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“La colpa è sempre di chi c’era prima”

Lettera aperta a Fratelli d'Italia da parte dell'ingegner Mauro Rognoli

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Un commento
Fiume Misa

La recente comunicazione di Fratelli d’Italia (la prima dopo cinque anni di governo della città) apparsa nei vari media locali dal titolo: “le due alluvioni sanciscono la gestione fallimentare del territorio da parte del centrosinistra”appare molto superficiale.

Occorre però fare una considerazione, probabilmente non a voi nota, è che fino alla legge Bassanini (L. 59/1997), che ha decentrato alcune funzioni dello Stato alle Regioni, la gestione del demanio era di competenza statale,  passata poi alla Regione, che con la L.R.10/1999 l’ha trasferita alla Provincia. Con il governo Renzi le competenze sono ritornate alla Regione.

I Comuni non hanno mai avuto voce in capitolo, se non per piccoli interventi di pulizia di fiumi e torrenti non classificati ai sensi del Regio Decreto 523/1904.

Quindi la competenza in materia di Difesa del suolo è passata in questi ultimi anni dal Governo alle Regioni via Provincia per poi tornare alle Regioni. I finanziamenti sono sempre arrivati, ancorché molto esigui rispetto alle necessità, dal Ministero dell’Ambiente. Quindi il rimpallo delle competenze associato alle scarse disponibilità di fondi da spendere ha fatto sì che ogni progetto subisse un percorso tutto in salita.

Detto ciò, nessuna opera di mitigazione del rischio idraulico nella Valle del Misa  è stata completata negli ultimi trenta/quaranta anni. Come d’altronde, nei primi due anni di governo della città e della Regione da parte del centro destra, nessuno si è posto il problema della mitigazione del rischio idraulico della città, fino al 15 settembre 2022. Problema che è poi esploso improvvisamente il 16 settembre 2022.

In realtà dopo l’alluvione del 2014 il Comune di Senigallia ha chiesto, anche a nome degli altri comuni della media e bassa valle del Misa e Nevola, la redazione dell’Assetto di Progetto, strumento di pianificazione per la mitigazione del rischio idraulico previsto dalle N.A. del PAI Marche. L’Assetto di Progetto, in sintesi, aveva previsto è localizzato la realizzazione di casse d’espansione per ridurre il picco di piena per un totale di 7/8 mln di mc. Poi dopo appena 8 anni, il 15 settembre 2022, dall’ultima piena disastrosa il territorio del Misa e Nevola è stato interessato nuovamente da un evento ancora più importante sia come danni che vittime.

Evento che, come è noto, ha riguardato tutto il territorio del  bacino idrografico,  fino a   Senigallia, ricomprendendo quindi tutti i Comuni della valle del Misa, sia con  amministrazioni locali di centro-sinistra che di centro-destra, che nel corso degli anni,tutti, hanno attuato politiche territoriali e urbanistiche del tutto simili spesso occupando aree di pertinenza fluviale.

Dopo l’alluvione del settembre 2022, molte cose sono cambiate sia nelle procedure che nella disponibilità di fondi da spendere. Infatti la  Struttura Commissariale, nominata subito dopo l’evento alluvionale, per prima cosa,  dispone di un finanziamento di circa 420 milioni di euro per il ristoro dei danni subìti dalle strutture pubbliche, infrastrutture e dai privati in tutte le zone interessate dall’ultima alluvione  per la realizzazione di opere idrauliche di mitigazione del rischio. Oltre ad avere ‘’poteri speciali’’ per la velocizzazione di tutti gli interventi, dagli incarichi di progettazione fino alle gare di appalto, non escludendo affidamenti diretti, in virtù delle deroghe in materia ambientale, paesaggistica e di affidamento dei lavori. Nulla di tutto ciò era mai esistito precedentemente.

Tuttavia avere le risorse è una condizione necessaria ma non sufficiente per affrontare il problema della mitigazione del rischio per la città di Senigallia in quanto occorre avere una conoscenza e una visione delle problematiche per poi approdare ad un piano coordinato di interventi e opere. L’inizio con la sottoscrizione di alcune convenzioni con strutture accademiche e di ricerca era sembrato promettente proprio perché l’obiettivo era l’analisi delle caratteristiche idrauliche, geomorfologiche e antropiche dell’intero bacino idrografico.

