“Solo con opere come vasche d’espansione il rischio idrogeologico potrà essere ridotto”
FDI su aggiornamento PAI: "Chi protesta per indicazioni di Autorità di Bacino dimentica che territorio fu martoriato da due alluvioni"

L’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale ha proposto d’aggiornare il Piano d’Assetto Idrogeologico (P.A.I.), qualificando mezza città in zona R4, ovverosia ad elevato rischio esondazione.
Entro il 24 maggio 2025 il Comune, i cittadini, le imprese e le associazioni potranno presentare osservazioni a detta Autorità richiedendo modifiche a tale proposta.
Il P.A.I. è uno strumento fondamentale per gestire il territorio rispetto al problema dell’esondazione del fiume e la sua funzione principale è individuare le aree maggiormente esposte al rischio idrogeologico ed, a tutela della sicurezza dei cittadini, imporre prescrizioni, ma assolve anche a quella programmatica d’individuare possibili interventi per mitigare il rischio.
Dopo l’alluvione del 2014, la Procura della Repubblica ha indagato penalmente chi in passato ha gestito tale strumento urbanistico e governato la città, contestando loro gravi inadempienze, anche a fronte delle quali vi sono state morti e gravi danni.
Chi oggi protesta o si meraviglia delle indicazioni dell’Autorità di Bacino dimentica che il territorio è stato martoriato da due alluvioni che hanno causato la morte di 17 persone e danni per oltre € 500 milioni mettendo in ginocchio l’economia cittadina.
Questo è un momento cruciale per tutti noi, perché non bisogna mai dimenticare che non va tutelato il diritto di costruire di pochi a discapito della sicurezza e l’integrità fisica di tutti.
Non si governa un territorio accontentando gli amici degli amici, ma vanno individuate le criticità per affrontarle e superarle.
Oggi, abbiamo una proposta di P.A.I. molto rigido, forse troppo, ma abbiamo anche una gestione commissariale guidata dal Governatore Francesco Acquaroli e dal Vice Commissario Stefano Babini, la cui attività è principalmente quella di realizzare interventi per mitigare il rischio idrogeologico.
Dall’alluvione del 1976, che provocò la morte di una nostra concittadina, ad oggi, nessun intervento strutturale risolutivo è stato eseguito sul fiume ed i risultati nefasti in termini di vite umane e danni sono noti a tutti e sono oggetto di due procedimenti penali presso il tribunale di L’Aquila.
Tutti vediamo il gran lavoro di pulizia e dragaggio nel tratto cittadino del fiume, gestito dalla struttura Commisariale presieduta dal Governatore Francesco Acquaroli e voluto dall’Amministrazione Comunale di centrodestra.
La città deve prendere atto dello stato in cui siamo e non dimenticarsi quei terribili momenti che ognuno di noi ha vissuto, ma dobbiamo anche reagire compatti secondo alcune linee concrete.
In questa prima fase, tramite le osservazioni, vanno evidenziate le criticità presenti nel piano proposto dall’Autorità di Bacino, per ottenere una fotografia del rischio esondazione che ogni zona della città presenta più rispondente possibile.
Parallelamente vanno eseguiti gli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico prima possibile e senza che alcun associazione o soggetto, permeato da una furia ambientalista li ostacoli, come fatto con il ricorso al TAR avverso il Ponte Garibaldi che ha messo a rischio l’intera attività di mitigazione.
Solo una volta realizzate opere importanti, quali le vasche d’espansione delle quali si parla da quarant’anni, il rischio idrogeologico potrà essere ridotto ed allora si potrà tornare a liberare alcune aree dalla zona rossa.
Il PAI è un punto di partenza ed ora dobbiamo procedere speditamente con il procedimento virtuoso che metta una volta per tutte in sicurezza il nostro territorio, iniziato dal governo le centrodestra dopo anni di totale assenza di interventi.
Lasciamo alla Magistratura il compito d’accertare le responsabilità, politicamente però non possiamo che sottolineare che chi ha governato questa città negli ultimi quarant’anni non ha fatto nulla per mettere in sicurezza realmente il territorio dal rischio idrogeologico, anzi durante l’amministrazione Mangialardi è stato costruito il Ponte 2 Giugno, il cui effetto diga durante l’alluvione è stato contestato anche dalla Procura della Repubblica.
Le due alluvioni del 2014 e del 2022 sanciscono senza alcun dubbio la gestione fallimentare del centrosinistra del governo del territorio in materia di rischio idrogeologico ed il PAI cosi come proposto ne è la diretta conseguenza. Ora reagiamo!
Circolo Fratelli di Italia di Senigallia
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