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Senigallia: induzione al suicidio e riduzione in schiavitù, il 6 dicembre nuova udienza

Nei giorni scorsi l'arringa difensiva dell'avvocato dell'imputato: "relazioni normali con le ragazze e non è un plagiatore"

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Tribunale di Ancona

Si è svolta nei giorni scorsi una nuova udienza nel processo in cui un giovane senigalliese è imputato per riduzione in schiavitù, violenza sessuale aggravata, lesioni e induzione al suicidio nei confronti di due ragazze, all’epoca dei fatti minorenni, una delle quali poi diventata sua moglie.


L’accusa aveva chiesto per l’imputato, Alessandro Predieri, cinque anni e mezzo di reclusione.

Nell’arringa difensiva, sostenuta dall’avvocato Massimiliano Cornacchia di fronte alla Corte d’Assise di Ancona, è stato ribadito invece con forza che l“imputato non è affatto un plagiatore, né una persona afflitta da disturbi psichici, come non lo sono le sue presunte vittime”: è stata ricordata la perizia dello psichiatra Roberto Ariatti, chiesta dal tribunale, che aveva considerato il senigalliese capace di intendere e di volere.

La tesi difensiva ha sostenuto l’assenza di condizioni di assoggettamento delle due ragazze, facendo quindi cadere la riduzione in schiavitù; per la difesa, mancano inoltre cartelle mediche che sostengano l’induzione al suicidio e le violenze.

Il legale delle difesa ha sostenuto la tesi di un rapporto normale, tra giovani fidanzati pienamente consenzienti.

Il processo è stato aggiornato al 6 dicembre.

Commenti
Solo un commento
mariano 2018-12-05 20:40:34
Non si capisce come mai gli articoli che parlano delle uduenze della accusa, pubblica e privata, sono state riportate con speditezza a cavallo delle udienze, mentre la difesa dell'imputato, udita nelle forme di rito il 27 novembre 2018, abbia trovato sede di pubblicazione per questo quotidiano online, solo a 10 giorni di distanza e con un risalto a dir poco scandaloso. Otto ore di lunga ed articolatissima discussione penale, come riportano gli altri quotidiani online (v. ad es. ANCONATODAY) riassunti in 30 righe per nulla esplicative. Se queste sono le posizioni della nostra stampa, sempre sbilanciata a dare risalto alla voce della accusa, il diritto di cronaca giudiziaria diventa sempre più una terribile macchina colpevolista e giustizialista tesa ad influenzare in un crescendo inesorabile e censurabile sempre più la collettività oltre che giudici e giuria, con il rischio, implicito, di ingenerare errori giudiziari e di violare i capisaldi della nostra Costituzione.
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