Però qualcosa non ha funzionato perché a partire dal marzo 2023, sei mesi dopo l’evento del 15 settembre 2022, si è visto che sono entrate in alveo del Misa e del Nevola le ruspe per eseguire lavori di “somma urgenza”.

 Lavori eseguiti, senza una consulenza di un esperto geomorfologo fluviale, senza alcun progetto unitario, ma solo con indicazioni sul modo di come intervenire da parte del tecnico  della Struttura Commissariale, spesso confrontandosi, come appreso dalla stampa,  con gli esperti “stregoni” dei vari Comitati. Quindi l’input dato agli operatori dei mezzi meccanici delle ditte di movimento terra è stato: allargare il più possibile le sezioni fluviali, rinforzare gli argini con riporto dei materiali litoidi presi dall’alveo, tagliare tutta la vegetazione presente e scavare l’alveo. I nostri politici hanno subito cavalcato la credenza popolare, che piace all’elettorato, secondo la quale l’esondazioni sono favorite dal fatto che nell’alveo vi sia troppo materiale lapideo (sabbia, ghiaia, ciottoli ecc.). Infatti si sono rimossi dall’alveo materiali per circa 500.000 mc., così ci ha riferito con enfasi tempo fa il Commissario delegato del Governo Acquaroli e tutto il suo staff nonché l’assessore alla difesa del suolo Aguzzi e tutti comunque asserendo che in questo modo il territorio era stato messo in sicurezza. Tra l’altro era previsto che il materiale estratto (500.000 mc) sarebbe stato utilizzato come materiale per ripascimento della spiaggia, quindi era considerato una risorsa, che invece successive analisi hanno sancito inutilizzabile.

Tornando al tema della mitigazione del rischio i lavori di “somma urgenza”, fatti per circa 15/ 20 Km. Con una spesa di oltre 10/12milioni di euro sull’asta fluviale del Misa e del Nevola se da un lato potranno produrre un lieve miglioramento alle zone a monte della confluenza al deflusso di una piena,  a patto che gli argini non cedano.

Sicuramente si è aggravata la situazione di rischio nel centro di Senigallia. Infatti se all’arrivo di una piena non si avrà nessun cedimento degli argini tutta la massa d’acqua non esonderà in parte nella campagna  come accaduto sino ad oggi, ma arriverà tutta a Senigallia. (nella piena del 2022 si è stimato una esondazione nelle campagne di circa 9/10 milioni di mc. di acqua). 

Lascio immaginare quello che potrebbe accadere.

La dimostrazione della inutilità di quanto fatto sin ora  è che la nuova proposta di perimetrazione  del PAI calcolata per una portata di 951 mc./s. (CIMA) contenuta nel Decreto Segretariale n. 100/2025 dell’Autorità Distrettuale dell’Appennino Centrale (AUBAC) che  ricomprende in zona R4, (aree a rischio molto elevato) tutte le aree che nell’ultima alluvione sono state allagate.                                                                                                                 

Ciò è la conferma che tutti i lavori ad oggi fatti non sono serviti a mitigare il rischio della città, contrariamente a quanto sempre sostenuto dagli amministratori regionali e locali. Ciò detto vale anche per il nuovo ponte Garibaldi.

‘’tutti vediamo il gran lavoro di pulizia e dragaggio nel tratto cittadino del fiume gestito dalla struttura commissariale presieduta dal Governatore Acquaroli e voluta dall’amministrazione Comunale di Centro destra’’

Il lavoro fatto si può riassumere con una sola parola : ’’inutile’’.Fiume Misa

‘’Soldi buttati’’ Basta andare sul posto e vedere ora lo stato del fiume in cui si fece a suo tempo l’intervento, (All.1) (All.2)  che fu  pubblicizzato come intervento di miglioramento idraulico ‘’immediato’’ del Misa . (Vedere le dichiarazioni dell’Ass. Aguzzi  C. Adriatico del 12/8/2023 e del Sindaco Olivetti del 27/06/2023).

Due doverose considerazioni sui ponti, la prima sul 2 Giugno, riguarda la costruzione avvenuta sotto il Pontificato Acquaroli/Olivetti e non sotto quello dei predecessori. Per avere  certezza basta confrontare le date delle varie fasi dell’iter progettuale,  dall’ inizio dei lavori fino al collaudo del ponte.             

