuovere visione strategica, senso di responsabilità e reale collaborazione tra gli Enti, si propongano letture parziali e fuorvianti,  contrarie anche agli indirizzi per la gestione dei sevizi sociali elaborati a livello nazionale.
 

Il “Piano Nazionale per gli Interventi e i Servizi Sociali”, che rappresenta il quadro generale, la cornice normativa, organizzativa e culturale entro cui si muovono e si muoveranno le politiche sociali, punta con decisione sull’associazionismo comunale e spinge a creare sistemi integrati, che valorizzino le reti, il lavoro di équipe multidisciplinari e la co-progettazione. I finanziamenti ministeriali non vengono più erogati ai singoli Comuni, ma sono destinati alle forme associate tra Enti locali, proprio per incentivare la gestione condivisa dei servizi. E in questa direzione sta andando anche il nostro territorio, come il resto del Paese. 
L’Unione dei Comuni rappresenta una esperienza concreta di collaborazione istituzionale, ancora molto giovane, certamente da valorizzare e rafforzare, nel rispetto del lavoro condiviso e delle responsabilità comuni. Il settore dei Servizi Sociali è una eccellenza del nostro territorio ed è stato capace di elaborare esperienze-pilota e progetti notati a livello nazionale e replicati anche da altre Regioni. Mai avremmo potuto immaginare che potesse essere definito una “cenerentola”. L’investimento complessivo sul sociale ammonta a oltre 17,6 milioni di euro, di cui soltanto il 22% è erogato dai Comuni membri. Ben 6 milioni di euro provengono da progetti aggiuntivi legati alla gestione associata. Questa, infatti, insieme con la capacità di rappresentare un’area vasta e coesa, rende più competitivi i progetti, favorendone la selezione da parte di enti finanziatori regionali, nazionali ed europei.  Uno dei primi obiettivi, che la gestione associata dei servizi si è posta, è stato   la redazione di Regolamenti Unici, dando la possibilità ad ogni cittadino, residente in ognuno dei sette comuni dell’Unione, di avere stesse modalità di accesso ai servizi, stesse condizioni, stessi requisiti, superando così la frammentazione territoriale. Circa 250 operatori ogni giorno raggiungono i rispettivi luoghi di lavoro per svolgere servizi, che coprono un arco di quasi 50 tipologie diverse di interventi: dai servizi per la prima infanzia all’assistenza domiciliare agli anziani, accompagnando e facendosi carico delle problematiche in tutto l’arco della vita degli utenti. La co-gestione garantisce una migliore organizzazione, servizi più strutturati, condivisione di risorse e competenze, personale costantemente formato e specializzato (risorsa fondamentale per la partecipazione ai bandi e nella redazione/rendicontazione dei progetti). Che cosa è cambiato nella relazione con il cittadino? Assolutamente nulla. Non si è creata nessuna distanza, nessun distacco dai problemi reali, nessun aumento di burocratizzazione: il punto di riferimento per il cittadino erano e sono ancora le assistenti sociali, che svolgono la loro attività negli sportelli territoriali dei singoli comuni e restano a disposizione delle necessità dell’utenza. Oggi si lavora soprattutto per progetti: i finanziamenti che arrivano dagli Enti sovraordinati sono destinati all’istituzione o al potenziamento di servizi già individuati alla fonte. La partecipazione ai Bandi ricade entro ambiti di applicazione definiti. Gli obiettivi da raggiungere sono indicati dai LEPS (Livelli Essenziali di Prestazioni Sociali): tutto questo risponde all’obiettivo più generale di garantire servizi in modo equo e uniforme, ma limita la discrezionalità. Una frazione della spesa sociale resta a carico dei bilanci comunali: come applicarla, in che proporzione, su quali servizi, con quali priorità resta appannaggio delle singole Amministrazioni, che decidono in base alle esigenze rilevate o alle priorità del proprio mandato e alla propria capacità di spesa, fatte salve situazioni di emergenza. Non riusciamo, davvero, a trovare una ragione adeguata ad un auspicato ritorno al passato, alla pretesa che l’Ufficio Centrale (che funge da back office e non da front office) debba essere trasferito da dove attualmente agisce e lavora e perché i “servizi vitali e delicati” debbano essere “controllati” da un solo comune, fosse anche il più grande. Le logiche che guardano al futuro sono altre: privilegiano la coesione e la collaborazione, per leggere meglio il territorio, rilevare potenzialità, ricchezze e carenze e progettare in modo mirato e più efficace. 
 
la Giunta dell’Unione “Le Terre della Marca Senone”
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