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Neonato morto a Roma, tre indagini per capire se c’è stato lo scambio di fiale

Nel registro degli indagati finiscono una decina tra medici e infermieri

Scorcelletti - Laboratorio Analisi
Infermieri, personale medico, cure mediche, ospedale

Sono dieci le persone indagate per la morte di un neonato avvenuta il 29 giugno, all’ospedale San Giovanni di Roma. Una morte sospetta, causata da uno scambio delle fiale dell’iniezione, con quella del latte messa al posto della soluzione fisiologica.

Lui, Marcus De Vega, nato prematuro, è deceduto pochi giorni dopo la nascita a causa di un errore fatale su cui sta tentando di far luce il pm Michele Nardi, che ha iscritto nel registro degli indagati ogni medico ed infermiere che ha avuto a che fare con il piccolo.

La mamma, Jacqueline De Vega, una donna filippina ricoverata inizialmente all’ospedale Grassi di Ostia, voleva cremare il corpo del figlio per portarlo in patria, ed ha saputo dell’errore e dell’inchiesta che sta emergendo soltanto dai giornali. Inchiesta che è emersa grazie al pm che ha deciso di bloccare la cremazione: difficilmente lo si richiede per un neonato e alle prime indagini non risultava alcuna denuncia per il suo decesso, comparsa solo dopo.

Per ora l’accusa è di omicidio colposo e ad indagare ci sono tre enti: la Procura, il San Giovanni e il Ministero della Salute, che attendono l’esito dell’autopsia che stabilirà se il neonato è morto proprio per lo scambio delle fiale di colore quasi indistinguibile.

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