Fiume MisaE’ in corso presso la Procura dell’Aquila, per il ponte 2 Giugno, un procedimento penale in cui sono indagati a vario titolo solamente professionisti  del Consorzio di Bonifica che progettarono il ponte e funzionari regionali che finanziarono e approvarono il  progetto.                

Per quanto poi concerne il ponte Garibaldi, sciaguratamente demolito dall’Amministrazione di cui siete parte, ricordo che il rifacimento del ponte nulla ha che vedere con la mitigazione del rischio idrogeologico, che deve essere fatta a monte.                                     

Ben hanno fatto le associazioni ambientaliste assieme a circa 10.000 cittadini (molti dei quali votano FdI e che hanno riportato danni dall’alluvione) ad opporsi ad un progetto devastante per l’immagine della  città, sia al TAR prima, che al CONSIGLIO DI STATO poi con la speranza che ‘’vi sia un giudice a Berlino’’.                                                                                          

Sorge spontanea allora una domanda: ma il progetto intero, rampe comprese,  l’avete almeno visto ?  Voi, essendo cittadini senigalliesi non dovreste permettere questo scempio alla città.

Il ricorso non ha messo in alcun modo a rischio ne l’attività di mitigazione, Babini può tranquillamente andare avanti con i suoi programmi, ne i ristori agli alluvionati, come si è cercato di far credere tramite interviste di politici e conseguenti articoli di stampa. 

‘’Solo una volta realizzate opere importanti, quali le vasche d’espansione delle quali si parla da quarant’anni, il rischio idrogeologico potrà essere ridotto ed allora si potrà ritornare aliberare alcune aree della zona rossa’’

E’ sicuramente logico e ovvio quanto sopra detto, ossia ridefinire la perimetrazione della R4 una volta fatte le vasche in modo che a Senigallia  la portata di piena ora in arrivo, prevista dal CIMA, passi dai circa 951mc./s. ai 300 mc./s. Lo stesso discorso però potrebbe valere anche per il ponte Garibaldi, ossia invece di fare ora il ponte ‘’brugola’’ si faccia un ponte provvisorio posto alla quota dei muri d’argine, poi quando le vasche saranno in funzione si deciderà quale sarà il tipo di ponte definitivo. Avanzate come partito, questa proposta Al Sindaco.                                                                                                                                                        

E’ sempre troppo facile incolpare di tutto ‘’quelli che c’erano prima’’. Ma voi in questi quasi 5 anni di governo Regionale e Comunale cosa avete fatto per la mitigazione del rischio idraulico per la città di Senigallia? Provo a ricordarlo, oltre a quelli sopra descritti:

-avete inaugurato il primo stralcio della vasca delle Bettolelle che era quasi completata;

-avete ripristinato il collegamento Vallone-Cannella dopo che  era rimasto chiuso per dei danni  ad una rampa di accesso al ponte (che non aveva riportato danno alcuno). Lavoro che si sarebbe potuto eseguire in poche settimane con spesa modesta. E’ stato invece fatto nell’aprile 2024, circa dopo oltre 16 mesi dall’evento alluvionale,  con una spesa di oltre 400.000 euro.(All.3)

Interventi sul ponte tra Vallone e CannellaInterventi sul ponte tra Vallone e Cannella

– avete sciaguratamente demolito il ponte Garibaldi che non era necessario;

-avete demolito e ricostruito il ponte 2 Giugno e per il quale ad oggi ancora non avete, per la città, una chiara e concreta risposta;

In conclusione, avete lasciato la città in mano al Sindaco Olivetti (di Ostra), ad un Commissario Acquaroli (di P.P. Picena),ad un V. Commissario Babini (di Ascoli Piceno), ad un Ass. Aguzzi (di Fano) che delle bellezze storiche e architettoniche del nostro centro città non sanno cosa farcene. Ormai siamo in piena campagna elettorale.

 

da:

ing. Mauro Rognoli
Uno dei circa 10.000 firmatari

Commenti
Solo un commento
francesco1 2025-06-01 10:48:02
Argomentazioni lucide e puntuali, ma che purtroppo nessuno ascolta.
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